Artisti che rendono vivi angoli anonimi della città, decorandoli con i fiori e generando una nuova idea di arte urbana, viva e colorata
“In questo momento poter godere della bellezza dei fiori è inaspettato come incontrare un unicorno a spasso per la città”, dice Lewis Miller.
Vivere in città, guardare dalla finestra e vedere cemento, auto incolonnate in scale di grigio. Oppure. Guardare dalla stessa finestra, nella stessa città, e vedere le stesse auto incolonnate che ruotano intorno a un’aiuola piccola, un po’ striminzita, ma colorata. Molto colorata.
Probabilmente i nomi di Azuma Makoto o di Geoffreoy Mottart, fiorista di Bruxelles che decora i monumenti della sua città con barbe e corone di fiori non ci dicono molto, ma sono artisti veri. Di professione vivaisti o designer, ma anche creatori di una nuova arte urbana. Adocchiano una cabina telefonica, una fermata del bus, un anonimo angolo di tessuto urbano. E lo rendono vivo, desiderabile, unico.
Creatività effimere e strabilianti
Le installazioni temporanee sono belle proprio per questo. Non deturpano, ma anzi ci colpiscono perché sono delicate, puntuali, inaspettate. Le vedi, le fotografi, le commenti.
E che dire di Lewis Miller? A New York le sue opere “instant” sono già apprezzate da anni, ma in questi ultimi mesi sono ancora più umane, palpitanti, ricche di significante e significato.
Proprio pochi giorni fa, Miller e il suo team hanno ricoperto un lampione all’esterno di un ospedale della City con una profusione di fiori dalle varie tonalità di rosa.
Appena il tempo di uno scatto per Instagram e l’opera è stata smantellata, non avendo i permessi per essere realizzata. Ma qui arriva il genio: l’opera è stata immediatamente trasformata in una serie di fiori in vaso o mazzolini di fiori sfusi da donare a infermieri, medici e operatori sanitari impegnati nella lotta più importante del nostro secolo.
Sono piccoli gesti di cittadinanza che aiutano a scaldare il nostro cuore e quello del vicino, oggi forse un po’ più “lontano”.