Parlare e leggere alla pancia per iniziare a conoscersi rimane impresso nella memoria prenatale
La pancia della mamma come luogo in cui si fanno esperienze, si creano legami e, un pezzettino alla volta, si costruisce la memoria dell’essere umano che sarà. Vanno in questa direzione gli studi più recenti che indagano la vita intrauterina. E che parlano di una vera e propria “memoria prenatale“.
Ricordi inconsci associati, per lo più, alla voce materna che suggeriscono l’importanza di iniziare a parlare (e a leggere) al bambino già durante la gravidanza per iniziare a conoscersi meglio.
Ne abbiamo parlato con Alessandra di Fazio, psicologa e psicoterapeuta familiare, esperta in psicologia perinatale, autrice di “Letture alla pancia”, un e-book con le illustrazioni di Silvia Farina che spiega che cos’è la memoria prenatale e contiene una piccola favola da leggere al pancione.
I ricordi della vita intrauterina
Davvero possiamo parlare di una “memoria prenatale“? “Sì, gli studi scientifici più recenti hanno rilevato una straordinaria predisposizione relazionale del feto. Ci dicono che il feto è dotato di una sensibilità articolata e differenziata, che ha, cioè, una vita psichica ed è in stretta relazione con la madre e l’ambiente in cui la madre vive.
Già all’interno dell’utero, il bambino inizia a comporre degli schemi inconsci di comportamento, che poi si porterà dietro per tutta la vita. Questo vuol dire che il feto è in grado di memorizzare, ha delle capacità di apprendimento e prova delle emozioni già nella pancia della mamma.”
Ma cosa ricordano della vita intrauterina i bambini? “Ovviamente non è un ricordo consapevole, sono esperienze che vivono dentro di noi: nei sogni, nelle sensazioni corporee, nelle aspettative emotive possiamo trovare tracce del nostro passato e dei primissimi vissuti prenatali. Gli studi che parlano dell’esperienza fetale ci dicono che è soprattutto la voce della madre a rimane impressa nel cervello.
Sono stati analizzati, per esempio, la suzione e la reazione cardiaca del neonato alle voci esterne: con la voce materna si assiste nel bambino a un aumento del battito, ciò significa che il neonato associa la voce della mamma a qualcosa che ha già sentito e che lo rassicura.”
Parlare con il bambino
Se e così, allora, già durante la gravidanza ha senso “parlare” con il proprio bambino? “Spesso si pensa di instaurare il rapporto con il bambino solamente dopo che sarà nato. Invece, questi studi ci confermano che il feto è capace di instaurare una capacità relazionale. Ecco perché i nove mesi possono essere un’occasione per avviare un primo legame positivo con mamma, papà e fratellini, se ci sono, attraverso la voce e la parole, che esprimono emozioni. “
Come possono essere coinvolti in questa comunicazione i papà? “Gli stessi studi hanno confermato che il feto riconosce anche la voce dei papà: anche per loro è importante parlare, leggere filastrocche o poesie alla pancia. Anzi, questo può essere un modo per rendere più tangibile una relazione che sembra non esserci finché il bambino non nasce e che invece c’è già.“
Parlare alla “pancia” può non venire spontaneo a tutti. Come fare se c’è questa difficoltà? “Per esempio, iniziando a includere anche il bambino nel racconto della giornata di mamma e papà o coinvolgendolo, come se fosse già lì presente, nei preparativi per il suo arrivo o raccontandogli come nasce la sua famiglia. Questo è un modo anche per mamma e papà per ritagliarsi un momento di condivisione su quelle che possono essere paure e aspettative collegate alla genitorialità“.
Leggere e ascoltare musica
E la lettura? “La lettura prenatale è uno strumento utile di comunicazione e di contatto, che aiuta lo sviluppo emotivo e cognitivo del feto e a relazionarsi con lui. La mamma, attraverso la lettura, si rilassa e il bambino è lì ad ascoltare.
Riprendere poi quelle stesse letture dopo la nascita non può far altro che avvicinarli perché entrambi si riconosceranno in un momento che hanno già vissuto. È sicuramente un’esperienza che aiuta l’instaurarsi della relazione di attaccamento tra genitore e bambino”.
Ma cosa possiamo leggere alla pancia? “Filastrocche, poesie, favole: tutto ciò che piace a mamma e papà e che avranno piacere di fargli o farle ascoltare anche dopo la nascita. La cosa importante è che in questa comunicazione siano prima di tutto mamma e papà a stare bene e a sentirsi a loro agio.”
E la musica? “Vale lo stesso discorso. L’ascolto regolare della musica aiuta a ridurre ansia e stress ed è utile a far vivere un momento di rilassatezza alla mamma e di conseguenza anche al bambino. “
Qualche consiglio di lettura
“Letture alla pancia“, di Alessandra di Fazio, illustrazioni di Silvia Farina
“Mammalingua. Ventuno filastrocche per neonati e per la voce delle mamme“, di B. Tognolini, P. Valentinis – Il Castoro
“La prima volta che sono nata“, di V. Cuvellier e C. Dutertre – Sinnos
“Canti dell’attesa“, di S. Giarratana – Il Leone Verde