Il Parlamento francese è il primo a imporre regole per limitare le foto dei bambini online e per i genitori che pubblicano le immagini dei figli sui social
Quante volte scrollando le pagine dei social vedete foto di bambini? Felici in vacanza, che piangono, che mangiano, con il vestitino di carnevale o davanti alla torta di compleanno.
Tutti noi genitori abbiamo o abbiamo avuto la tentazione di condividere le immagini dei nostri figli con gli altri, a volte anche di bambini che non sono nostri figli, come nipoti o amichetti.
Recenti ricerche sostengono che più dell’’80% dei bambini che vivono nei paesi occidentali è online entro il compimento del secondo anno; il 33% di questi è sul web entro poche settimane dalla nascita, o addirittura ancora prima di nascere.
Per ognuno di questi bambini socializzati, ogni anno vengono pubblicate in media 300 foto e video.
Una volta immesso sulla rete, questo materiale va incontro al destino della rete: ovvero può arrivare ovunque e ci resta per sempre.
Un’azione innocente che può rivelarsi una pessima azione. Questo è il motivo che ha spinto il Parlamento francese ad approvare all’unanimità una nuova legge che tutela il diritto alla privacy dei bambini e limita lo sharenting, ovvero la condivisione della genitorialità.
Perchè evitare la condivisione
Le ragioni per cui postare le foto dei figli non è una buona idea sono almeno tre.
La prima è legata al rischio di mettere in pericolo la loro sicurezza e incolumità: le informazioni fondamentali su di loro – la scuola che frequentano, come si chiamano, come erano vestiti il giorno del loro compleanno – quando vengono diffuse possono essere usate da estranei per attirare la loro fiducia e fingersi di essere “amico” o conoscente per avvicinarli.
La seconda, per più complessa, mette sul tavolo l’utilizzo di tecnologie per molti ancora sconosciute: diffondere in rete la loro voce e i loro tratti somatici che cambiano nel corso degli anni, significa contribuire a fornire dati utili per creare la loro “identità digitale”e, di conseguenza, fornire i dati necessari a “rubare” questa identità. Ad esempio, è possibile campionare la voce per le truffe, usare l’immagine per i video deepfake o fare uso inappropriato dei loro dati per compiere reati.
La terza ragione, meno evidente e altrettanto importante, riguarda il diritto alla privacy dei bambini. Anche se hanno pochi anni o mesi, sono gli unici reali proprietari del loro volto, del loro corpo e delle loro esperienze: come tutti, anche a loro dovrebbe spettare il diritto di scegliere cosa fare della propria immagine.
Ai genitori spetta la difesa del diritto alla privacy
Il fatto che siano troppo piccoli e inconsapevoli non significa che il loro diritto alla privacy non esista o che possa essere violato.
Proprio da questo diritto parte l’elaborazione del testo approvato in Francia, secondo il quale i genitori devono difendere il diritto alla privacy dei loro figli almeno fino a quando non potranno farlo da soli.
E non solo: la mancanza di protezione di questo diritto potrebbe portare alla sospensione della facoltà genitoriale.
La legge francese è la prima al mondo a mettere limiti così stringenti alla diffusione di immagini di minori online ed è la prima a delineare in modo chiaro il diritto alla privacy dei minori che, come ha dichiarato il deputato relatore del testo, non devono essere considerati cittadini di serie B e con diritti di serie B, ma anzi, devono essere più tutelati degli adulti.