Gentile dottoressa, ho necessità di confrontarmi per capire se i problemi che affronto con mio figlio, di sei anni, sono di ordinaria amministrazione oppure se devo correre ai ripari. Premetto che il bambino è sempre stato un tipo piagnucolone e, nonostante i miei sforzi per rassicurarlo, la sua autostima punta costantemente al basso, anche quando riesce a gratificarsi raggiungendo qualche personale traguardo. Talvolta però, quando gli si fa un’osservazione, si offende e minaccia di andarsene di casa, aprendo seriamente la porta e prendendo le scale. Inoltre fa discorsi del tipo: “Uccidimi, prendi un coltello e ammazzami perché non voglio più vivere”, oppure: “Mi voglio ammazzare, non voglio più vivere”. Com’è possibile che un bambino (ha fatto questi discorsi anche prima dei sei anni) abbia già il male di vivere? Gli passerà o da grande sarà soggetto a depressione e non riuscirà ad affrontare la vita “di petto”? Io e mio marito siamo genitori normali, con una vita sociale allargata, incontriamo amici a casa e fuori casa, lo coinvolgiamo in attività divertenti, ma non riusciamo a evitare questi atteggiamenti che ci impensieriscono non poco. Ha consigli da darci in proposito? A qualche genitore è capitato di affrontare gli stessi disagi? Grazie e molti saluti.
Cara mamma, sicuramente il tuo bambino sta inviando messaggi che attirano fortemente l’attenzione dell’adulto e che suscitano in voi paura e preoccupazione. Tra gli atteggiamenti che tu definisci di “ordinaria amministrazione” e i chiari indicatori d’un destino inevitabilmente tragico, esiste un’ampia gamma di segnali che i bambini, durante il loro percorso di crescita, mandano all’adulto, a casa oppure a scuola, per esprimere un malessere o un disagio che stanno vivendo. Il più delle volte questi messaggi non sono immediatamente comprensibili, anche perché i bambini stessi spesso non sono consapevoli del loro “star male”, ma semplicemente lo vivono e chiedono aiuto. Le frasi che il tuo bambino pronuncia fanno venire in mente una grande rabbia e un forte senso d’inadeguatezza che probabilmente non gli permettono di tollerare il confronto con l’errore o con il vostro rimprovero, da cui vorrebbe fuggire. La formazione dell’autostima è un processo lungo e complesso, che ha origine nei primi anni di vita e che prosegue nell’età adulta; talvolta i bambini, indipendentemente dalle richieste esplicite dei genitori (per esempio: “devi andare bene a scuola”, “diventerai un campione”), si confrontano con aspettative troppo alte rispetto alle loro capacità, provando un senso di fallimento e di inadeguatezza talmente grande da far sorgere il timore di non essere più accettabili e amabili.
In questi casi “aspettare che passi” è molto rischioso, poiché il malessere rischia di crescere e di colorare di nero tutte le belle esperienze che la vita propone. Ritengo che sia opportuno dare a vostro figlio la possibilità di esprimere più chiaramente quello che sta vivendo; potete farvi guidare da uno specialista che vi aiuti ad ascoltare i suoi bisogni e che valuti le risorse che voi genitori potete mettere in campo per rendere più sereno il suo percorso di crescita. Sovente affrontando le difficoltà dei figli si scoprono sentieri che portano a un maggior benessere per tutta la famiglia.