Quando sei abituato a giocare da seconda linea, nel cuore della partita e nel centro della mischia, sei abituato a soffrire, spingere, prenderle e a volte darle. Si tratta senza dubbio di uno dei ruoli più duri della palla ovale. E il giorno dopo immancabilmente sono dolori, lividi da curare, botte da riassorbire e così via. E’ il conto che presenta, puntuale e tassativo, uno sport come il rugby, che pretende da chi lo sposa come attività, ma anche come filosofia di vita, una dedizione totale.
Insieme a uno spiccato senso della sfida, una forte disponibilità al sacrificio e soprattutto un serbatoio inesauribile di energie cui attingere per ripartire. Quelle energie, George Fabio Biagi, da qualche mese le deve condividere e impegnare anche in un’altra attività ancora più totalizzante: l’azzurro, che milita anche nella franchigia delle Zebre nel campionato Pro12 e che si è laureato nientemeno che alla Bocconi, è diventato papà della piccola Anna Sole.
A 31 anni arriva un figlio e il mondo cambia. Che tipo di rivoluzione è stata? “Decisamente grande. Per tanto tempo, sono stato tra i giovani della squadra, sia tra i giocatori del club che tra quelli della Nazionale. Erano gli anni in cui vedevo i miei compagni più vecchi mettere su famiglia e, quando arrivavano dei figli, accusare qualche difficoltà. Ora mi sento di dire che capisco perfettamente cosa provavano”.
Per un atleta professionista di alto livello, qual è la difficoltà più grande nel diventare genitore? “Sicuramente non dormire – dice subito George Fabio Biagi, che è testimonial di un tenero e divertente spot nato dalla collaborazione tra una marca di passeggini e una casa automobilistica per la ricerca di un rimedio all’insonnia dei neonati e, di conseguenza, dei neogenitori -. In allenamento, a parte le occhiaie, si fa molta più difficoltà a recuperare dalla fatica, dalle botte e dall’attività fisica in generale. Ora lo so direttamente. E per noi atleti la questione del sonno e del riposo è particolarmente importante, è decisiva”.
George sintetizza due culture: è un po’ italiano e un po’ scozzese. Questo ha influito nella scelta dell’attività fisica da fare da bambino? “In Gran Bretagna l’approccio allo sport è completamente diverso dall’Italia. Là si gioca a rugby in tutte le scuole, per un buon numero di ore. In Italia la pratica dello sport è molto meno diffusa, specialmente tra i piccoli. E soprattutto la pratica della palla ovale non è vista particolarmente di buon occhio, a meno che non si viva in zone in cui questo sport è particolarmente radicato, come il Veneto o poche altre regioni. Ma sono situazioni piuttosto isolate rispetto al resto del paese”.
I genitori non scelgono il rugby, ma preferiscono altri sport come il calcio, il basket o la pallavolo. “Tante mamme hanno paura del rugby temendo che sia una disciplina violenta. In realtà c’è molto contatto, ma non è uno sport pericoloso. O quantomeno non lo è più di tanti altri“.
Anche la tua famiglia ha avuto qualche remora di fronte alla tua scelta? “Confesso che mia mamma si preoccupa ancora adesso (ride), ma è una mamma chioccia come ce ne sono tante, in Italia”.
Un timore fondato? “La verità è che ci si fa male anche in altre situazioni e in altre pratiche sportive, in qualunque disciplina o attività, come la bicicletta o una partita di pallone in cortile con gli amici”.
Il rugby cosa offre in cambio ai bambini? “La mia esperienza, che è quella di tanti rugbisti, è che il nostro sport insegni cose che vanno oltre la semplice disciplina sportiva. Ci sono valori importanti, che vengono tramandati e che rimangono impressi per sempre. Anche quando si smette di giocare. E in campo, così come nello spogliatoio, si formano amicizie con basi talmente solide che durano tutta la vita“.
Chi è George Fabio Biagi
Figlio di padre italo-scozzese e madre italiana, classe 1985, ha cominciato a giocare a rugby a 13 anni al Fettes College di Edimburgo. Dopo essersi trasferito a Milano per studiare all’Università Bocconi, ha militato nel Grande Milano e in seguito nell’Amatori. Nel 2009 Biagi ha fatto il suo debutto nel campionato italiano Super 10 militando nei Cavalieri Prato, mentre la stagione successiva si è unito alla franchigia degli Aironi, impegnata in Celtic League. Dopo lo scioglimento degli Aironi, nel 2012, Biagi è passato al Bristol per giocare nella RFU Championship. Nel 2013 ha fatto ritorno in Italia firmando un contratto con la nuova franchigia delle Zebre, dove milita tuttora. Convocato durante le ultime partite del Sei Nazioni 2014 in sostituzione dell’infortunato Alessandro Zanni, il 15 marzo 2014 Biagi ha fatto il suo esordio con la Nazionale italiana giocando a Roma contro l’Inghilterra.