Comprendere l’intelligenza artificiale, questa strana e invisibile tecnologia che già pervade le nostre vite
L’intelligenza artificiale è nelle nostre vite già da tempo: come possiamo imparare a riconoscerla e anche aiutare i nostri figli a capirla allenando il pensiero critico? Lo abbiamo chiesto a Cosimo Fiorini, Francesca Fiocchi, Giovanni Tardini e Marco Scarlini, autori del libro “Il Bestiario di intelligenza artificiale”, realizzato dall’azienda Ammagamma e pubblicato da Franco Cosimo Panini Editore.
L’intelligenza artificiale in tre parole
L’intelligenza artificiale (AI) è un campo di ricerca che affonda le radici nel sogno di riprodurre il pensiero umano e creare macchine in grado di pensare. Oggi le tecnologie che impiegano l’AI sono svariate e, in alcuni campi, sono più performanti perché immuni da stanchezza, dimensioni emotive, invecchiamento e malattie.
“La definizione di intelligenza artificiale non è unica o generalizzabile, ma è in continua evoluzione come l’unione delle scienze che ne stanno permettendo lo sviluppo – spiegano gli autori -. Cercando di semplificare, possiamo dire che l’AI è un insieme di strumenti tecnologici fondati sulla matematica, creati e sviluppati dall’uomo. Gli algoritmi di AI, eseguiti da calcolatori, possono imitare alcune capacità umane, ma ognuno è specifico e può perseguire il solo scopo di previsione per cui è stato allenato”.
Perché è importante spiegare ai nostri figli l’AI?
“Perché inevitabilmente ne faranno un grande uso, fin dai primi anni dell’adolescenza, a volte anche prima. Iniziare a capire come funziona questa strana e invisibile tecnologia può aiutarli a comprendere come funziona il mondo complesso di oggi e domani, adottando un pensiero critico e consapevole sulle potenzialità e gli impatti che l’intelligenza artificiale esercita nella vita di tutti i giorni”.
Come avvicinare i bambini a questo concetto?
“Alla base del comprendere c’è il gioco e il divertimento, soprattutto per i bambini. Nel caso dell’AI, questo approccio vale anche per genitori e adulti, indipendentemente dall’età. Per esempio, grazie alla sperimentazione artistica, ognuno di noi può inquadrare il mondo attraverso i colori, le luci e le forme diverse.
L’arte può aiutare a comprendere l’AI, perché è tangibile (possiamo vedere le immagini) ed è accessibile in quanto la maggior parte delle persone ha un’affinità con qualche tipo di arte. Infine è interpretabile, cioè offre un altro modo di sperimentare e può condurre a un dialogo con qualsiasi interlocutore”.
Quali sono i rischi o i limiti a cui prepararci e preparare i nostri figli?
“È fondamentale che i genitori sappiano che l’AI ha sempre uno scopo e questo obiettivo deve essere comunicato chiaramente ai ragazzi. I più giovani si trovano in un mondo in cui l’interazione con gli algoritmi di AI è un dato di fatto e non una novità.
Navigando su Instagram o su TikTok, bisogna essere consapevoli che i contenuti proposti dall’algoritmo (che sia di approfondimento o acquisto) sono finalizzati a massimizzare il loro tempo speso nell’app. L’algoritmo impara i gusti dell’utente e lo fa solamente per il profitto atteso da chi gestisce il social network. Lo stesso vale per la profilazione o la navigazione su Internet: è vero che la pubblicità che ci viene mostrata è in linea (forse) coi nostri interessi, ma questi consigli, per quanto potenzialmente utili, hanno lo scopo di far guadagnare chi ha progettato il sistema, non di aiutarci”.
Non serve demonizzare l’AI, ma bisogna sapere cosa c’è dietro e qual è lo scopo reale del suo funzionamento. L’AI è uno strumento utile ed è necessario che i genitori rendano consapevoli i figli del fatto che i suoi scopi non sono sempre trasparenti. Come per ogni strumento, conoscerne la ragion d’essere permette di sfruttarlo al meglio senza caderne vittima.
Un esempio?
“Conoscete il funzionamento della bolla di filtraggio? Se qualcuno naviga su pagine estreme di politica, un’AI finalizzata al guadagno imparerà che quel contenuto interessa all’utente e, per prolungare il suo tempo nell’app, continuerà a proporgli articoli con un punto di vista politicamente estremo, con la conseguenza di creare una bolla di percezione o filtraggio intorno all’utente, che vedrà sempre più rafforzati i proprio punti di vista estremi. In questo caso l’AI sta tenendo nascosto tutto il materiale che potrebbe fare da contraltare ad altre posizioni che possono alimentare il dubbio o il confronto”.
Un altro esempio è quello della salute mentale: se un ragazzo naviga pagine sulla depressione, l’AI gli proporrà altri articoli che rafforzino il suo punto di vista. Le conseguenze sono potenzialmente pericolose.
Quali sono gli aspetti positivi?
“L’intelligenza artificiale ha sempre uno scopo e dunque è possibile usarla anche per scopi nobili. Lo stesso algoritmo allenato per massimizzare il tempo speso dell’utente su un’app, può essere modificato per offrire punti di vista differenti rispetto alla visione del mondo dell’utente, ampliando la sua conoscenza.
Altri aspetti facilitatori sono l’automazione di compiti ripetitivi, con la conseguente liberazione di tempo che permette alle persone di dedicarsi ad attività più creative e soddisfacenti, lasciando alle macchine i lavori a minor valore. L’AI, inoltre, consente di mettere in luce aspetti della realtà altrimenti non catturabili dalle capacità dell’uomo, grazie ad analisi di grandi quantità di dati che individuano comportamenti anomali o correlazioni non visibili all’intuito umano”.
Un libro per comprendere l’AI
Il Bestiario di intelligenza artificiale è un libro rivolto a tutti, adulti e bambini, senza limiti di età. Racconta il mondo dell’intelligenza artificiale, per sua natura invisibile e intangibile, in maniera inusuale e usando la fantasia. Le illustrazioni colorate e i testi brevi permettono di entrare a contatto con questa realtà con cui quotidianamente abbiamo a che fare.