Carlotta e Alex – alias La Tela – sono partiti con due bambini per realizzare il sogno, il giro del mondo con i propri bambini. Ma l’arrivo dell’epidemia ha cambiato tutto e oggi trascorrono la quarantena in una fattoria in Nuova Zelanda
Un lavoro smart e due bimbi in età prescolare: queste sono le condizioni che hanno convinto Alex e Carlotta a realizzare un sogno: vendere tutto e viaggiare per due anni. Ma cosa fare quando le frontiere vengono chiuse e la sicurezza dei viaggiatori non c’è più? L’istinto li porta a scegliere una soluzione, che oltre a essere la più fattibile risulta e quella ideale: cambiare rotta e approdare in una fattoria della verde Nuova Zelanda.
Una famiglia multilingue
Carlotta è italiana e Alex finlandese: vivono da diversi anni a Marbella, in Spagna, dove si sono conosciuti. Hanno due figli, Oliver di 5 anni ed Emily di 3.
Alex lavora come web designer freelance e Carlotta insegna inglese ai bambini nella sua scuola di lingue. Dopo la nascita di Emily, anche Carlotta decide di puntare su un lavoro più smart e flessibile. “Non volevo più essere legata a un orario fisso – racconta – e ho deciso di sfruttare la mia esperienza di mamma montessoriana per realizzare qualcosa di utile per i genitori: ho creato un blog trilingue di maternità – La Tela di Carlotta – e corsi online per genitori sull’educazione Montessori. Nel mio blog racconto anche come vivere il multilinguismo in famiglia: Emily e Oliver comunicano in inglese, italiano, capiscono il finlandese e anche lo spagnolo”.
Un primo esperimento
In estate Marbella si riempie di turisti e l’idea di trascorrere qualche mese in un luogo più tranquillo è sempre stata nei loro pensieri.
Finalmente, nell’estate del 2018 decidono di provare. “Volevamo trascorrere due mesi da soli con i bambini, senza routine e scuola, per capire se fosse possibile conciliare questa vita con il lavoro. Abbiamo scelto il Canada e ci siamo trasferiti per i due mesi estivi. Lavoravamo a turni, così chi non era impegnato si occupava dei bambini. Ci siamo resi conto che potevamo farcela”.
Vendiamo tutto e viaggiamo
Al ritorno dal Canada, Alex e Carlotta si mettono velocemente in moto per realizzare il loro sogno. Oliver ha 4 anni e ne mancano 2 all’inizio della scuola primaria: è il momento giusto per partire: due anni in giro per il mondo, ogni mese una nazione diversa.
“La nostra non è una fuga, la nostra vita a Marbella ci piace e vogliamo tornarci. Si tratta solo di una parentesi, un’esperienza diversa che abbiamo sentito di poter fare ora – raccontano -. Dopo aver disdetto il contratto di affitto, abbiamo iniziato a vendere tutto: mobili, elettrodomestici, oggetti che avevamo accumulato negli anni e che non ci servivano più. E nel giugno del 2019, appena finito l’anno nell’asilo Montessori dei bambini, siamo partiti”.
Due zaini e pochi giochi
Partire per un viaggio che prevede tanti spostamenti comporta per forza un bagaglio ridotto. La famiglia parte con due zaini da 45 litri, con dentro 6 o 7 cambi completi per ciascuno. In una valigia ci sono le bici dei bambini smontate, una sacca di mattoncini da costruzione e dei libricini.
“Per i nostri figli era importante avere le loro biciclette, soprattutto per Oliver: la bici è un suo punto di riferimento, una sicurezza. Ma arrivati a Parigi, prima della partenza per l’Asia, ci siamo resi conto che quel bagaglio era ancora troppo ingombrante per proseguire. Così, d’accordo con loro, abbiamo venduto valigione e bici, promettendo ovviamente che le avremmo affittate ovunque fosse stato possibile. E così è stato. Abbiamo affittato bici in ogni città e durante il mese trascorso a Hoi An, in Vietnam, ci siamo spostati unicamente su due ruote”.
Viaggiare: una scuola di vita
Partire significa allontanare i bambini da casa, da scuola e dagli amici. Ma un viaggio non è un trasloco, prima o poi si torna, e gli amici aspettano.
“Quando siamo tornati dal Canada, abbiamo chiesto a Oliver ed Emily: ‘Ti piacerebbe continuare a viaggiare?’ Hanno detto subito di sì. Salutare gli amichetti non era un problema, saremmo rimasti in contatto con loro e li avremmo rivisti alla fine del viaggio. Siamo convinti che viaggiare sia un’esperienza molto formativa, anche se sono piccoli. Ma non è vero che non ricordano nulla: ogni giorno ci stupiscono con i dettagli che ricordano del viaggio”.
