Ci scrive Roberta, una mamma in via di separazione, portando l’attenzione su un problema che spesso causa discordia fra gli ex conuigi: gli animali domestici.
Mio marito mi ha lasciata e se ne va a vivere la vita del felice scapolone da un’altra parte. Io resto nella nostra casa, con le due bimbe e i cani. E proprio questo è il punto: i cani. Erano di mio marito che ha insistito tanto per averli, però ora non se li vuol portare via perché lui andrà ad abitare in un monolocale e noi restiamo nella casa con giardino. E da un lato va anche bene, le figlie sono affezionate agli animali e contente di tenerli. Però per me è un peso: oltre a curare casa e bimbe ora devo anche badare ai cani: crocchette, veterinario, pulizia, sono spese e impegno. Avevo sentito parlare di una sorta di “assegno di mantenimento” per gli animali domestici. Esiste? Posso chiederlo?
Risponde Francesca Galdini, avvocato.
Gentile Roberta,
qualche tempo fa aveva fatto scalpore la notizia secondo la quale tra le prime cinque cause di separazione e divorzio comparisse l’eccessivo attaccamento di uno dei coniugi al proprio animale domestico: su cinquecento coppie separate, ben sessantasei infatti hanno individuato il motivo primario della separazione nel troppo affetto per l’animale di casa dimostrato dal partner; addirittura, pare che nel 70% dei casi sia il coniuge maschio (marito o convivente) a sviluppare un amore morboso per l’animaletto preferito. Come se ciò non bastasse, a giugno dell’anno scorso un giudice del Tribunale di Cremona è dovuto intervenire per dirimere una lite tra due coniugi separandi che si contendevano il cane della discordia. Nella fattispecie si trattava di separazione giudiziale, dai toni piuttosto accesi: “non litigherete mica per i cani!”, pare abbia esclamato il giudice e, dato che i coniugi non ne volevano sapere di calmarsi, sono stati mandati fuori dall’aula nel tentativo di trovare un accordo.
Agli animali domestici (quasi) le stesse garanzie dei figli
L’agognata soluzione è stata felicemente trovata e recepita in sentenza dal Tribunale: dal momento che nessuno dei coniugi voleva separarsi dall’animale domestico, il giudice ha stabilito che “tutte le garanzie che sono previste per l’affido condiviso dei figli minori siano specularmente applicate per i cani”, e così il padrone del cane conteso da allora provvede il 15 di ogni mese a comperare il cibo per il cane mentre le spese veterinarie sono divise a metà tra i due padroni. Questo è il precedente cui lei, cara Roberta, fa riferimento nella lettera. Non posso affermare che esiste una sorta di assegno di mantenimento per animali domestici: a livello legislativo, quanto meno, non è previsto; questa sentenza peraltro ha probabilmente aperto la strada a eventuali future domande di tal fatta. Certo è che l’animale, cane o gatto che sia, deve essere accudito, e quindi nutrito, pulito e curato in caso di malattia; incombenze che comportano un notevole investimento sia in termini di tempo, sia in termini di denaro. Da un certo punto di vista concordo con l’intenzione di suo marito di lasciare a lei i cani, altrimenti certamente costretti in un monolocale. Ritengo anche che, se tanto li ha voluti, debba continuare a occuparsene partecipando in parte alle spese per il loro mantenimento. Preferirei definirla però regola di buon senso più che “assegno di mantenimento” per i cani. Applicare infatti agli animali domestici le stesse regole previste per l’affidamento condiviso dei figli, mi permetta l’opinione, suona un po’ forzato: ci mancherebbe solo che venga messo a punto un rigido calendario di visite per i cani!