Un libro che si legge tutto d’un fiato, che fa piangere dalla commozione, a volte crudo, ma così è. La realtà, la storia, il nostro Paese che vive i confini e le porte del mondo. Non c’è solo chi le chiude quelle porte; ci sono anche persone che dell’accoglienza ne fanno una vita. Come lui, l’autore, Pietro Bartolo, che di professione da il medico a Lampedusa.
La storia
Anila è una bimba di origini nigeriane che a due anni viene affidata insieme ai due fratellini a una coppia. A sei anni rimane di nuovo veramente sola e a otto decide di partire e andare a cercare la sua mamma. Viaggia da sola, attraversa l’Africa, e dalla Libia di imbarca. Viene respinta, ma ci riprova, e dopo un anno e mezzo dalla sua partenza sbarca a Lampedusa. Era magrissima, affamata, con diverse ustioni da gommone. La accoglie lui, il dottor Pietro Bartolo, che la cura e la ascolta, consapevole che il suo non era un arrivo a destinazione, ma una tappa intermedia di un lungo viaggio verso l’Europa, verso la mamma. Ma l’Europa -dice lui-, l’Europa è grande. Allora decide di accompagnarla questa principessa; partono da un numero di telefono e vanno avanti.
L’uomo e il medico
Pietro Bartolo è il medico che dirige il poliambulatorio di Lampedusa, diventato famoso con il documentario di Gianfranco Rosi “Fuocoammare” (Orso d’oro a Berlino nel 2016). Da anni è impegnato nell’accoglienza di chi arriva sull’isola e soffre e sorride insieme a quelle persone e alle loro storie. Gli incubi di quei gommoni lo perseguitano, così come i ricordi e le immagini di terrore e sofferenza. “Gli odori, i rumori, le consistenze” non vanno via dalla coscienza, e allora lui, da sempre impegnato a sensibilizzare oltre che a fare, parla e scrive per non abbassare la guardia e far conoscere una migrazione diversa. “È in corso una mattanza. Un genocidio. Non è un nuovo olocausto, è peggio”. Allora, forse, a sentire quelle storie, viene fuori che i migranti non sono dei nemici, ma sono veri e propri eroi.
I libri
“Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro fra noi”, edita da Mondadori nel 2018 non è il primo libro del dottor Bartolo. Già nel 2016 aveva pubblicato “Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza”, un saggio tradotto in molteplici lingue e che già aveva scosso il mondo intero. Ma non si arrende e continua a scrivere e parlare (oltre che fare): lotta contro la fame, la sete, il sole, ma soprattutto contro l’ignoranza, la svogliatezza e l’indifferenza delle persone che non conoscono quelle vite né quei confini. Lotta contro il terrorismo mediatico e la falsa informazione perché “vogliono farci credere che ci stanno invadendo, che portano le malattie. Ma non è vero. Sono uomini come noi”. Il libro di Bartolo allora si rivolge di nuovo agli uomini del presente, “sperando di poterli svegliare dal loro torpore ipocrita, dalla loro colpevole, volontaria ignoranza. (…) e non saranno dei ministri a chiudere la porta d’Europa”.