La famiglia si fa a tavola: intervista a Carla Tomasini

da | 1 Set, 2022 | Lifestyle, Salute e Benessere, Tutto food

Il momento dei pasti è un’occasione preziosa di ascolto e condivisione: “La famiglia si fa a tavola” è il nuovo contributo di Carla Tomasini per interrogarsi sul comportamento alimentare dei bambini

Riscoprire il momento dei pasti come occasione preziosa per ascoltare i propri bambini e condividere momenti insieme, oltre che per porre le basi per un’alimentazione sana e per un rapporto con il cibo che più che alle quantità guardi all’aspetto relazionale, alla convivialità e alla condivisione. Nel suo ultimo libro La famiglia si fa a tavola. Un viaggio nel comportamento alimentare dei bambini, Carla Tomasini, conosciuta sui social come pediatra Carla ed esperta di nutrizione infantile e a base vegetale, risponde a molte delle domande che ci facciamo – dallo svezzamento alle soglie dell’adolescenza.

I bambini hanno sempre ragione

“Sembra una provocazione, ma è soprattutto un invito a fermarsi e a riallinearci ai tempi dei bambini, che sanno vivere nel ‘qui e ora’ – dice Carla Tomasini -. Per comunicare i bambini usano modalità diverse da quelle degli adulti: il corpo, la gestualità, l’espressione facciale, il loro comportamento ci dicono molto di quello che stanno provando.

In un’epoca che impone spesso ai bambini di essere modelli di perfezione, ricordiamoci che il modo migliore per perseguire uno stato di salute è, invece, l’ascolto: anche se abbiamo sempre poco tempo, non sprechiamo quello dei pasti e usiamolo per ascoltare quello che i bambini ci dicono. E impariamo a fidarci di loro, delle loro sensazioni e azioni, anche nell’approccio al cibo”.

Regole? Facciamo appello al buon senso

Le regole e la routine sono fondamentali per i bambini. Eppure, spesso i genitori hanno paura a dare un contenimento perché temono così di essere “genitori cattivi”. Ma è bene ricordare che l’assenza di regole fa male ai bambini. “Senza indicazioni, avvertono un’assenza e una mancanza di protezione.

Dare regole significa indicare una via. Spesso, poi, basta davvero poco, fare appello al buon senso. A tavola, per esempio, le “regole d’oro” sono davvero poche, da condividere con l’esempio e man mano che i bambini crescono spiegandole loro in modo che le facciano proprie: stare tutti insieme a tavola, sedersi comodi, non scendere dalla sedia per correre mentre si mangia (per evitare il rischio di soffocamento), non sprecare il cibo.

Altre regole e abitudini possono anche non essere sempre uguali: la capacità di ascolto da parte dei genitori è ciò che permette loro di valutare ogni situazione e adattarsi di conseguenza.

Non è solo una questione di calorie

A tavola la quantità conta, ma non è tutto. “Sedersi a tavola non significa portare a casa una certa quantità di calorie e grammature, altrimenti rischiamo di creare una prestazione e non ciò che significa davvero nutrirsi, ovvero costruire un rapporto”.

Ma cosa fare se abbiamo la sensazione che il bambino non mangi abbastanza? O, ancora, è giusto lasciare che si alzi da tavola se non ha finito ciò che ha nel piatto?

“La cosa importante è che i bambini imparino che ogni loro azione ha una conseguenza. Se vogliono alzarsi da tavola senza aver finito, chiediamo loro se sentono il pancino pieno e ricordiamo loro che se più tardi avranno fame non troveranno lo stesso pasto.

Questo li aiuta a riconoscere un bisogno interno e imparare il concetto di sazietà: un apprendimento importante, anche per il futuro, per riconoscere le proprie sensazioni”. E se poco dopo la fine del pasto i bambini tornano alla carica perché hanno ancora fame? “Niente dolcetti, patatine o merendine, in quel caso: meglio un po’ di frutta o verdura”.

Bambini “inappetenti”

A proposito di quantità: valutare eventuali carenze è compito non tanto dei genitori, quanto del pediatra, in base all’andamento della curva di crescita. La cosiddetta “inappetenza”, poi, è una situazione patologica. “Quella che viene descritta come tale, nella maggioranza dei casi, è più una sensazione dei genitori: se la curva di crescita, valutata dal pediatra, è costante, vuol dire che non ci sono problemi”. 

Un momento particolare nel quale può sembrare che “i bambini non mangino” è quello del passaggio dall’alimentazione liquida a quella solida. “Con le classiche pappe i bambini sono molto veloci nel passare al cibo solido perché, in realtà, stanno ancora mangiando qualcosa di molto simile al latte nella consistenza.

Con l’autosvezzamento, al contrario, il passaggio può sembrare più lento, ma i bambini stanno guadagnando maggior autonomia sia nella capacità oro-masticatoria che nella manipolazione del cibo e nell’uso delle posate”. 

carla tomasini

Posate sì, posate no

I bambini possono usare le posate da subito, già dai 9-12 mesi. “Non appuntite e possibilmente in materiali sensoriali come l’acciaio piuttosto che in plastica. Via libera da subito, non appena sono in grado di afferrare gli oggetti e portarli alla bocca, anche al bicchiere.

Il biberon? Nel caso dei bambini allattati al seno, quando non è stato mai utilizzato per il latte, introdurlo per dare l’acqua non ha senso”.

Quei cibi che proprio no

I bambini tendono a non riconoscere i cibi mescolati rispetto ai cibi separati e razionalizzano il concetto di che cosa sono i cibi solo verso i 5-6 anni. È per questo che può succedere che mangino insieme la pasta coi piselli e i piselli da soli no.

Per sicurezza vogliono riconoscere bene quello che hanno nel piatto e in molti casi evitare alimenti verdi, o dal sapore acido o amarognolo. “Per questo i bambini abituati solo ai ‘mescoloni’ (o ai ‘nascondoni’) finiscono a un certo punto per rifiutare i piatti nei quali non capiscono bene cosa ci sia dentro”. 

Se tra i due e i cinque anni proprio non ne vogliono sapere di alcuni alimenti è tutto nella norma. “Più che preoccuparci, abituiamo, piuttosto, da subito i bambini sia ai cibi singoli che ai piatti combinati, perché imparino a riconoscere le possibilità e abbinamenti.

Da questo punto di vista, giocare con il cibo e manipolarlo fin dallo svezzamento è il modo migliore per conoscere gli alimenti nelle loro caratteristiche di colore, odore, sapore e di accostamento”.

Cartoni a tavola: vietati 

Anche quando ci sembra che tv e tablet possono essere un aiuto, ricordiamoci che, invece, non aiutano per niente. “Sono solamente dei distrattori emotivi che focalizzano l’attenzione dei bambini su altro rendendoli inconsapevoli di quello che stanno facendo.

Mentre guardano i cartoni, sono “sconnessi” rispetto all’azione del mangiare e quando torneranno a “connettersi” con il piatto, probabilmente non avranno sviluppato un vero rapporto con il cibo né la capacità di riconoscere il senso di sazietà e i messaggi collegati al cibo che il corpo dà loro.

Il rischio? Che i bambini non sviluppino una corretta capacità di autoregolazione, con conseguenze pericolose sia nella direzione dell’eccesso che dell’eccesso di controllo verso il cibo”.

Carla Tomasini

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