Guanti e sudore, sciarpa e carota: il pupazzo di neve è questo e altro. I trucchi per fare un bel lavoro
È arrivata presto la neve, quest’anno, e sicuramente vi siete già cimentati nella costruzione di un pupazzo di neve.
Ma non limitatevi ad ammucchiare materia bianca cercando di dare quella forma umanode che al massimo ha la sagoma di un Barbapapà. Un pupazzo di neve è una cosa seria.
Procedete con calma, a piccoli passi. La fase più importante è la creazione di tre grosse palle di neve. Si parte da un grumetto grosso come una noce, che deve esser fatto rotolare e rotolare fino a ottenere la dimensione desiderata.
Non limitatevi ad accumulare la neve, magari spalandola, perché farete molta più fatica e produrrete una materia prima “sporchina”, con rametti, foglie e altri inestetismi che compromettono l’estetica dell’opera.
Una buona massa compatta inoltre resiste per giorni e si scioglie gradualmente, passando dalle dimensioni di un adulto fino a quelle di un bambino e mantenendo sempre le sembianze.
Le dimensioni del pupazzo di neve
Per non surgelarsi a metà dell’opera, è bene dare alla testa la dimensione di un pallone da calcio e poi fermarsi perché il peggio deve ancora venire: tronco e corpo devono essere di dimensioni proporzionatamente maggiori.
Per il tronco la grandezza giusta è quella di una “kangaroo ball” che, per intenderci, è quella cosa con il manico su cui saltano i vostri figli facendo tremare gli inquilini del piano di sitti. Per tutta la parte dal giro vita in giù, accontentatevi di fare poco di più rispetto alla palla di neve precedente.
Dove sistemarlo
Studiate una posizione strategica: all’ombra e lontano da eventuali grondaie. In questo modo il pupazzo può resistere benissimo anche intere settimane.
Sovrapponete le palle nell’ordine giusto e passate alle decorazioni. Partiamo dal cappello: se proprio non avete il cilindro del mago va benissimo un secchiello da spiaggia rovesciato, un vaso di plastica o il cappello con il pon pon del fratellino piccolo. Per gli occhi la scelta è infinita: mandorle per un’aria orientale, castagne per l’aspetto alpino o mandarinetti per sognare il caldo della Sicilia.
Altrimenti vanno bene due sassolini, ma siccome sotto la neve è difficile trovarli, procurateli prima di uscire di casa.
Braccia e sciarpona
Il naso deve assecondare i vostri gusti: una carota per un nasino sottile e affilato, una patata per un bel nasone importante, un bel naso rosso da clown per qualcosa di più sciccoso. E poi la bocca: uno spicchio d’arancia per un bel sorriso o una fila di fagioli borlotti per un ghigno beffardo da mostro delle nevi. I fagioli vanno bene anche per fare i bottoni della camicia. E se non siete dei salutisti, la pipa del nonno in bocca non guasta mai.
Se temete che il povero pupazzo abbia freddo, procuratevi una bella sciarpa o un bel papillon da cameriere.
Anche per le braccia non c’è freno alla fantasia: rami di ogni forma e dimensione daranno al vostro pupazzo l’aspetto che desiderate. Appendete ai rami un ombrello e lo trasformerete in un gentleman inglese. Se volete seguire la tradizione, ricordatevi di mettergli in mano una scopa di saggina. Per innovare portatevi invece degli occhiali da sole.
Qualche curiosità
Secondo le cronache dell’epoca, i pupazzi di neve esistevano già nel Medioevo in Europa: erano costruiti come decorazione lungo le strade. In Lituania il nome del pupazzo di neve significa letteralmente “uomo senza cervello”. Come segno di protesta contro il governo, nell’inverno del 2005 i lituani hanno costruito 141 pupazzi di neve vicino al Parlamento: uno per ogni onorevole.
Il record del pupazzo di neve più grande del mondo è del 2008: è stato costruito nel Maine (Usa) e misurava 43,5 metri di altezza.