Happy family bio cycling

da | 26 Giu, 2017 | Lifestyle, Persone

Dalla fredda Terra del Fuoco in Argentina, attraverso la Cordigliera delle Ande fino ad arrivare in Colombia per toccare il Mar dei Caraibi: BIOcycling (Facebook Happy Family BIOcycling) è il progetto che una super famiglia veneta sta attuando, pedalata dopo pedalata, per promuovere la cultura dell’inclusione sociale tramite la genitorialità consapevole e lo stile di vita sano. In 16 mesi hanno già percorso 11 mila chilometri in America Latina: vogliono creare ponti e abbattere barriere con un messaggio di positività. Per realizzarlo e viverlo a pieno utilizzano l’accoglienza condivisa di Couchsurfing e Warmshowers. Li abbiamo intervistati nella loro tappa ad Abancay, in Perù, dove da un paio di settimane dormono nientemeno che su un albero di avocado.

Alto impatto sociale

Punto di partenza Revine Lago, in provincia di Treviso: lì Alberta lavorava in una Bottega Equosolidale e il suo compagno Sebastien in un negozio biologico. Da sempre condividevano il sogno di provare nuove esperienze di viaggio mettendosi alla prova in formato famiglia: il sogno si è realizzato il 12 gennaio 2016, con la partenza da Ushuaia in Argentina in sella alle biciclette come unico mezzo di spostamento. Bike speciali che consentono alle bimbe di pedalare in posizione reclinata per non affaticare la schiena e con cui pedalano una media di 20-25 chilometri al giorno. Più che un veicolo, la bici è un simbolo della lentezza, dell’essenzialità, del basso impatto ambientale e dell’alto impatto culturale e sociale del progetto: “Il viaggio sta andando ancor meglio di quanto potessimo immaginare – racconta Sebastien -. Tutto è molto più intenso, gli incontri che facciamo, i paesaggi che attraversiamo. Il vento della Patagonia per esempio: per quanto si possa essere preparati psicologicamente, doverlo affrontare nella sua potenza suscita sensazioni inenarrabili. Ciò che più ci emoziona è come quotidianamente ci vengano aperte porte e cuori: in gennaio abbiamo incontrato i produttori di quinoa biologica Fairtrade dell’altopiano boliviano, a 3.750 metri di altitudine. Stanno soffrendo per una grave siccità e abbiamo partecipato a un rito ancestrale per richiamare la pioggia. Purtroppo i produttori del ‘grano d’oro delle Ande’ sono oggi in crisi a causa dell’aumento della domanda del cereale e della sua produzione cresciuta in molti altri paesi. Un peccato per tutte queste persone, che rispettano la Pachamama e la coltivano con grande lavoro e passione. La Bolivia ci ha stregato con le storie e i volti delle popolazioni indigene, alle cui tradizioni ci avviciniamo con molto rispetto”.

 

Educazione parentale on the road

Cerchiamo di seguire il programma scolastico tramite i libri scaricati sul computer – prosegue mamma Alberta -, Angela a volte legge in bicicletta con l’e-reader e stanno imparando viaggiando, da quel che vedono e toccano con mano: ecosistemi, storia, cultura. Siamo sempre più convinti che l’esperienza diretta abbia un valore aggiunto. Le bambine si relazionano quotidianamente con coetanei di culture diverse senza nessun problema e hanno imparato lo spagnolo divertendosi! La difficoltà maggiore è organizzare il nostro tempo per spiegare le nozioni teoriche che comunque devono conoscere. E non siamo insegnanti, quindi i primi a imparare in questo momento siamo noi genitori, e veniamo messi quotidianamente alla prova. Con il progetto “Roadschooling! Scuola di vita” siamo costantemente connessi con la scuola elementare delle bambine di Revine Lago e altre scuole di Roma che ci seguono anche grazie allo spettacolo teatrale del quale sono co-protagoniste, ‘Chiedilo alle nuvole’ dell’Associazione Teatrale Macondo. Il nostro contributo consiste nell’invio di video girati direttamente da Angela e Anna, sulle curiosità incontrate durate il cammino, che possono essere approfondite in classe dagli insegnanti. Una volta tornati in Italia saremo felici di recarci di persona nelle scuole e raccontare questi mesi di viaggio, con l’obiettivo di sensibilizzare alla sostenibilità, la salvaguardia ambientale e la realizzazione dei propri sogni. La maestra ci ha raccontato che il progetto suscita entusiasmo: «Maestra, è come vedere un documentario di Alberto Angela, ma più interessante perché fatto da bambine che conosciamo!»”.

