Le mani dei bambini sono uno strumento di conoscenza potente: organi di informazione, di senso e relazione, tracciano incontri con il mondo, esplorano materiali e consistenze. Hanno bisogno di allenamento, esercizio e ripetizione: lentamente, con pazienza, affinano movimenti sempre più precisi e complessi come aprire e chiudere, tirare, spingere, riempire e svuotare. A volte narrano storie, con gesti che sembrano delle danze, accompagnando la voce dei bambini anche là dove mancano le parole. Spesso considerata inferiore alla mente, la dimensione motoria è invece fondamentale per lo sviluppo cognitivo: l’apprendimento è collegato all’esperienza diretta, sensoriale. La mano forma il pensiero mettendolo in relazione con l’ambiente: coordinare visione e prensione per afferrare un oggetto che dondola sulla culla, scoprire la consistenza di un velo di farina sparso su un tavolo, travasare con la pinza piccoli oggetti, allacciare un bottone, svitare il tappo di una bottiglia, sono esperienze che escono dall’ordinario per diventare conoscenza.
Già Maria Montessori individuava nel coinvolgimento diretto del bambino e nella competenza manuale delle componenti fondamentali per l’apprendimento: il movimento costruttivo, non casuale né disordinato, che il bambino compie sugli oggetti è guidato da scopi precisi, anche se a volte non comprensibili per l’adulto. “La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente”, (“Il Segreto dell’Infanzia”, Maria Montessori).
Nelle scuole Steiner-Waldorf, il lavoro manuale accompagna il bambino fin dai primi anni: chi muove in modo preciso le mani, sa penetrare l’essenza delle cose. Se qualcuno usa in modo maldestro le dita, ha anche idee e pensiero poco malleabili, sosteneva Rudolf Steiner. E anche i più recenti studi neuropsichiatrici mostrano come, attraverso l’osservazione e il movimento, vengano elaborati principi astratti necessari per lo sviluppo cognitivo. Tramite l’osservazione e l’azione, il bambino realizza apprendimenti, memorizza pacchetti di informazioni procedurali che nessuna spiegazione astratta potrebbe dare, costruisce repertori di movimenti che gradualmente si trasformeranno in concetti astratti.
Restituire valore al gesto
Nella nostra società, il diritto all’utilizzo delle mani è spesso negato per motivi di igiene e pulizia o sostituito dall’incontro con i touch screen. Per una crescita armonica è necessario restituire tempo e valore al gesto dei bambini, fare spazio all’educazione della mano e alla sensorialità: il cucito, il lavoro a maglia, la falegnameria sono mezzi per riappropriarsi di un saper fare che è bello recuperare. Anche le semplici attività che fanno parte della nostra vita quotidiana sono importanti occasioni di apprendimento.
Bastano pochi accorgimenti per creare ambienti in cui fare esperienze manuali a misura di bambino. Ad esempio, uno stenditoio in miniatura, un cesto di mollette e alcuni strofinacci permettono di esercitarsi a fare il bucato. Per lavare i panni serviranno due catini – uno per immergere gli stracci in acqua e uno per mettere quelli insaponati – del sapone, un lavandino accessibile, una spazzola e… tanta pazienza! Dei fili accessibili in altezza e mollette facili da aprire offrono l’opportunità di completare il lavoro e di esercitare muscoli utili per la scrittura e la coordinazione delle dita: eseguire ogni passaggio con attenzione, asciugare eventuali sgocciolature, piegare gli strofinacci utilizzati e riporre con cura il tutto permette di strutturare ogni azione, e, insieme, mettere ordine alla mente.
Ma come aiutare il bambino a sviluppare il gesto esatto? Adeguarsi al suo ritmo e rallentare le nostre azioni facilita l’osservazione e l’imitazione. Scomporre un’attività in tutte le sue tappe lo aiuta ad analizzarne la sequenza logica. L’uso delle mani costruisce l’intelligenza, nutre il cervello dei bambini di sensazioni, stimoli, memorie del corpo, è strumento e possibilità di dar vita a un’idea.