Giocare, che meraviglia! Da soli, in compagnia, per pochi minuti o per ore, con oggetti esterni o con la fantasia
Quanto è importante il gioco… e non solo per i piccoli. Anche noi adulti ne continuiamo ad avere bisogno per il resto della vita.
Ma perché è così importante? Quali sono le ragioni evolutive che spingono umani e animali a investire così tante energie nel gioco?
Per comprendere i comportamenti umani è spesso necessario osservare e studiare gli stessi comportamenti in altri animali e così, da anni, etologi e psicologi cercano di trovare spiegazioni valide alla funzione delle attività ludiche, con risultati contrastanti.
Il gioco come preparazione alla vita adulta
Alcune teorie affermano che il gioco serve a sperimentare comportamenti e attività che verranno poi eseguiti “senza più scherzare” in età adulta. Parliamo della caccia, dell’accoppiamento, della fuga, della lotta. Nei piccoli, soprattutto di mammiferi e uccelli, quindi, il gioco è una sorta di banco di prova in cui imitare quei comportamenti che prima o poi non potranno essere evitati.
Altri esperimenti, invece, non hanno confermato l’idea secondo cui il gioco aiuti gli animali ad apprendere abilità importanti nell’età adulta. Uno studio del 2020 sulle lontre asiatiche, ad esempio, ha scoperto che chi si dedicava maggiormente a giocare con le pietre non otteneva risultati migliori nel risolvere enigmi alimentari che mettevano alla prova la loro destrezza, come estrarre dolcetti incastrati all’interno di una pallina da tennis o sotto un coperchio a vite. Quindi, se il gioco non serve a rendere gli animali più intelligenti e affinare le loro abilità di vita, a cosa può servire? Secondo alcuni ricercatori il gioco potrebbe non migliorare cose facili da misurare come il QI, ma può preparare il cervello ad affrontare le sfide e le incertezze della vita.
Sergio M. Pellis, ricercatore di neuroscienze all’università di Lethbridge afferma infatti: “Quando i giovani ratti lottano e corrono in giro stanno testando i confini ed esplorando nuove possibilità. Stanno creando uno spazio cognitivo in cui possono creare un problema e poi risolverlo”.
Un sottoprodotto evolutivo?
Un’altra possibile spiegazione del gioco è che si tratta di un sottoprodotto evolutivo. In poche parole, molti animali, specialmente quelli giovani, hanno un bisogno innato di esplorare e sperimentare: un tratto che potrebbe essere utile per scoprire fonti di cibo o imparare altre lezioni importanti. Questa sete di novità può trasformarsi in comportamenti giocosi per animali che hanno le potenzialità celebrali, il tempo extra e le risorse per pensare a qualcosa di diverso dalla loro sopravvivenza immediata. Anche se il gioco non ha alcuno scopo evolutivo, può comunque essere gratificante. Gli studi dimostrano che i topi che giocano, godono di una scarica di dopamina e altre sostanze chimiche del cervello che aiutano a regolare le emozioni e la motivazione. L’ondata di dopamina, che attiva il percorso di ricompensa del cervello, è particolarmente intensa negli animali più giovani, spiegando potenzialmente perché i giovani di molte specie sono più propensi al gioco rispetto agli adulti.
Laura Schulz, professoressa di scienze cognitive presso il dipartimento di Brain and Cognitive Sciences del Massachusetts Institute of Technology (MIT), ha scoperto, nei suoi anni di osservazione, che i bambini trovano anche profonde ricompense nel gioco: i bambini, infatti, si creano sfide e ostacoli completamente inutili solo in nome del divertimento. Proprio come altre i cuccioli delle altre specie, anche i nostri piccoli sembrano avere un bisogno innato di provare cose nuove. “Fingere di combattere i draghi non ti renderà più bravo a combattere i draghi”, dice Schulz. Il tipo di flessibilità mentale e determinazione necessarie per combattere i draghi non farà del male a un bambino, anzi, potrebbe anche tornare utile di fronte a qualche futura sfida del mondo reale. Il gioco può infatti anche aiutare i bambini a sviluppare l’autocontrollo e, paradossalmente, aiutarli a comprendere il confine tra gioco e realtà, ha affermato Angeline Stoll Lillard, professoressa di psicologia presso l’Università della Virginia, in un articolo su Trends in Cognitive Sciences.
All’aria aperta è meglio
Alla luce di quanto detto sull’importanza del gioco per i piccoli delle specie, è necessario sottolineare quanto sia maggiormente positivo e funzionale un gioco che si sviluppi all’aria aperta. I giochi all’esterno, infatti, stimolano la creatività. Bambini e bambine usano la loro immaginazione e inventiva per creare giochi o scenari esterni con materiali naturali come bastoni, pietre, fango foglie e questo permette loro di esprimersi in un modo che non può essere replicato quando si trovano in luoghi chiusi. Tutto ciò è dovuto principalmente al fatto che i giochi all’aperto non sono strutturati: non ci sono regole, non c’è giusto o sbagliato. Quando si gioca fuori i bambini possono scoprire, esplorare e conoscere il mondo a modo loro, secondo le loro condizioni. All’aperto si muovono liberamente utilizzando tutto lo spazio che hanno a disposizione, affrontano le fatiche impersonificando i supereroi preferiti e, giocando con l’immaginazione, imparano a valutare e superare i rischi, sviluppando autostima e sicurezza.
Insomma, quale modo migliore per essere chi vorremmo essere, se non quello di giocare e divertirci in natura, abbandonando il controllo e lasciandoci trasportare dall’entusiasmo? Torniamo a essere un po’ mamme e papà selvaggi, e proviamo a fare come farebbe un genitore di lupo, di gorilla o di delfino.
Osserviamo i nostri bambini e le nostre bambine giocare in natura, liberamente e in modo destrutturato e… godiamoci lo spettacolo!