La dermatite atopica, cos’è e come si cura

da | 30 Ott, 2020 | Lifestyle, Salute e Benessere

Un disturbo infiammatorio tipico dell’età pediatrica e della stagione fredda: i consigli di SOSPEDIATRA e della pediatra Maria Luisa Roberti per affrontare al meglio la dermatite atopica

La dermatite atopica, detta anche eczema costituzionale, è una malattia molto diffusa che colpisce circa il 30% dei bambini, specialmente i più piccoli. 

Solitamente appare intorno al primo anno di vita per poi regredire spontaneamente verso i 3 anni; si risolve comunque quasi sempre con la pubertà e sono rari i casi in cui si protrae fino all’età adulta. 

Si manifesta attraverso lesioni cutanee che possono provocare prurito: nei lattanti appare prevalentemente sul viso, mentre nei bambini più grandi negli incavi del corpo, come gomiti e ginocchia.

Come si riconosce

Chiazze eritematose, rosse, umide oppure secche e ispessite: sono queste le caratteristiche principali della dermatite atopica. 

Non è sempre facile distinguerla da altre patologie con sintomi simili; per una diagnosi esatta, meglio rivolgersi al pediatra che a seconda della gravità indirizzerà la famiglia a uno specialista. 

Esistono delle cure?

Dermatite atopica significa anche deficit del funzionamento della barriera cutanea. Per questo motivo gli interventi proposti mirano alla riparazione di tale barriera per poi adottare la terapia specifica al caso. Gli emollienti rappresentano la terapia base per la pelle secca: creme, unguenti, lozioni, schiume o latte. Il trattamento più efficace e comune consiste nell’applicazione di pomate a base di cortisone fino alla scomparsa della dermatite. Quindi si prosegue con l’applicazione di creme idratanti ed emollienti specifiche, per ridurre la frequenza e gravità delle riacutizzazioni, idratare e nutrire la pelle.

La marcia atopica

È vero che la dermatite atopica è un disturbo tipico della prima infanzia, ma può evolvere trasformandosi in allergie vere e proprie. Le dermatite infatti può predire quella che viene chiamata “marcia atopica”, ovvero il manifestarsi di disturbi di tipo diverso nel corso della vita.

Proprio per questo è fondamentale, se la dermatite non scompare spontaneamente dopo il primo anno di vita, la valutazione di altri specialisti – come l’allergologo e l’immunologo – che, se necessario, consiglieranno alcuni test per chiarire le cause possibili. Tra questi test: il prick test cutaneo, la misurazione delle immunoglobuline E (IgE) nel sangue, il test di provocazione orale alimentare (TPO) o il Patch test.

Uno stile di vita sano

La risposta alla domanda “Uno stile di vita sano può influenzare il decorso della dermatite atopica è: sicuramente sì.” È bene dunque evitare l’esposizione a inquinamento atmosferico, fumo di sigaretta, polline e acari della polvere e a temperature eccessiva, che possono contribuire al peggioramento dei sintomi.

Anche lo stress, l’insonnia e lo stato psicosomatico generale possono influire, così come la componente genetica: la dermatite atopica, infatti, si riscontra spesso in più membri della stessa famiglia.
Possiamo invece tirare un respiro di sollievo per quel che riguarda il cibo: non esistono restrizioni dietetiche specifiche associate alla dermatite atopica, che solo raramente è legata ad allergie alimentari.

Consigli utili

Quando sono piccini, ma anche negli anni successivi, meglio evitare bagnetti e docce troppo prolungati e l’utilizzo di detergenti profumati, a cui vanno preferiti prodotti dalla composizione delicata.

Durante l’estate, l’esposizione al sole non è affatto bandita, ma va graduata; i bagni al mare sono da evitare nella fase acuta della dermatite. Bisogna anche fare attenzione a rimuovere la salsedine facendo una doccia subito dopo il bagno in mare.

A casa è bene mantenere una temperatura fresca e un giusto tasso di umidità, evitando di notte le coperte troppo pesanti. 

Per quanto riguarda l’aspetto psicologico infine, è bene parlare con il bambino della malattia e rassicurarlo. E poi, appoggiarsi alla consulenza di diverse figure professionali che aiutano la famiglia tutta a convivere con questa fastidiosa patologia nel modo migliore.

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Questo articolo è stato scritto in collaborazione con SOSPEDIATRA

 

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