Avete mai sentito di un papà che prende i permessi per l’allattamento? Nell’ottica della parità dei diritti e dei doveri, è una delle conquiste legali più recenti. “Quando la mia compagna è rimasta incinta della nostra prima figlia – ci racconta Marco, papà di due bimbi di 2 anni e mezzo e 4 mesi – abbiamo iniziato a informarci sui nostri diritti. Lei non poteva usufruire dei permessi per l’allattamento, perché era una lavoratrice autonoma iscritta a una diversa cassa previdenziale, così abbiamo convenuto che fossi io a fare domanda. Per il secondo figlio fare la richiesta è stata una decisione automatica”.
Com’è stato comunicare al lavoro che saresti entrato in allattamento? “Lavoro per una azienda partecipata ad azionariato pubblico, quindi l’atteggiamento è abbastanza conciliante – continua Marco -. Immagino sia diverso nel privato, anche se non credo esistano motivi professionali sufficientemente importanti per rinunciare a questa opportunità. I miei colleghi i primi giorni mi hanno preso in giro, chiedendo foto di me che allattavo. Forse le reazioni più strane le hanno avute proprio gli operatori dell’Inps a cui mi sono rivolto, che non avevano neanche troppa dimestichezza con la documentazione per la domanda”.
È stato sufficiente andare in una sede Inps per fare la domanda? “Sì. Devo dire che rispetto alle mamme, che possono comunicare i giorni di permesso direttamente al datore di lavoro, per noi papà è meno immediato perché bisogna andare di persona all’Inps e comunicare il calendario dei riposi e ogni sua modifica all’occorrenza, dal terzo al dodicesimo mese di vita del figlio”.
E gli altri papà come commentano? “La maggior parte delle persone mi guarda un po’ stupita quando dico che ho l’orario ridotto per l’allattamento. In tanti non lo sanno e gli devo spiegare io che i padri lo possono prendere al posto della madre. L’allattamento non si può prendere se ne usufruisce la compagna, ma molti papà mi dicono che non potrebbero prendere quelle ore di permesso perché al lavoro non sarebbe una scelta ben vista, oppure perché nessun collega maschio ne ha mai fatto domanda prima. Devo dire però che le più stupite sono le altre mamme”.
Per te cosa significa prendere l’allattamento? “La mia compagna non amerebbe questa mia affermazione, ma mi fa sentire un po’ ‘mammo’. Vivere più tempo con i miei figli nel loro primo anno di vita, nel pieno della loro scoperta e determinazione, è impagabile. I rapporti si costruiscono anche in base alla quantità di tempo condiviso e quando io passo più tempo con i miei figli sento che impariamo a conoscerci meglio e a stare insieme. Poi mi piace pensare di aiutare la mamma e alleggerirla in parte del lavoro di cura, che di fatto spetta anche a me”.
Per esempio, cosa fai con i tuoi figli quando arrivi a casa presto per stare con loro? “Nulla di speciale. Giochiamo, andiamo nell’orto o in bici, magari recupero la più grande se è dai nonni o semplicemente li metto a nanna per il pisolino o cambio due pannolini in più di quello che farei tornando più tardi”.
La tua compagna che dice? “Appena apro la porta me ne sporge almeno uno, se non tutti e due, dicendo ‘Eccoli!’. Lei lavora da casa e deve inventarsi grandi equilibrismi per cercare di farlo se è da sola con i due piccoli. Quando arrivo a casa le dò il cambio e le consento di lavorare. Sia con la prima figlia che adesso con il secondo, il mio allattamento le ha permesso di non lasciare mai il lavoro, di continuare a tenere i suoi clienti senza stare troppo tempo fuori dal circuito lavorativo, che per una libera professionista è un po’ rischioso. Lo fa però senza dover delegare l’educazione dei nostri figli a persone terze, cosa che per noi è molto importante soprattutto per i primi anni”.
Quindi, a conti fatti, se il papà allatta ne gode tutta la famiglia? “Certamente. In questo momento noi non riusciremmo a pensare a una soluzione diversa per la nostra famiglia. È una possibilità bella e tutti i papà dovrebbero avere il piacere di provarla”.
Cos’è l’indennità di allattamento
Si chiama “Indennità per riposi per allattamento” ed è una misura economica erogata dall’Inps. Sostituisce in parte la retribuzione della lavoratrice (o del lavoratore) permettendo di prendere qualche ora di permesso (due ore se l’orario contrattuale di lavoro è pari o superiore alle sei ore giornaliere; una se inferiore) per l’allattamento nel primo anno di vita del figlio.
Spetta alle lavoratrici dipendenti, alle lavoratrici agricole a tempo determinato che hanno lavorato per 51 giornate nell’anno precedente, alle lavoratrici socialmente utili (LSU) o dei servizi di pubblica utilità (APU). Spetta ai padri lavoratori dipendenti, se il figlio è affidato solo al padre; se la madre è lavoratrice dipendente ma non fruisce dei riposi; se la madre è lavoratrice autonoma o se è gravemente malata. Tutte le informazioni per richiederlo si trovano sul portale www.inps.it.