La scienza del cervello 

da | 15 Giu, 2021 | Libri, Lifestyle, Salute e Benessere

Cosa raccontano le neuroscienze sullo sviluppo del cervello? E cosa possono fare i genitori per favorire questo processo? Ce lo spiega il professor Luca Bonfanti

Cosa c’è nella testa dei nostri figli? E come si sviluppa il cervello dei bambini? Non c’è curiosità più grande per un genitore e non c’è campo di indagine più affascinante di questo organo che è l’origine di ogni nostro pensiero e azione.

E per indagare l’argomento abbiamo intervistato il professor Luca Bonfanti, neuroscienziato specializzato nello studio della plasticità cerebrale.

La prospettiva delle neuroscienze

Una premessa, innanzitutto. “La prospettiva delle neuroscienze è diversa da quella della psicologia – non indaghiamo il comportamento delle persone ma quello dei neuroni e delle loro connessioni, con un taglio neuro-biologico – dice il professor Bonfanti -. Studiamo il cervello, che io considero come l’oggetto biologico più complesso e affascinante dell’universo a noi conosciuto”.

Ci racconta come si forma e si sviluppa il cervello? “Lo sviluppo cerebrale inizia già durante i mesi della gravidanza: durante la vita intrauterina, infatti, si generano gran parte dei 90 miliardi di neuroni che possediamo da adulti e iniziano a formarsi dei collegamenti tra loro. Alla nascita il cervello è già formato ma il suo sviluppo non si ferma qui.

È infatti dotato di eccezionale plasticità: nei primi sei anni di vita il cervello raddoppia addirittura di volume e si formano connessioni neuronali che saranno fondamentali nel corso della vita. Altre connessioni invece vengono eliminate – quelle non necessarie e meno utilizzate: anche questo processo, detto pruning sinaptico, è molto importante. Insomma, i primi anni di vita sono in assoluto i più vitali ed essenziali da questo punto di vista”.

La plasticità cerebrale

Il professor Bonfanti è specializzato nello studio della plasticità cerebrale: di cosa si tratta? “Per plasticità intendiamo la possibilità di cambiare struttura e funzione del cervello, una capacità straordinaria che questo organo possiede e che è massima nei primi anni di vita. Lo sviluppo del cervello prosegue fin nell’adolescenza, periodo durante il quale finisce di formarsi la corteccia prefrontale.

La plasticità è quindi massima fino ai 20 anni circa e poi diminuisce con l’età, progressivamente, pur senza mai fermarsi del tutto, il che è assai confortante! La plasticità è guidata dall’esperienza: e questo fa capire la grande importanza formativa di questi anni.

La lunga fase di crescita e sviluppo del cervello è una caratteristica dei primati e in particolare della specie umana, in altre specie animali il cervello si forma in un tempo molto più breve. Insomma, abbiamo dalla nostra un percorso lungo che se sfruttato bene porta a grandi risultati!”.

Il bambino è il padre dell’uomo

Dal neonato che crea neuroni e connessioni al ragazzino che ancora crea e stabilizza circuiti nel cervello, i primi anni di vita sono un periodo di grande opportunità e sensibilità.

E dal punto di vista del genitore una responsabilità, perché con le giuste attenzioni possiamo favorire un corretto sviluppo del cervello. “Noi nasciamo con cervelli simili, ma sono gli stimoli del mondo che circonda a dare un grande contributo allo sviluppo di questo organo favoloso e a renderlo unico in ognuno di noi.

La plasticità del cervello diminuisce drasticamente negli adulti, per cui quello che si è fatto nei primi anni risulta fondamentale (nel bene e nel male). In tal senso, è proprio vero quel che diceva un verso della poesia Arcobaleno di William Wordsworth: ‘Il bambino è il padre dell’uomo’: un modo mirabile per sintetizzare l’importanza di quanto si fa e si apprende da bambini nel costruire gli adulti che saremo”.

Buone abitudini

Se la plasticità del cervello è guidata dall’esperienza, in che modo il nostro stile di vita, le nostre abitudini la possono influenzare?

