Gli sbiancanti ottici nei detersivi: è più bianco, non più pulito

da | 30 Ago, 2017 | Green, Lifestyle

Forse qualcuno ricorda la pubblicità del detersivo che lava più bianco del bianco. Ai tempi delle nostre bisnonne lavare le lenzuola era un procedimento complesso. Che si lavasse in casa o ci si affidasse ai lavandai, si doveva comunque andare alla fontana o al fiume – se c’era – e lavorare di olio di gomito e sapone di Marsiglia. Lavare non era facile e la pulizia di cotone, lana e lino si identificava con il colore “più bianco possibile”.

Ancora oggi istintivamente identifichiamo il bianco col pulito, anche quando sappiamo – razionalmente – che un lenzuolo ingrigito per un errore di inserimento in lavatrice non è meno pulito di uno bianco “che abbaglia”. L’industria dei detersivi lo ha capito rapidamente e si è attrezzata di conseguenza. In realtà l’esigenza di sbiancare tessuti che, al naturale, avrebbero avuto un colore tendente al beige o al marroncino esiste da sempre, ma è tra ‘700 e ‘800 che l’industria chimica si è attrezzata producendo composti a base di cloro per decolorare le fibre naturali.

Anche in epoca moderna le casalinghe (e i casalinghi, ovviamente) utilizzano composti che decolorano le fibre, sbiancandole. Un esempio è la candeggina, una soluzione di ipoclorito di sodio che rilascia cloro (in modo alle volte un po’ troppo energico). Un altro sbiancante di uso comune è il perborato di sodio, che rilascia ossigeno. Il perborato però sembra dare problemi ambientali. Alcuni siti ecologisti suggeriscono di sostituirlo con il percarbonato di sodio.

Se si parla di sbiancanti ottici, la prima cosa che salta alla mente sono le sostanze che entrano nella formulazione di certi detersivi per far sembrare il bucato più bianco. Il discorso si sposta quindi a quelli che tecnicamente sono chiamati “azzurranti” (in inglese “optical brightener”). In questo caso il principio utilizzato è totalmente diverso da quello descritto sopra. Le molecole che rilasciano cloro o ossigeno agiscono decomponendo (attraverso cloro e ossigeno) le molecole che impartiscono colore al tessuto. Gli azzurranti funzionano secondo un principio sostanzialmente diverso. Si tratta di molecole che, una volta depositate sul tessuto durante il lavaggio, riflettono solo una parte della luce che ricevono dal sole o dalle lampadine. Come sappiamo, la luce bianca è costituita dall’insieme di tutte le frequenze di radiazione nell’ambito della luce visibile. Se osserviamo un oggetto rosso, esso è in realtà tutto meno che rosso: la radiazione rossa è l’unica che esso riflette (o riemette), mentre tutte le altre vengono assorbite. Ora, gli azzurranti riemettono con maggiore intensità luce azzurro-violetta rispetto a quella rossa (che è la parte dello spettro visibile di lunghezza d’onda maggiore). All’atto pratico le nostre lenzuola ci sembrano “più bianche” perché lo spettro della luce che riflettono ha una maggior componente “chiara” (azzurro/violetta) rispetto alla luce incidente.

La presenza di sbiancanti ottici (azzurranti) deve essere segnalata nella composizione dei detersivi, in base a una norma dell’Unione Europea. Il loro effetto è, in un certo senso, “artificiale”. Sembra bianco, ma non lo è. E soprattutto, non ha molto a che vedere con la pulizia quanto, piuttosto, con il senso estetico.

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