Lasciali scegliere

da | 19 Apr, 2023 | Lifestyle

Decidere da soli: una guida alla capacità di scegliere, che abbiamo tolto ai nostri figli

“Prof, ma secondo lei posso fare l’occupazione”? A chiederlo, di fronte a scuola, due ragazze di quindici anni, seconda superiore. Hanno l’aspetta da giovani adulte ma non riescono a scegliere e a mascherare l’incertezza di chi è ancora molto più piccolo. L’insegnante le guarda sorridendo e risponde che le dispiace, ma no, questa volta non può proprio dare consigli. 

Le ragazze hanno di fronte un’occasione preziosa: per una volta possono fare una scelta in prima persona. Per una volta possono mettere alla prova direttamente la loro capacità di giudizio, fare magari un errore e sperimentare la forza di pagare eventuali conseguenze. 

La gioventù non scusa, ma dà diritto all’errore

Avere la possibilità di scegliere. Decidere da soli. Ecco qualcosa che abbiamo progressivamente tolto ai nostri figli. Li abbiamo seguiti, curati, amati (a volte troppo) e aiutati anche troppo a sorpassare ogni difficoltà, senza però lasciare loro la possibilità di scegliere, né di sopportare le conseguenze di una scelta sbagliata.

Dalla scuola al cibo, dallo sport agli amici, siamo sempre più noi genitori che ci sostituiamo a loro per decidere cosa è meglio. Lo facciamo spesso in buonissima fede, in fondo agiamo per il loro bene e abbiamo dalla nostra parte l’esperienza. Ma se non lasciamo spazio ai piccoli per scegliere da soli, non gli permetteremo mai di acquisire la stessa esperienza, né di sviluppare le capacità che in futuro gli permetteranno di evitare i grandi errori, a volte irreparabili. Perché per scegliere bene bisogna aver scelto – molte volte – male. 

Fuori dalla comfort zone

Scegliere significa esporsi al rischio di sbagliare. L’errore fa parte di noi, del nostro processo di crescita. Commettiamo errori ogni giorno e ogni giorno siamo chiamati a correggere il tiro per risolvere i problemi che la vita ci pone di fronte, in tutte le situazioni, dallo studio al lavoro.

Un grande pilota italiano di Formula 1, Mario Andretti, diceva: “Se hai tutto sotto controllo, significa che non stai andando abbastanza veloce”.

Se applichiamo questo concetto alla scuola, al lavoro e alla vita di tutti i giorni dobbiamo accettare che si commettano errori, anzi si devono commettere errori, perché solo così si imparano cose nuove. Rischiando.

Questo non significa essere noncuranti o decidere di sbagliare volontariamente. Significa lasciare spazi di libertà, territori inesplorati per i giovani in modo che possano fare gli errori e anche accettarli. Se non commettono mai errori, significa che “vanno troppo piano”, che non osano abbastanza e che, in fondo, imparano poco, perché preferiscono rimanere nella loro comfort zone.

La ricerca dell’errore

Scegliendo si fanno errori di ogni tipo. Errori di ingenuità, di pigrizia, di valutazione, di disattenzione.

I programmatori informatici sanno che una fase di sviluppo importantissima è quella del debugging, cioè il momento della ricerca degli errori commessi e sfuggiti all’attenzione. Scoprire i propri errori e correggerli permette di imparare a fare le cose in modo corretto, a “sbagliare bene”. 

Liberiamo i ragazzi dal senso di colpa dell’errore e del fallimento. Per crescere bisogna scegliere, bisogna sbagliare, bisogna alzarsi e riprovare, ripetendo il ciclo tante volte quante sono necessarie per ottenere il risultato migliore, quello che vogliamo e che ci soddisfa.

Il problema è che questo processo richiede tempo. Non si impara a scegliere da un giorno all’altro, così come non si riconoscono i propri errori in tempi brevi. Bisogna osservarsi, analizzarsi e comprendersi, a volte da soli e a volte aiutati da persone che ci vogliono bene.

Tanti tipi di scelta

Il miglior aiuto che possiamo dare a un bambino è lasciargli spazio fin da piccolo per fare scelte. Qualcuna sarà azzeccatissima, qualcun’altra sarà disastrosa, ma anche in questo caso non bisogna spaventarsi. Meglio sbagliare disastrosamente da piccoli che da grandi.

Lasciamo dunque ai bambini le piccole scelte delle decisioni quotidiane. Come mi vesto? Cosa mangio a colazione? Mi sveglio in anticipo o in ritardo? Mi preparo la cartella o no? Faccio i compiti? Vado o non vado a in piscina? 

Prendiamoci tempo per osservare e per discutere su ciascuna di queste scelte, aiutando a capire quali sono le conseguenze che possono avere a breve e a lungo termine. 

Teniamo presente che ognuno di noi ha un proprio modo di effettuare le scelte. C’è chi lo fa in modo più o meno rapido. Chi è impulsivo e chi è l’eterno indeciso, chi si affida agli altri e preferirebbe non scegliere mai, chi si fa influenzare dagli amici, chi segue ciecamente i social media.

Riconosciamo i modi in cui effettuiamo le scelte: scopriremo che se ci facciamo sempre influenzare dagli altri potremmo non provare mai una reale soddisfazione. O che essere indecisi comporta il rischio di non fare in tempo a fare la scelta. Qualcuno può essere molto felice a mangiare sempre il gelato panna e cioccolato, ma così facendo non oserà mai assaggiare la fragola e, forse, perde qualcosa di bello nella vita. 

Lo studio della marmellata

Quando ci sono troppe opzioni, il processo di scelta può bloccarsi. Invece di fare scelte migliori, di fronte all’eccessiva varietà proviamo provoca confusione e frustrazione e spesso veniamo sopraffatti. 

Un classico esperimento di marketing è quello delle marmellate: in un negozio di alimentari vengono esposte sei tipi differenti di marmellata. Dopo una settimana i tipi di marmellata aumentano: i clienti ne troveranno 24 diverse sugli scaffali. Secondo voi compreranno di più o di meno? 

I risultati dell’esperimento sono curiosi. Con poche marmellate esposte, ci sono meno clienti che si fermano a osservare i prodotti, ma un numero maggiore procede all’acquisto. Con molte marmellate esposte, più clienti si fermano a osservare, ma quasi nessuno acquista. Perché?

La risposta è che amiamo avere molte opzioni fra cui scegliere, ma una eccessiva varietà blocca il processo decisionale. Paradossalmente avere troppe opzioni di scelta è come non averne alcuna. Dunque, mentre alleniamo il processo di scelta dei bambini, è meglio restringere il campo poche opzioni, tre o quattro, scartando per prime quelle che poco convincenti e solo successivamente procedendo alla scelta definitiva.

 

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