“Tra le novità degli studi nel campo della neurobiologia c’è la conferma che possiamo modificare la nostra plasticità cerebrale nel corso della vita attraverso le esperienze: l’aspetto davvero positivo è che questa plasticità non si arresta con l’adolescenza, ma prosegue, anche se in maniera molto meno spettacolare nel corso della vita adulta.

Una delle scoperte più recenti è il ruolo dell’attività fisica -aerobica – che contribuisce in modo fondamentale al benessere cerebrale, oltre, ovviamente, allo sforzo intellettuale. Quindi, se vogliamo tenere in forma il nostro cervello è importante, per tutta la vita, muoverci costantemente, provare a fare cose che non sappiamo fare, tenere sempre alta la curiosità, evitare lo stress cronico.

Una raccomandazione: fare tante cose non basta, bisogna farle con spirito critico e grande motivazione!”.

sviluppo celebrale

Un ambiente arricchito

Tornando a bambini e ragazzi, qual è il consiglio da dare ai genitori? “Fare in modo che i propri figli crescano in un ambiente arricchito, ossia ricco di stimoli, spunti, spazi in cui fare e pensare cose nuove.

Seguire in famiglia uno stile di vita corretto, fatto di tante letture, esperienze che aprono la mente, socialità. Sicuramente tutto questo favorisce un corretto sviluppo delle potenzialità cerebrali. Al tempo stesso, però, bisogna trovare un corretto equilibrio tra una buona dose e un eccesso di stimoli, che non solo non serve, ma è proprio da evitare. I giovani non beneficiano di giornate troppo piene di corsi, attività, impegni.

È importante lasciare anche dei momenti vuoti, uno spazio per la riflessione o addirittura per la noia, che sono i momenti in cui si consolida quanto appreso. E non dimentichiamo il ruolo fondamentale del sonno per il benessere cerebrale e per la memoria: fateli dormire questi figli!”.

Tanti genitori si preoccupano dell’utilizzo eccessivo degli smartphone, hanno ragione? “I problemi nel rapporto con i telefonini sono principalmente due: da un lato l’assuefazione, dall’altro la passività. Sui cellulari si è trasferita tanta socialità dei ragazzi, è vero, e si trovano tantissime informazioni. Però è tutto molto superficiale, si scorre, si crede di aver capito, non si approfondisce.

E quindi quanto si apprende è molto più labile. Ci sono degli studi che dimostrano che quanto letto o studiato su un libro si ricorda molto meglio rispetto a uno schermo e anche scrivere a mano sviluppa meglio il cervello rispetto alla tastiera. Insomma, teniamo presente questi aspetti. E poi siccome i figli imparano dai genitori, diamo il buon esempio, magari limitando anche noi l’uso del cellulare!

Non dimentichiamo che con lo sviluppo cerebrale, grazie alla plasticità, cresce anche la personalità di ogni individuo e si consolidano i valori importanti nella vita”

Cosa c’è nella mia testa? – Il libro che ti spiega tutto sul cervello

Domande che fanno nascere altre domande, ci fanno riflettere, stimolano il desiderio di conoscenza: è questo lo spirito da cui trae origine una nuova enciclopedia per ragazzi, “Le 15 domande”, edita da Il Castoro, ideata e scritta da Pierdomenico Baccalario e Federico Taddia. 15 libri, 15 temi, 15 esperti: libri scritti per i ragazzi ma interessanti per tutti. Una sorta di utile cassetta degli attrezzi per orientarsi nella complessità del mondo, perché non c’è argomento inaccessibile se si trova il modo giusto per comunicarlo.

Cosa c’è nella mia testa? è uno dei primi volumi usciti per Le 15 domande ed è scritto da Baccalario e Taddia insieme al professor Bonfanti: un affascinante viaggio nel nostro cervello, alla scoperta dell’origine dei nostri pensieri. Un libro ricco di informazioni scientifiche e presentato con un taglio estremamente accattivante, ricco di informazioni e curiosità. Un’ottima lettura per tutti!

il castoro

 

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