Il 20 Novembre è la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia. GG sostiene la difesa dei diritti fondamentali dei bambini e supporta il protagonismo e il diritto alla libertà di opinione dei più giovani
La Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia esiste dal 1954, quando l’ONU decise di istituire quella che si chiamava Giornata Universale del bambino.
Ma a cosa serve davvero il 20 novembre? Lo scopo è quello di ricordarci che sono ancora troppi i minori ai quali i diritti fondamentali non sono garantiti. Tra questi il diritto a nutrirsi correttamente, cresce in una famiglia, andare a scuola, avere accesso alle cure e soprattutto, vivere in pace.
Il diritto a esprimere la propria opinione
Oltre ai diritti fondamentali, ci sono gli articoli 12 e 13 della Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che meritano un discorso a parte, soprattutto in un periodo come questo, dove anche – e finalmente – nel nostro paese abbiamo visto bambini e adolescenti scendere in piazza in grande affluenza.
Gli articoli 12 e 13 affrontano il diritto del fanciullo a esprimere liberamente la propria opinione – tenendo conto dell’età e del grado di maturità – e l’esercizio dell libertà di espressione.
Si tratta di diritti della quale spesso ci dimentichiamo, soprattutto in Europa, dove da decenni regna l’immagine del minore “da proteggere” e basta.
Una protezione giusta, ma che rischia di offuscare un protagonismo giovanile necessario al cambiamento. Bambini e adolescenti devono poter esprimere la propria opinione riguardo temi e diritti – individuali e collettivi – che li riguardano direttamente.
Viene detto loro che alle cose da grandi ci pensano i grandi: eppure c’è bisogno di bambini e ragazzi che pensino “in grande”.
Essere protagonisti del proprio futuro e vivere la propria infanzia e adolescenza non sono per forza due condizioni agli antipodi.
I ragazzi, nuovi protagonisti
Esiste un protagonismo giovanile in forte crescita che si muove per conquistare visibilità e riconoscimento dei propri diritti all’interno delle singole legislazioni nazionali.
In Europa abbiamo, di recente, il movimento nato dalla svedese Greta e dei gruppi che aderiscono al Friday for future ormai in tutti i paesi. C’è chi dice che gli adolescenti debbano pensare a studiare e non al futuro e alla politica, ma non è così.
Uno sguardo fuori dall’Europa
Greta ha avuto un grande seguito in Europa grazie ai social, ma questo non ne fa l’unica e neanche la prima.
Per una volta i nostri giovani dovrebbero guardare a quei paesi che chiamiamo “in via di sviluppo”, dove i giovani negli ultimi decenni hanno sostenuto lotte importanti: da loro c’è tanto da imparare.
Parliamo ad esempio i piccoli lustrascarpe di Quito, che hanno affrontato la polizia perché voleva impedire loro di lavorare senza dare alcuna alternativa.
In Bolivia i NNATS (gruppi organizzati di bambini lavoratori) sono diventati esempio in tutto il mondo perché dopo anni di lotte nel 2014 sono riusciti a far cambiare la legge e abbassare l’età di tutela per coloro che fanno lavori non considerati pericolosi dalla Convenzione.
In Costa d’Avorio le bambine lavoratrici dei gruppi EJT vanno nei villaggi a spiegare agli anziani che di mutilazione genitale si muore.
Nelle zone rurali del Paraguay, i bambini della CONNATS manifestano contro le multinazionali che sottraggono le terre per consacrarle alla coltivazione intensiva della soia.
In India, bambine sono organizzate in associazione come Bhima Shanga, lottano per i propri diritti e per avere un lavoro dignitoso.
In Messico e in Argentina, gruppi come La Veleta y la Antena, alzano la voce contro violenza di genere e i femminicidi.
E poi ci sono icone come Iqbal, l’attivista pakistano ucciso a 12 anni ( a 10 partecipava già alle conferenze internazionali ) o Malala, premio nobel per la pace.
Sosteniamo i ragazzi
I ragazzi non devono compiere 18 anni per capire cosa vogliono e il contesto in cui vivono, per sentirsi parte attiva di una società e agire secondo i propri valori. Già da bambini possono iniziare a costruire una consapevolezza da coltivare lentamente e che li accompagna nella crescita.
Perché il futuro è nelle loro mani e nessuno può chiudere loro la bocca. E come genitori dobbiamo stare dalla loro parte.