Non solo ambiente: la sostenibilità riguarda la durabilità nel tempo di qualsiasi risorsa, azione o relazione con cui ci interfacciamo e un agire incentrato su una più sana e durevole relazione con gli altri
Molti di voi ricorderanno la famosa scena del film “Palombella Rossa”, dove il protagonista Michele Apicella, interpretato da Nanni Moretti, alla giornalista che lo intervista, urla: «le parole sono importanti!». Può sembra un’ovvietà. La parola è uno dei privilegi del genere umano, con essa riusciamo a interagire, a tramandare, a emozionare o offendere. Permette di segnare in modo profondo la realtà che ci circonda, connotare momenti precisi della storia; si intreccia con i modi e i momenti in cui si usa. Ci sono parole che adoperiamo senza conoscerne bene il significato, per emulazione, perché di moda. Spesso una moda creata con maestria dal marketing che per raggiungere i fini aziendali porta le parole ad avere un significato altro. Allora nel campo alimentare abbiamo un proliferare di prodotti naturali, artigianali, locali, autentici, sostenibili. Credo che sostenibile sia una delle parole più sbandierate in questo periodo storico. Tutto è sostenibile: il Natale, il turismo, la macchina, il biscotto o la spugna. Proliferano i convegni che trattano dell’argomento.
Meglio la durabilità
Scrive Cinzia Scaffidi nel suo bellissimo libro Mangia come parli: «Le parole non servono solo per esprimere quello che siamo, ma contribuiscono a costruirci. Sicché la storia delle parole, la loro evoluzione, il loro comparire, scomparire, cambiare di segno o di senso raccontano, ancora con parole, anche la nostra storia e i nostri cambiamenti». Oggi rincorriamo, purtroppo solo a parole, la necessità, ormai evidente, di attenuare la crisi climatica e abbattere il livello di smog. Allora tutto deve essere sostenibile. Una parola il cui utilizzo smisurato ne sta generando una totale perdita di valore, smarrendone il vero significato. Un’operazione utile solo a chi fa greenwashing (“strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo”, Treccani). Ma per capire il significato vero di questa parola bisogna rifarsi alla musica. Sostenibilità deriva dall’inglese sustainability, la cui radice richiama un oggetto particolare: il sustain, un pedale che, se premuto, permette di prolungare il suono della nota. Ecco che, allora, hanno ragione i francesi a tradurre sostenibilità con durabilité: una voce che mira dritto ai valori di questo vocabolo e non ne snatura il significato.
Pratiche davvero sostenibili
«Il termine contiene l’idea che le azioni che intraprendiamo debbano avere come risultato una durata che persiste, una durata lunga. Al contrario, il cieco perseguimento di una logica capitalistica, inserito nella corsa alla globalizzazione degli ultimi settant’anni, ha avuto tra i numerosi effetti la formazione di modelli economici e produttivi insostenibili in quanto di breve durata. Ma chi, come ci insegnano i nostri cugini francesi, traduce la parola “sostenibilità” con “durabilità” è in grado di riconoscere a occhio nudo quanto negli ultimi decenni la nostra società si sia drammaticamente impoverita. […] è giunto il tempo di riconoscere che sono sostenibili solo le pratiche messe in atto da chi impara a vivere in una prosperità equa e condivisa con tutti gli altri esseri umani, entro i confini fisici e biologici della Terra. Si tratta dell’unica vera tendenza che possiamo permetterci per il futuro» (Carlo Petrini da Il gusto di cambiare).
Rispetto e cura, disponibilità e attenzione
Quindi una sostenibilità vera non deve limitarsi alla sola variabile ambientale (anche se importante), ma garantire durabilità nel tempo a qualsiasi risorsa, azione o relazione con cui ci interfacciamo. Il nostro agire è sostenibile se può essere reiterato senza gravare in alcun modo su ciò che ci circonda. Perciò sono bandite logiche che determinano sprechi, negligenze, disagi e violenze di ogni tipo. Si è sostenibili se nel modo di relazionarci abbiamo rispetto e cura verso chi ci sta vicino e disponibilità e attenzione verso esseri umani distanti (culturalmente, fisicamente, …) da noi. In altre parole il nostro agire deve essere incentrato su una più sana e durevole relazione con gli altri. Ecco che il termine sostenibilità assume un connotato più ampio e complesso.
Buone feste (sostenibili)!
PS: A proposito di parole. Da almeno 6 anni davanti all’ingresso del museo Regionale di Scienze Naturali di Torino c’è un cartello con scritto che la struttura è temporaneaménte chiusa. Temporaneaménte, avverbio usato per indicare un limitato periodo di tempo (Treccani). Sicuramente i dirigenti del museo sono degli straordinari ottimisti (almeno spero).
Di Valter Musso