Cara avvocato,
apprezzo molto la sua rubrica e le scrivo per sottoporle una domanda: mia figlia Elena ha 8 anni. La lascio giocare spesso con il computer portatile. L’altro giorno ha visitato un sito che va per la maggiore tra le ragazzine della sua età. Mi ha detto che per accedere ai giochi era necessario registrarsi, così mi sono seduta al suo fianco. Così ho scoperto che chiedono nome, cognome, indirizzo, data di nascita, l’email di uno dei genitori (ma chi può controllare che sia quella vera?) e soprattutto il consenso obbligatorio per questo: “i tuoi dati saranno trattati per attività commerciali, di marketing, promozionali, statistiche, invio di materiale pubblicitario ed informativo, attività dirette di vendita o di collocamento di prodotti o servizi”. Dopodichè arriva una email all’indirizzo indicato dalla bambina con su scritto: “Sei il genitore? Autorizzi tua figlia a iscriversi? Fai clic qui”. E il gioco è fatto. Subodoro che, oltre a un comportamento profondamente scorretto da un punto di vista etico, ci sia pure qualcosa di illegale. Lei che ne pensa?
Cari saluti, Isabella
Cara Isabella,
da anni oramai l’utilizzo di Internet da parte dei minori è un argomento all’ordine del giorno. Internet è un universo parallelo in cui si può viaggiare senza limiti di spazio e di tempo pur rimanendo comodamente seduti sulla poltrona di casa. Offre tantissime opportunità, purché se ne faccia un uso consapevole; altrimenti può riservare anche brutte sorprese. È per questo motivo che è indispensabile educare a un utilizzo della tecnologia dettato dal buon senso e dalla ragionevolezza: e questo vale soprattutto per i minori che non ne conoscono le potenzialità. È compito dei genitori seguire i figli nell’utilizzo del computer ed educarli alla prudenza nell’accesso alla rete: non deve mai essere un passatempo al pari di un qualunque altro giocattolo. Il 19 novembre 2003 è stato approvato il codice di autoregolamentazione Internet@minori, predisposto da alcuni gruppi di lavoro della Commissione RadioTV presso il Ministero delle Comunicazioni e firmato, oltre che dai ministri Gasparri e Stanca, dai più rilevanti Internet provider e associazioni di categoria. L’obiettivo dell’iniziativa è offrire una maggiore tutela al minore che accede ai servizi online. La sua attuazione pratica consiste nell’applicazione di un “bollino” sui siti degli aderenti, indice della possibile adozione di navigazione differenziata, filtraggi, inibizione della raggiungibilità di contenuti, sistemi di controllo dell’età di chi accede alle risorse dall’esterno e di controllo dell’identità di chi accede alla rete anche tramite Internet point; tracciamento degli IP che accedono ai servizi di pubblicazione. Chi non rispetta le regole verrà giudicato da una commissione interna che, nei casi più gravi, potrà disporre la rimozione del “bollino di qualità”.
Ci sono delle regole ben precise che i vari siti debbono rispettare, è vero: quelle sulla privacy sono una di queste. Qualunque sito deve attenersi al codice adottato dal garante, per non incorrere nelle sanzioni di legge. La qual cosa implica raccogliere informazioni sulla persona che accede al web e richiedere il consenso al trattamento dei dati personali. In particolare, i siti diretti ai minori come quello da lei citato richiedono l’intervento specifico del genitore, proprio perché si presuppone che un adulto “vegli” sulle pagine che il figlio visita. Con la mail da lei riportata (prassi questa assolutamente normale) e la conseguente risposta, il gestore del sito è esonerato da qualunque tipo di responsabilità: che poi la persona che risponde sia effettivamente il genitore del minore o meno è cosa impossibile da verificare (né i vari gestori se ne preoccupano: l’importante è applicare alla lettera la legge che, come spesso accade, è un concentrato di buone intenzioni e di buoni principi che però male aderiscono alla realtà dei fatti). Nulla di illegale quindi. Ben venga peraltro il suo controllo costante. Ogni volta che sua figlia visita un sito verifichi con lei l’informativa sul trattamento, dovrà specificare le informazioni che il sito raccoglie, il modo in cui le utilizza e in particolare se le vende a terzi, le misure adottate per proteggere i minori nelle attività di gruppi di chat e posta elettronica, e dovrà richiedere il consenso verificabile da parte dei genitori prima che il minore diffonda i propri dati personali in linea.