In Italia i patti prematrimoniali non esistono, ma è pronta una nuova legge che regola gli accordi tra coniugi dopo il divorzio
Finalmente anche l’Italia si sta preparando all’arrivo dei cosiddetti patti prematrimoniali, già adottati da tempo nei paesi anglosassoni (Inghilterra, Stati Uniti, Australia) e da poco anche in qualche paese europeo come la Germania. La porta era stata socchiusa già nel 2016 quando il nostro legislatore aveva previsto, per le coppie di fatto non unite in matrimonio, la possibilità di sottoscrivere i patti di convivenza. Giocoforza, quindi, pensare anche alle coppie sposate (così come a quelle omosessuali che abbiano siglato una unione civile).
Cosa prevede il disegno di legge
Il disegno di legge 2629 sui patti prematrimoniali è approdato al Governo e si tratta solo di attendere. Salvo eventuali modifiche, ecco cosa prevede: il patto deve essere firmato da entrambi i futuri coniugi e depositato presso l’Ufficio del Registro territorialmente competente. Deve rispettare le norme imperative dello stato e i diritti fondamentali della persona. Non deve essere contrario all’ordine pubblico né al buon costume. Può essere adottato anche dalle coppie già unite in matrimonio (purché vi provvedano entro un anno dall’entrata in vigore dalla legge).
In caso di divorzio, il Giudice competente deve tenere conto del patto e darvi esecuzione. L’intento è quello di fare in modo che i due coniugi si accordino sulle conseguenze di un possibile divorzio prima, quando ancora “vanno d’amore e d’accordo”, evitando così di rimandare la decisione su questioni fondamentali al dopo, quando gli animi saranno sicuramente più rancorosi.
Non tutto può essere deciso prima
Eliminare l’obbligo di contribuire alle necessità della famiglia e dei figli non è possibile. Non lo è neanche autorizzare l’infedeltà. Si può però quantificare l’ammontare del sussidio in favore del coniuge più debole, decidere cosa andrà e a chi, stabilire quale educazione dare ai figli. Per quanto riguarda o figli si può anche decidere quale tipo di scuola dovranno frequentare e quale indirizzo dare alla vita familiare.
Inoltre, i patti prematrimoniali non potranno regolare i rapporti tra genitori e figli, per i quali continua ad applicarsi la normativa oggi in vigore in materia. Potranno (sembra) escludere un coniuge dall’asse ereditario dell’altro (ma in questo modo si contrasterebbe con una norma del codice civile che vieta i patti successori).
Insomma, il condizionale è ancora d’obbligo.
Ove questo Governo riesca nell’intento, certamente si tratterà di una novità epocale, e da tante parti oramai a gran voce invocata.