La storia di Mariangela è – come tutte le storie della rubrica “Matrigna”- provvisoria, in pieno svolgimento e trasformazione. È dolorosa, e piena di SE
Matrigna | Patrigno: non è un mestiere facile e bisogna pure cambiargli nome. Una rubrica per riflettere su nuove figure genitoriali, stereotipi e famiglie di oggi – Hai anche tu una storia da raccontare? Scrivi a: silvia.cannarsa@gmail.com
Mariangela è una persona che si è fatta molte domande nel corso della vita, frequenta una psicologa che la aiuti a gestire le sfide che sta attraversando. Ha provato a non trincerarsi nelle sue convinzioni. E le sue conclusioni sono forti, e per fortuna, proprio come le storie, sono in continua evoluzione. “Siamo così impegnate a farci amare dai figli dei nostri compagni, che ci dimentichiamo che dobbiamo imparare ad amarli a nostra volta”.
La storia di Mariangela
Mariangela ha sempre pensato di poter amare le figlie di suo marito. Anche da matrigna.
Quando ha sposato Dario aveva una trentina d’anni, e lui aveva già due figlie, una di cinque e una di tre anni. Fin da subito la coppia ha rispettato la richiesta della madre di non includere Mariangela nella vita delle bambine, e per anni non si è fatta conoscere, se non qualche rara apparizione.
Poi, col passare degli anni, il coinvolgimento di Dario è cambiato nella vita delle sue figlie, e così quello di Mariangela che poco a poco è stata accettata dalle ragazze. Ha cercato di avere un ruolo lontano dal ruolo di mamma, ma presente. Vicina.
“Non era facile capire quale fosse il mio ruolo, cosa potessi dire e cosa no. Quale posto occupare, anche fisicamente. Non ci sono mai stati abbracci, dimostrazioni fisiche di affetto”.
Nonostante le difficoltà, Mariangela era certa di esserci riuscita: l’adolescenza è stata un bel periodo. “Pensavo di aver costruito un legame sincero con le ragazze, diventate ormai adulte. Una grande famiglia allargata, marito, figlie acquisite, un cane, una bella casa e un lavoro impegnativo. Eppure, sentivo che c’era qualcosa che non tornava. A volte avevo la sensazione di non essere voluta, di essere di troppo”.
Recitare in uno spettacolo in cui tutto va bene
Quella sensazione è esplosa nell’ultimo anno. È stato il matrimonio della figlia maggiore a far deflagrare tutto. In un momento di grande tensione emotiva, concitazione e emozione, le cose che Mariangela percepiva solo come lateralmente fastidiose, il non essere inclusa in alcune conversazioni, nelle foto di famiglia, in alcune decisioni, hanno improvvisamente preso una dimensione ingombrante.
“Ho cominciato a rendermi conto che c’era qualcosa di irrisolto nel rapporto tra Dario e le sue figlie, e che questo aveva continuato a crescere tra di loro, in silenzio, travolgendo anche il rapporto che io avevo con le ragazze”.
Nessuno aveva mai voluto parlarne, nessuno aveva mai fatto cenno alla cosa.
“Adesso so che per paura, per timore di non essere accettata, per non fare troppi danni, per non dare troppo fastidio, non mi sono fatta conoscere per chi sono veramente. Ho indossato una maschera e cominciato a recitare dal primo momento. Uno spettacolo in cui tutto andava bene, non c’era mai niente di cui preoccuparsi.
Forse è meglio dimostrare di essere esseri imperfetti, ma che vogliono bene. Che magari non ci saranno in qualsiasi occasione e non sapranno risolvere tutti i problemi, ma che almeno sono reali”.
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