Il test del Dna

da | 22 Ago, 2013 | Lifestyle, Soldi e Diritti

Una domanda dettata solo dalla curiosità: come funziona il test del Dna per accertare chi è il padre? Che valore ha il risultato del test? Possono obbligare a farlo? Grazie. Luca

Il test del Dna serve a verificare se una persona è o no il genitore biologico di un’altra. Ogni individuo eredita metà del proprio patrimonio dalla madre e l’altra metà dal padre: le caratteristiche genetiche del figlio che non sono presenti nella madre, quindi, devono essere ereditate dal padre presunto. Ove così non sia, quest’ultimo non potrà, con certezza assoluta, essere considerato il padre biologico. Il test del Dna esclude con assoluta certezza (pari al 100%) la paternità se le caratteristiche genetiche del padre putativo non concordano con quelle del figlio. Se le caratteristiche concordano, la paternità viene attribuita sulla base di un’analisi statistica dei risultati: l’attribuzione sarà tanto più vicina al 100% quanto maggiore sarà il numero di regioni del Dna analizzate. È molto difficile raggiungere la percentuale matematica del 100%: l’attribuzione della paternità si basa su un giudizio di probabilità e non di certezza. Tant’è che, per giurisprudenza costante, il presunto padre è considerato padre biologico quando la probabilità di paternità supera il valore del 99,72%. Naturalmente il risultato di questo test può essere utilizzato nella “azione di disconoscimento” per escludere la paternità di chi, fino a quel momento, è stato considerato il padre naturale di un altro soggetto. Questa azione può essere esercitata su iniziativa del padre, della madre o del figlio maggiorenne. Certo è che, se il padre putativo rifiuta di sottoporsi al test del Dna, questo suo comportamento può costituire per il giudice un elemento di convincimento della sua effettiva paternità biologica.

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