In Italia si scende in piazza per salvare tre giorni di permesso per i neopapà, mentre nel resto d’Europa si cerca di equiparare i congedo (e quindi la presenza) dei papà a quelli della mamma. Ora è la volta della Spagna. Perché non prendere esempio?
Il decreto legge
È stata diffusa il 1° di marzo la notizia secondo la quale il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato un decreto legge per l’ampliamento del permesso di paternità in maniera progressiva fino a sedici settimane, al 100% dello stipendio. E di sedici settimane, sei sarebbero obbligatorie. La proposta, annunciata dalla vicepremier e ministra all’uguaglianza, Carmen Calvo, vuole equiparare i congedi di paternità con quelli di diritto alle mamme e così favorire la corresponsabilità genitoriale e una più equa divisione del lavoro di cura. “La maternità non può essere un’arma contro lo sviluppo lavorativo e civico delle donne, ma deve essere una scelta libera”, ha detto la Calvo, “per cui dobbiamo farci tutti corresponsabili”.
L’evoluzione dei diritti in nome della parità
In Spagna fino a questo momento, i padri avevano diritto a permessi volontari e intrasferibili di cinque settimane. Gradualmente, secondo questa legge, le cose cambieranno. Nel 2021 le madri disporranno di sedici settimane, delle quali le prime sei obbligatorie intorno alla data della nascita del figlio e le dieci settimane restanti saranno volontarie e intrasferibili al padre. La stessa cosa, però, varrà anche per i padri, che dovranno godere delle sei settimane di congedo obbligatorio.