Pianoforte: lo strumento ideale per avvicinarsi allo studio della musica
La musica è parte integrante della nostra vita: l’essere umano è immerso nei suoni sin dal grembo materno. È energia sana e pura, genera buonumore e riflessioni, risveglia emozioni. E chi non ha mai desiderato suonare uno strumento, come ad esempio, il pianoforte? A volte sono i bambini a chiederlo, a volte i genitori a proporlo ai figli, altre volte sono i genitori stessi a voler sperimentare una nuova passione.
Tra gli strumenti adatti per cominciare, il pianoforte è sicuramente l’ideale, perché permette di sperimentare da subito la correlazione tra suono e spartito. Oltre ad avere un alto potenziale educativo, lo studio del pianoforte riduce lo stress, migliora la concentrazione, allena la pazienza e la perseveranza. Giova anche al cervello, utilizzandone ogni area. Non solo, potenzia la memoria, velocizza i tempi di reazione e coltiva creatività.
Insomma, imparare a suonare il pianoforte non ha davvero alcuna controindicazione, anzi. Ma quali sono le informazioni utili da sapere prima di iniziare? Ne abbiamo parlato con Sergio Di Gennaro, docente di musica e pianista concertista.
Avvicinarsi alla musica con il pianoforte
Ingombrante e un po’ impegnativo, il pianoforte ha dalla sua l’immediatezza, perché avvicina subito il bambino alla musica. Essendo uno strumento ad accordatura fissa garantisce immediata soddisfazione: basta premere un tasto per ottenere un suono. La tastiera, però, non è adatta ai piccolissimi.
“L’età ideale per avvicinarsi al pianoforte si aggira intorno ai 5 – 6 anni, con l’inizio della scuola primaria – spiega Sergio Di Gennaro -. Ci sono ovviamente le eccezioni, ovvero casi di bambini precoci, ma si tratta di bambini che mostrano una grandissima curiosità per lo strumento. Fino a quell’età, è buona cosa avvicinarsi alla musica attraverso i corsi propedeutici, in cui si impara il ritmo con il gioco, ci si confronta con diversi strumenti e si vive la musica come un veicolo di socializzazione”.
Uno strumento per tutte le età
La musica non ha età e non è mai troppo tardi per iniziare a suonare. Non aver seguito lezioni di musica da piccoli non significa rinunciare a provarci per sempre. “Ho seguito allievi che avevano settant’anni, oppure quarantenni alle prime armi che, dopo una decina d’anni, hanno raggiunto buoni risultati e sono entrati a far parte di gruppi musicali. Sicuramente la mente dei giovanissimi è più elastica e questo gioca a favore dei bambini. Anche se i bimbi di oggi sono più impegnati di una volta, hanno comunque del tempo libero in cui riescono a dedicarsi allo studio della musica, in modo più costante e con la mente sgombra da preoccupazioni, quindi è normale che un bambino progredisca più velocemente”.
Una volta a settimana
L’ideale è seguire una lezione a settimana, così si ha il tempo per esercitarsi a casa. L’insegnante segue l’evoluzione, correggendo le posture e le impostazioni errate. “Almeno il primo anno, consiglio di partecipare alle lezioni con una certa costanza, perché se l’impegno è discontinuo i risultati tardano ad arrivare. Una volta diventati autonomi l’impegno può anche essere meno costante”.
Lezione individuale o collettiva?
Ciò che frena di più i genitori è la lezione individuale, che appare meno divertente e più costosa. “I corsi collettivi sono utili per imparare la musica d’insieme o diminuire i costi da sostenere. Per chi vuole avvicinarsi a uno strumento come il pianoforte, però, consiglio almeno all’inizio di scegliere le lezioni individuali. Questo vale anche per gli altri strumenti, a eccezione delle percussioni. Una volta raggiunta una minima autonomia, il bambino può scegliere di proseguire con i corsi collettivi, utili anche per chi è interessato alla musica d’insieme, raggiungibile ovviamente attraverso un percorso strutturato”.
E lo strumento?
Sempre nel caso del pianoforte, i neo-allievi utilizzano generalmente lo strumento messo a disposizione dall’insegnante, ma è indispensabile averne uno a casa per esercitarsi e studiare in autonomia.
Il pianoforte è indubbiamente bellissimo, ma spaventa per costi e dimensioni. “Molti allievi cominciano con la tastiera elettronica, più semplice da reperire e dai costi più contenuti, scegliendo quelle di seconda mano o in affitto.
Personalmente consiglio nel giro di breve tempo, se impossibilitati ad avere un vero pianoforte, di scegliere un pianoforte digitale, leggero come una tastiera e accessibile nei costi, ma più fedele al pianoforte classico.
La differenza tra il pianoforte digitale e la tastiera consiste nel peso del tasto: un tasto di un pianoforte, infatti, ha un peso di circa 20 grammi e richiede un certo tipo di pressione.
Allenarsi con una tastiera dinamica significa fare meno fatica, perché non oppone resistenza al dito, ma implica poi una difficoltà maggiore quando si passa al pianoforte”.
Il pianoforte digitale, invece, riproduce più fedelmente sia il peso del tasto che il suono del pianoforte classico.
“Come le tastiere è facilmente reperibile nell’usato. Consiglio sempre, prima di acquistarlo, di chiedere la consulenza di un esperto (in genere l’insegnante) perché sul mercato ci sono anche strumenti danneggiati o di bassa qualità e un principiante difficilmente se ne accorge”.
Lontani dalle app facili
Imparare a studiare la musica non è un atto innato né naturale, ma una pratica tutta da apprendere. “I primi tempi è fondamentale fare attenzione alla postura, per evitare tendiniti e abitudini scorrette. Per questo motivo il rapporto umano, cioè la presenza dell’insegnante, è indispensabile.
Viviamo nell’epoca delle app ed è diffusa la convinzione di poter imparare qualsiasi cosa in maniera autodidatta. Ma il dispositivo digitale non corregge e non vede l’inclinazione dei polsi o della falange delle dita per ottenere il suono corretto, né dà l’impostazione tecnica.
Le app insegnano a riprodurre, ma non a suonare. Puntano all’immediatezza e alla quantità, a discapito dell’approfondimento. Vanno insomma in direzione contraria alla vera essenza dell’apprendimento di uno strumento: riflessione, pazienza, perseveranza e passione”.