“Imparano ad adattarsi a tutte le situazioni e a rinunciare a cose che non sono davvero indispensabili – continuano a raccontare Carlotta e Alex -. Interagiscono con culture diverse. Abbiamo avuto la possibilità di fare insieme esperienze di scoperta, soprattutto in mezzo alla natura, che a casa non avremmo potuto fare.
È cambiato moltissimo il loro modo di giocare: hanno solo una scatola di costruzioni, i loro libricini e dei fogli da ritagliare e colorare. Sono più creativi, improvvisano, passeggiano, parlano tra loro un sacco e inventano storie.
Vivere senza giocattoli è possibile, anzi, stimola creatività e immaginazione”.
Europa e Asia, direzione sole
Viaggiare con solo due zaini è più facile se i vestiti sono estivi, per cui conviene scegliere paesi in cui il clima è caldo o mite.
“Siamo partiti a giugno, appena finita la scuola, e abbiamo deciso di rimanere in Europa nei mesi estivi. Le nostre prime mete sono state la Finlandia, Budapest e Parigi. A fine agosto era ora di cambiare continente e ci siamo diretti a Singapore.
La soluzione che abbiamo scelto per la casa è l’affitto di un appartamento per 28 giorni (le formule mensili offrono un grande sconto). Così abbiamo vissuto nel paese il più possibile come i locali”.
Se la pandemia cambia i programmi
Il viaggio prosegue in autunno; dopo settembre a Singapore, a ottobre puntano verso la Thailandia, dove vivono a Chiang Mai, poi a Bangkok e l’isola di Koh Kooda.
A dicembre volano in Vietnam, a gennaio in Malesia. Arrivati lì, i piani iniziano a cambiare.
“A fine dicembre è scoppiata l’epidemia in Cina. Le nostre destinazioni dopo la Malesia dovevano essere Taiwan, Giappone e Corea. Abbiamo deciso di evitare l’area in cui c’erano già contagi e di spostarci a Bali aspettando l’evolvere della situazione.
Quando il virus ha iniziato a espandersi e la chiusura delle frontiere si faceva imminente, ci siamo trovati davanti a un grande dubbio: tornare o restare? Spostarci in un altro paese, ma quale?
Così ci è venuta l’idea di andare in Nuova Zelanda: un paese sicuro, poco popolato, con un buon sistema sanitario e che poteva offrirci la possibilità di vivere all’aria aperta. Senza pensarci due volte, abbiamo lasciato Bali e siamo partiti per la Nuova Zelanda, appena in tempo, perché dopo pochi giorni hanno chiuso le frontiere”.
Una buona scelta
“Appena arrivati qui abbiamo deciso di auto-isolarci con una quarantena rigida di due settimane, ordinando la spesa a domicilio. In realtà da allora la nostra vita non è cambiata molto, perché anche in Nuova Zelanda bisogna rimanere a casa, livello 4.
Ora vediamo soltanto i proprietari di casa che abitano a 500 metri da noi. Viviamo in affitto in una casetta all’interno di un’enorme fattoria: siamo circondati da pecore e galline, i bambini girano liberi nell’erba e hanno come amici una capra di nome Mara e una pecora di nome Larry.
Alla fine, trovarci in Nuova Zelanda in questo periodo si è rivelata una delle scelte migliori. I bambini stanno davvero bene e hanno trovato libertà ed equilibrio nelle loro giornate: di sicuro in città sarebbe stato tutto diverso. Ovviamente in viaggio incontravamo tanti bimbi nei parchi giochi e per loro era molto bello, ma grazie alla natura che li circonda non sembrano patire troppo, per ora, l’isolamento sociale, che d’altronde è condiviso da tutti.
Cerchiamo di tenerli lontani dagli schermi, ma allo stesso tempo non sentiamo la pressione di doverli tenere sempre occupati con lavoretti o attività strutturate. Ogni tanto cuciniamo insieme, andiamo nei prati e raccogliamo le uova delle galline, ma li lasciamo molto liberi e sono contenta di vedere che trovano sempre qualcosa da fare insieme”.
Continueremo a viaggiare?
La Nuova Zelanda è uno dei paesi che meglio è riuscito a gestire l’emergenza e probabilmente il lockdown passerà a livello 3, poi le cose inizieranno a tornare alla normalità. Nonostante questo nei prossimi mesi non sarà possibile muoversi da un paese all’altro. “Credo che rimarremo qui fino a settembre – dice Carlotta – poi si vedrà. Di sicuro dovremo procurarci dei vestiti pesanti, perché l’inverno sta per arrivare.
Ma stare qui ci piace e per ora sentiamo che è il posto giusto in cui vivere. La nuova quotidianità, più statica e meno itinerante, ci permette anche di lavorare meglio e portare avanti i nostri progetti. Per ora ci godiamo il presente e riprenderemo a viaggiare quando sarà possibile farlo in sicurezza e con serenità”.
Potete seguire Carlotta e la sua famiglia su www.lateladicarlotta.com
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