Le mamme sono stanche perchè hanno la vita piena e devono cercare di coinciliare lavoro e vita familiare, a cui si aggiunge la stanchezza da ipervigilanza cronica
Le mamme sono stanche in tante forme. C’è la stanchezza da notti insonni, da taxista che accompagna i figli a tutti gli impegni settimanali, da “vorrei un minuto di silenzio, per favore”. Stanchezza da inserimento, da svezzamento, da allattamento a richiesta, da malanni autunnali, e tante altre. Poi, c’è lo stress da ipervigilanza.
Stanchezza da ipervigilanza
La stanchezza delle mamme è anche da ipervigilanza dunque. Si tratta di quell’istinto animale, di protezione e difesa, che ogni mammifera sente nei confronti del proprio cucciolo. Quell’istinto è la causa di una costante sensazione di affaticamento e carico mentale. Praticamente è quel campanellino di allerta perenne, quell’attenzione neanche troppo ansiogena di controllare che al bambino non capiti nulla di pericoloso, che non sia a disagio, che non si faccia o ci rimanga male. È uno stato d’essere che si attiva nel momendo in cui si diventa madri e, chi più chi meno, ipervigilanti ci diventiamo tutte.
Quando scatta l’ipervigilanza
Lo stato di allerta delle mamme è in essere H24, sempre ai livelli massimi. Per questo motivo gli esperti paragonano l’ipervigilanza materna alla costante allerta dei soldati in missione che monitorano l’attacco nemico. Non è necessario che capiti qualcosa di molto grave o di molto rischioso perché l’ipervigilanza si attivi, e non riguarda solo le mamme ansiose poiché lo stato di allerta della genitrice è costante e si nasconde dietro ogni piccolo gesto. È in ogni attenzione che si rivolge al più o meno piccolo; già perché l’ipervigilanza si vive anche nei confronti dei figli ormai cresciuti. È ipervigilanza verificare che il bebè abbia fatto il ruttino o che respiri durante il pisolino. Controllare che non ci siano vetri nei giardini dove corre, che non si sia tolto le cinture del seggiolino. Assicurarsi he non abbia fatto la cacca, che abbia fatto i compiti, che ci sia tutto nello zaino. Che non abbia fame, che non abbia sete, che non sia stanco, triste, eccetera eccetera.
Che stress
Tutto questo è stressante anche se pare del tutto naturale e a volte sembra non essere così affaticante. Preoccuparsi, o semplicemente vigilare e controllare, alza i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che a lungo andare porta sensazione di stanchezza cronica, di debolezza, anche malumore. Cosa fare? Rilassarsi, fare yoga, cercare di dormire e delegare migliorano il nostro stato di salute percepito, ma non guarisce: ipervigilanti si resta.
Un libro illustrato per ironizzare la stanchezza delle mamme
C’è un libro meraviglioso, che fa tanto ridere (forse più le mamme dei bambini). Si intitola “Il pisolino delle mamme”, di Agnès Martin e Olivier Tallec, edito da Edizioni Clichy. Parla di mamma coccodrillo che passa le giornate a spazzolare il centinaio di denti di ciascuno dei tre coccodrillini, a portare loro cosce di gazzelle e succhi di serpenti, pronta a correre per ogni urgente, indispensabile, irrefrenabile bisogno dei suoi piccoli. Poi c’è mamma elefante che vigila sul pisolino dei suoi tre piccoli nel caso in cui avessero caldo, o male a una zanna o paura del leone. Poi c’è mamma scimmia sempre attenta a evitare che le tre piccole scimmiette non finiscano nei guai. Le mamme però avevano un urgente, indispensabile, irrefrenabile bisogno di fare un pisolino. Ognuna di loro raccomanda ai propri piccoli: “Comportatevi bene! Vado a fare quattro passi, mi sgranchisco un po’ le zampe e ritorno”. Ed è così che si ritrovano e si addormentano per molto molto tempo. Quando si svegliano, i cuccioli sono lì a cercarle e non sono più così piccoli e finalmente da allora, ogni giorno, anche le tre mamme fanno un pisolino insieme ai nove cuccioli.