Pedalare slow, organizzarsi fast

“Siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia iniziale – prosegue Alberta – abbiamo deciso di privilegiare la qualità delle esperienze rispetto al numero di chilometri. Sebbene le fotografie ci vedano sempre sorridenti, ci sono stati diversi momenti di difficoltà, fisiche ma soprattutto psicologiche. Il fatto di stare sempre insieme porta inevitabilmente ad attriti e nervosismi non sempre facili da gestire. Anche la lontananza da casa, amici, parenti, abitudini e comodità, alle volte pesa. Fortunatamente non abbiamo avuto grossi problemi di salute a parte la spina di oltre tre centimetri che si è conficcata sulla gamba di Sebastien nella Patagonia cilena: è stata un doloroso mistero per quasi un mese finché siamo arrivati in una città con una clinica competente che ha individuato la causa e l’ha estratta immediatamente. Anche le nostre biciclette si stanno comportando bene, nonostante il grande carico che ci portiamo dietro e l’unico problema serio è stata la rottura del manubrio di Sebastien lungo la Carretera Austral. Il bagaglio perfetto si costruisce nel tempo, per prove ed errori, e cambia a seconda della stagione e del clima che si incontra. Abbiamo conosciuto cicloviaggiatori senza tenda o senza attrezzatura da cucina, altri con il necessario per fare giocoleria, mentre noi giriamo con un paio di quaderni e qualche gioco! A livello economico le spese che abbiamo dovuto sostenere in Cile e Argentina sono state più consistenti del previsto: pur adottando uno stile di vita semplice e privilegiando le nostre care tende. Qui per esempio frutta e verdura si trovano a prezzi proibitivi. Abbiamo fatto delle bancarelle in cui abbiamo venduto le cartoline che abbiamo stampato con le foto del viaggio e i lavoretti artigianali confezionati dalle bambine secondo le tecniche che hanno imparato dai tanti artigiani incontrati in viaggio. Un buon modo per diffondere il nostro progetto!”.

Dal Titicaca a Machu Picchu

Ad aprile per due settimane Angela e Anna hanno frequentato la più antica scuola rurale della comunità indigena degli Uros sul Lago Titicaca, la Scuola Adventista che esiste dal 1963. Qui abbiamo vissuto tre settimane sulle isole Flottanti degli Uros, un popolo originario che vive in isole galleggianti sul lato peruviano del lago, a 3.812 metri di altitudine. Abbiamo vissuto con una famiglia Aymara a Taype Quille, una delle novanta isole flottanti, condividendo cibo, facendo lavoretti artigianali, cantando nelle barche dei turisti. Da lì siamo arrivati alla città sacra di Machu Picchu, una delle sette meraviglie al mondo: una straordinaria cittadella Inca costruita nel XV secolo in cima a una montagna nelle Ande Peruviane a 2.430 metri. Un luogo carico di energia, ma anche una delle mete turistiche più visitate del Sud America, fin troppo: l’impressionante flusso turistico ci ha un po’ rovinato la magia dei luoghi. Ci riproveremo con Choquequirao, più selvaggio di Machu Picchu perché per arrivarci bisogna affrontare un duro trekking. Stiamo cercando di capire se riusciamo ad affittare asini per caricare bagagli e bimbe, loro non vedono l’ora!“.

A tu per tu con il bio

Cardine del progetto BIOcycling sono le colture biologiche ed equosolidali. Nell’arco di questi mesi Sebastien, Alberta, Angela e Anna sono stati tre settimane nella Patagonia cilena tra i mirtilli fairtrade, tra pereti e meleti biodinamici per poi raggiungere in Cile gli apicoltori del commercio equo. “In Cile abbiamo scoperto il murta, un frutto delizioso, profumato, con un gusto tra la mela e le fragoline di bosco: ne abbiamo fatto delle ottime marmellate! In Perù uno dei frutti più curiosi è la granadilla, originaria del Brasile, che in Italia cresce come rampicante con fiori bellissimi ma non dà frutti eduli. Qui viene consumato in frullati, o tagliato a metà mangiando la polpa con un cucchiaino”.

Prima di scendere dall’albero di avocado e risalire sulle biciclette, chiediamo se e quando terminerà questo meraviglioso viaggio alle radici del mondo. “Non sappiamo ancora di preciso fin dove e fin quando ci porterà questo progetto, ma siamo sempre più convinti di voler rientrare in Italia pedalando dalla Sicilia fino a casa, per apprezzare il meraviglioso paese dal quale proveniamo, soffermandoci nelle realtà agricole italiane e approfondendone la storia, la cultura, l’arte culinaria e condividendo tutta questa ricchezza con chi incontreremo lungo il cammino”.

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