La disobbedienza è una forma di sperimentazione, una ribellione contro la percezione di un’ingiustizia. Non ci piacerebbe insegnare anche questo ai nostri figli?
Mai come in questo periodo abbiamo sentito genitori augurare ai propri figli di disobbedire. Mai come oggi la disobbedienza è diventata una virtù. Nel quotidiano pare difficile valorizzarla e apprezzarla, ma ricordiamoci che i nostri figli solo se disobbedienti sapranno costruire un futuro a loro misura.
Il bambino ubbidiente
Diciamocelo, come genitori l’obbedienza è una manna dal cielo che rende il nostro lavoro più facile e scorrevole. Ci culla nell’illusione del controllo e della prevedibilità, colmandoci di genuina gratitudine. Come sarebbe veloce e facile la nostra giornata se ci obbedissero sempre senza capricci e opposizioni. Purtroppo ad ogni obbedienza il lavoro di squadra familiare si contrae. “Lo devi fare perché lo dico io. Zitto e ubbidisci”: si traccia in modo ancor più fondo il solco della separazione, noi qui, loro lì e si rompe qualcosa dentro, di impercettibile.
Disobbedire all’ingiustizia
Si (dis)obbedisce per definizione a chi ha l’autorità di dare un comando o formulare una norma. Ma disobbedire all’autorità legale non è comparabile con il disobbedire ai genitori, perché diversa è la situazione relazionale del bambino e dell’adulto. Nel caso del bambino, la disobbedienza è una forma di sperimentazione e ha in comune con la disobbedienza civile la ribellione contro la percezione di un’ingiustizia. Il percorso che porta dai capricci dell’età infantile alle rivendicazioni politiche può svolgersi in molte direzioni. I genitori, intanto, devono capire che essi non incarnano l’obiettività della Legge (“si fa così perché è giusto così”), ma soltanto una sua istanza sempre imperfetta, fatta per lo più di esigenze egoistiche quanto quelle del figlio.
Raccontare la disobbedienza ai bambini
Come possiamo allora raccontare la disobbedienza ai bambini? Come trovare le parole per spiegare che proviamo a guidarli come meglio sappiamo e con gli strumenti che abbiamo, ma che la loro percezione e il loro pensiero è importantissimo? Come raccontiamo – senza fare i furbi – che l’obbedienza si basa sulla fiducia e che chi impartisce le istruzioni lo fa animato da buone intenzioni, ma che il senso critico è alla base del loro diventare adulti? Giorno dopo giorno, cerchiamo di regalare ai nostri figli la consapevolezza che sono loro a scrivere la storia. Che la loro gentilezza e gioia selvaggia, grazia e curiosità, che il loro entusiasmo è quello che fa girare la Terra. Assieme alla loro propensione a fare domande e disponibilità a cambiare quello che non funziona. Come successe a Rosa Parks, sessanta anni fa.
La storia di Rosa
Il primo dicembre 1955 James Blake – autista di autobus a Montgomery, Alabama – si avvicinò a una signora nera di nome Rosa Parks e la invitò a cedere il suo posto a un uomo bianco. Ordinanza cittadina. Erano i tempi della segregazione razziale e la legge era quella di tenere bianchi e neri separati. L’autista aderiva a quel modello ideologico e vi si conformava, in poche parole ubbidiva. Rosa Parks si rifiutò di alzarsi, non perché fosse vecchia o stanca, ma perché era stufa di sottostare a una legge che riteneva ingiusta. Rosa Parks disapprovava l’esclusione come regola e rifiutò di rispettarla perché violava un principio superiore, il rispetto fra gli uomini. Rosa Parks quel pomeriggio girò una pagina della storia. Rifiutò di alzarsi: si assunse la responsabilità del cambiamento in prima persona, disobbediendo, perché quel che non funziona bisogna avere il coraggio di cambiarlo.
Disobbedire per cambiare
La piccola donna nera che quel primo dicembre venne portata fuori dall’autobus è la prova che le rivoluzioni gentili non commuovono solo, ma funzionano anche. Il giorno dopo iniziò il boicottaggio della compagnia di autobus di Montgomery. La gente andava a piedi. Tutti quanti, neri e bianchi, convinti di poter tracciare una strada diversa e percorrerla con gioia. 382 giorni dopo e con migliaia di chilometri sotto le suole, la Corte Suprema decise che le leggi di segregazione razziale sugli autobus erano anticostituzionali e le abrogò. Rosa Parks ha avuto il coraggio di disobbedire. Anche Martin Luther King, più avanti, aveva un sogno e sottolineava l’importanza della protesta non violenta.
Siate disobbedienti
La disobbedienza allora va letta anche come una forma di coraggio di cambiare quello che a nostro avviso non funziona o è ingiusto: e non ci piacerebbe insegnare anche questo ai nostri figli? Ad essere consapevoli e presenti, liberi da pensieri altrui, e avere il coraggio di scegliere diversamente: una dote e un’attitudine che possono cambiare il mondo.