Non si ripete mai abbastanza di controllare le scatole e le etichette e di fare attenzione alle contraffazioni quando si acquistano giocattoli per i bambini. Perché?
Uno dei problemi riguarda le materie plastiche. I polimeri utilizzati per i giochi dovrebbero essere “a prova di bomba”, ma ci sono dubbi sull’utilizzo di alcuni di essi. Sul banco degli imputati c’è il PVC, per esempio, l’abbreviazione di polivinilcloruro.
Il PVC viene prodotto partendo dal cloruro di vinile. Più del PVC stesso, i veri imputati sono i plasticizzanti, cioè particolari molecole che vengono inserite nella catena di produzione della plastica per garantire particolari proprietà industriali, per esempio per renderla morbida.
Questi plasticizzanti, in particolare gli ftalati, sono nocivi perché potrebbero venir rilasciati in caso di suzione o masticazione, come è tipico nei giocattoli usati dai più piccoli.
Si sospetta che gli ftalati causino alterazioni al sistema riproduttivo e immunitario. Alla fine degli anni ‘90, grazie alle denunce di Greenpeace, la Comunità Europea e l’Italia hanno emanato norme per la restrizione nell’uso di ftalati nei prodotti per l’infanzia e nei giocattoli da 0 a 3 anni.
L’utilizzo degli ftalati oggi non è consentito a concentrazioni superiori allo 0,1%, né nei giocattoli, né negli articoli destinati all’infanzia. Si possono però trovare in moltissimi articoli non conformi alla normativa europea, dai giocattoli morbidi ai giochi da bagno, dai costumi di carnevale alle gomme per cancellare, dai giochi per la spiaggia alle bambole. Per questo è sempre bene assicurarsi della qualità del prodotto prima dell’acquisto.
Una utile e interessante guida informativa è stata emessa dal Ministero della Salute e si trova qui.