2037, Giappone, l’isola dei cani. A causa di un’epidemia di influenza, la città di Megasaki è sull’orlo di una crisi sociale e istituzionale. Un virus ha colpito i cani e tra la popolazione si diffonde il panico. Questa grave e pericolosa situazione, alimentata dalla propaganda, costringe il governo della megalopoli a cercare un rimedio. Il sindaco decide così di mettere tutti i cani della città in quarantena: esiliati sull’isola della spazzatura, una grande area utilizzata come discarica e colma di rifiuti di ogni genere, gli animali si ritrovano a dover vivere in un luogo inospitale, puzzolente e senza cibo commestibile.
Atari Kobayashi, un ragazzino empatico e coraggioso, parte alla ricerca del suo amato cagnolino. Grazie a un piccolo aereo bimotore che ha dirottato riesce ad atterrare sull’isola dei cani. Qui ne conosce alcuni: Rex, King, Duke, Boss e Capo.
Per sfuggire alla caccia che alcune forze speciali gli stanno dando al ragazzino serve l’aiuto dell’agguerrito gruppo di superstiti guidati dal carismatico Capo.
Con L’isola dei cani, il pluripremiato regista Wes Anderson, anche sceneggiatore e produttore della pellicola, torna al passo uno, tecnica utilizzata con grande successo già nel 2009, in occasione di Fantastic Mr. Fox. Lo stop motion offre un tipo di rappresentazione che ben si adatta alla poetica di Anderson. Utilizzando questa tecnica il regista americano riesce a dare il meglio di sé grazie a un controllo assoluto su tutti gli elementi che compongono la sua messa in scena, sempre controllata e misurata. L’amore per il particolare emerge in ogni sua inquadratura, come la cura dei dettagli e la calcolata prossemica attoriale.
Metafora delle macchinazioni del potere, dall’uso distorto dell’informazione alla diffusione della paura, ma non solo, L’Isola dei cani di Wes Anderson si offre a molteplici piani di lettura. Il futuro distopico che rappresenta può essere interpretato come critica alla scarsa coscienza ecologica e alla modesta empatia umana verso gli animali (vengono in mente l’uso degli animali come cavie e le mattanze di cani in Ucraina per gli Europei di calcio del 2012) ma anche come analisi del comportamento umano, spesso irrazionale e sconsiderato, di fronte a emergenze di varia natura, vere o presunte.
Anche se è una pellicola complessa, l’Isola dei cani può essere apprezzata da un pubblico di bambini. La meraviglia e l’incanto delle immagini, la bellezza dei personaggi e degli ambienti sono in grado di colpire tutti, grandi e piccoli.