Gli Equilibristi accoglie papà separati in difficoltà, un luogo in cui aiutarli a esprimere la loro genitorialità a pieno: le loro storie
La casa si trova nel quartiere di San Salvario a Torino, in un palazzo di inizio secolo scorso, un bel caseggiato di ringhiera. Sul campanello c’è scritto “Equilibristi” ed è un servizio a disposizione dei papà separati in difficoltà.
Ad aprire la porta è Victor con il suo sorriso aperto e una poderosa stretta di mano. L’alloggio, che ospita quattro padri separati in difficoltà, è in ordine, ben tenuto, accogliente e inclusivo: “Pur essendo importante dare a questi papà un tetto – ci tiene a sottolineare Paola Farnia, coordinatrice del progetto – gli Equilibristi vuol essere soprattutto un luogo dove i padri separati possano esprimere la loro genitorialità a pieno e seguire un percorso relazionale e di gestione economica”. Il progetto è stato fortemente voluto da tre realtà con diverse specificità, Crescere 1979 (cooperativa sociale che si occupa di assistenza residenziale e domiciliare), Articolo 47 (associazione nata per educare e aiutare persone in situazioni di sovraindebitamento, vittime di usura e gioco d’azzardo) e Giobbe (associazione che da oltre trent’anni è impegnata nella prevenzione e assistenza di malati Hiv) nell’ambito del programma PON Metro 2014 – 2020 React Eu -TO7.1.1.a.64 promosso dalla Città di Torino.
Le difficoltà dei padri separati
“Il progetto intende dare una risposta – continua Paola Fania – a una crescente richiesta della nostra società. Un recente rapporto della Caritas mette nella categoria “nuovi poveri” i padri separati. Può succedere infatti che la crisi separativa generi un disagio economico e sociale se non si ha una situazione occupazionale solida e/o una rete famigliare presente, e specialmente per chi desidera continuare a essere un papà attivo, presente.
Molto spesso i padri devono lasciare la casa e pagare un affitto per una nuova abitazione, oltre a versare l’assegno di mantenimento; a volte ci sono anche mutui ancora da pagare sulla casa in cui vivono i figli. Insomma, da un momento all’altro si precipita in una situazione di vita difficile”. Stando sempre ai dati della Caritas (maggio 2021), “Il 46% dei nuovi poveri è rappresentato da un padre separato non collocatario, cioè i cui figli, a seguito della separazione, abitano stabilmente con la madre. I padri separati o divorziati in Italia sono 4 milioni, 800 mila di questi vivono sulla soglia di povertà”.
Purtroppo, per questo motivo non è raro trovarli a dormire in macchina o in dormitorio. Situazioni che contribuiscono alla perdita di autostima e creano disorientamento influendo negativamente sulla condizione personale e relazionale.
La forza di cercare nuove prospettive di vita
“Quando sono uscito di casa ho trovato una camera: pagavo 270 euro al mese più luce, gas e acqua e a dicembre la mensilità era doppia per un materasso per terra. Una situazione che oltre a essere umiliante non mi permetteva di ricevere i figli e questo mi rendeva ancora più triste e arrabbiato”, racconta Victor, 50 anni, nigeriano con tre figli dai 6 ai 13 anni. Sono stati loro a dargli la forza di abbandonare quel materasso e cercare nuove prospettive di vita. Ora lavora part-time in un supermercato: “Il part time mi permette di seguire i bambini dalla scuola al tempo libero, uno fa circo, l’altro calcio e la più grande pallavolo”.
Quando parla dei figli Victor si emoziona e inizia a raccontare aneddoti divertenti della sua vita con loro, ma poi riprende il filo del discorso “Anche se non è facile ed è anche costoso. Ma voglio che continuino, che vedano altri bambini, che si divertano. D’altro canto, però, non avere un lavoro a tempo pieno è un ostacolo per trovare casa in modo regolare perché mi chiedono garanzie economiche impegnative”. Alla parola casa abbassa lo sguardo.
“Sogno una casa mia, per ospitare i figli, cucinare, dare loro la possibilità di invitare amici. Qui agli Equilibristi ho trovato persone straordinarie, e i miei figli quando vengono a trovarmi hanno i loro letti, i loro spazi: ma una casa mia mi renderebbe veramente felice. Non dico una villa come avevo in Libia dove sono stato undici anni, prima di fuggire dalla guerra con un barcone, ma un alloggio decente. Non vedo l’ora che i bambini crescano per rimettermi a fare il muratore, che è il mio vero lavoro, e guadagnare per essere sereno con loro”. Questa prospettiva gli distende il volto e poi aggiunge: “Andando a lavorare vedo tanti stranieri dormire in giro. Sono stati sbattuti fuori casa e non sanno a chi rivolgersi o non hanno fiducia negli interlocutori: servirebbero mille associazioni come questa”.
Un percorso formativo utile
Fiducia, un sostantivo che in queste situazioni assume un significato ampio, complesso. Un propulsore che se viene a mancare tutto cade. “Sono stato spinto a cercare gli Equilibristi. Ormai avevo perso la speranza. Ho incontrato tante parole e pochi fatti”, gli fa eco Hassan, altro ospite della casa. Marocchino, dal 2000 in Italia raggiunta per un viaggio turistico e mai più lasciata. “L’Italia mi piace, mi piacciono gli italiani. Qui ho conosciuto mia moglie, anche lei marocchina, e ho messo su famiglia.
Ero felicissimo. Ora non ho più nulla. L’unica cosa bella è l’amicizia sincera che ho trovato qui. Hanno capito i miei problemi e mi stanno aiutando. Non con soldi, ma con consigli, standomi vicino e attraverso un percorso formativo, non semplice, ma molto utile”. L’intento è quello di aiutare i padri separati nella costruzione di un’autonomia abitativa, nell’accrescere le capacità di socializzazione e nel raggiungere stabilità economica ed emotiva. Un traguardo non da poco. Hassan ha una situazione complessa dettata in primo luogo dalla paura di perdere i figli. “La più grande ha 17 anni e fa il perito meccanico, le piace molto. Mentre mio figlio di 13 anni sogna di fare il calciatore.
Non voglio allontanarlo da questo sogno anche se lui è bravissimo nella box”. Alza lo sguardo e accenna un sorriso anche se malinconico. “Ho troppo paura di non vederli più, è un incubo ricorrente. L’immagine di me emersa in tribunale non corrisponde a verità. Io non sono quello che hanno descritto. Non ho mai detto niente perché il mio sogno è ancora quello di unire la famiglia”. Gli occhi sono lucidi e il viso si colora di tristezza.
Gli Equilibristi ad aprile compiono un anno: “L’esperienza è positiva abbiamo potuto lavorare bene con questi papà, sebbene non sempre sia semplice anche per le differenze culturali. Solitudine e diffidenza sono i tratti che li accomunano. Anche tra gli italiani. Purtroppo, mancano strutture che affiancano gli uomini. Per loro noi siamo diventati la famiglia, quell’agenzia sociale parentale che non hanno. Il mio timore è di non rispondere alle loro esigenze di costruire un futuro, anche se per alcuni la speranza di un futuro nel cuore non c’è. Comunque, noi ci siamo”, conclude Paola Farnia.
Per informazioni: equilibristi@crescere1979.org, tel. 3409543831
Di Valter Musso