Sono sempre di più i genitori che cercano i consigli degli insegnanti. Forse perché la famiglia è più fragile di una volta, forse perché si lavora in due, ci si pongono più problemi e si hanno più sensi di colpa. Maestre e professoresse passano molto tempo con i nostri figli, talvolta sembra che li conoscano persino meglio di noi. Così diventano punti di appoggio fondamentali, consigliere preziose che aiutano a capire i problemi e a cercare soluzioni. Ascoltare il loro parere ci è sembrato importante. Abbiamo riunito insegnanti di diversi cicli scolastici e abbiamo chiesto loro quali consigli vorrebbero dare ai genitori. Il dibattito è cominciato intorno a un tavolo una mattina di marzo.
Alla scuola materna i bambini non sono ancora autonomi
Cominciano a parlare le maestre della scuola materna G. Berruti di Baldissero. Hanno età diverse, tra i 25 e i 50 anni, c’è chi insegna da tanto e chi da poco, chi è di ruolo, chi fa sostegno. “Un piccolo sondaggio tra colleghe ha fatto venire fuori quattro punti cruciali – racconta Mara, che fa da portavoce-. Innanzitutto la mancanza di autonomia. Bambine e bambini non sono autonomi, dipendono troppo da mamma e papà o dagli adulti in generale. Faccio un esempio: a cinque anni, cioè alla soglia delle scuole elementari, nelle nostri classi solo due ragazzi su trenta sono in grado di allacciarsi le scarpe da soli. È più facile e sbrigativo, per il genitore, infilare le scarpe e fare il nodo, ma se non si lascia tempo al bambino, non imparerà mai. E questo significa che le maestre dovranno impiegare tempo in attività insignificanti, come allacciare le scarpe a ventotto bambini quando è il momento di uscire a giocare in giardino”.
Mai mentire. Il risultato? Perdita di fiducia nel genitore
“In secondo luogo – continua Mara – i genitori non sanno dire di no. Non sanno mettere paletti. Si comportano troppo spesso come amici. Faccio un esempio anche in questo caso: al mattino, quando è ora di entrare a scuola, molti bambini fanno capricci. Pur di non farli piangere, talvolta le mamme raccontano loro bugie, promettono che andranno a prenderli presto. È una promessa che non possono mantenere e che farà sentire il bambino frustrato. Il rischio è che perda fiducia nei genitori. Il nostro consiglio è non mentire mai, per nessun motivo. Meglio dire no, meglio un pianto o un po’ di muso che una bugia, anche se detta a fin di bene”.
Troppi regali e troppa tv potrebbero essere un errore
“Forse perché si sentono inadeguati o forse per l’onnipresente senso di colpa – ci spiega ancora Mara – molti genitori sostituiscono il loro ruolo con il cibo o con oggetti. Succede che una bimba, prima ancora di salutare la mamma, chieda che regalo le ha portato. E c’è qualche bambino con difficoltà (non tanti, per fortuna) che mangia in maniera bulimica, buttando giù il cibo come per compensare un vuoto che ha dentro e che fa male. Infine, anche se sembra banale, esiste ancora il problema della tv baby sitter. Non che sia sbagliato far vedere un cartone animato o un film, ma piazzare i figli davanti allo schermo, senza controllo, non va bene. Da noi (e stiamo parlando di scuola materna) c’è già qualche bambino che guarda il wrestling. Ci sembra troppo presto. Ci sembra un errore”.
Alla scuola elementare bisogna offrire stimoli ai ragazzi
Continua il dibattito Francesca Galeno, maestra di quinta elementare della scuola Francesco Baracca di Grugliasco, insegnante da dieci anni. Le chiediamo come arrivano i bambini in prima elementare? Ci conferma l’opinione delle maestre della materna: sono veramente poco autonomi. Le insegnanti si trovano ancora ad allacciare scarpe, togliere e mettere calze, accompagnare i bambini al bagno perché hanno paura o perché non sanno svestirsi o rivestirsi da soli. Il primo consiglio è dunque: rendeteli autonomi. “E cominciate a prepararli alla scuola – dice Francesca. Tanti bambini non riescono a stare seduti al banco per più di mezz’ora. Alla loro età è importante che sappiano resistere almeno fino al primo intervallo, cioè per le prime due ore”. Ma è solo una questione di scarpe e calze? “No, assolutamente – risponde Francesca – il vero problema è la mancanza di stimoli. Bisogna offrire stimoli ai ragazzi. Fateli uscire. I bambini di oggi non vanno in centro a Torino: più della metà dei miei allievi non era mai stato in via Roma. Non vanno alle mostre. Non conoscono cosa c’è fuori. Noi insegnanti organizziamo gite e attività che sono molto apprezzate dai genitori, ma notiamo una tendenza a deresponsabilizzarsi. I genitori si aspettano che sia la scuola a educare i figli. Non è così, si delega troppo. Molte mamme e papà, sin dalla prima elementare, chiedono agli insegnanti di far capire a ragazze e ragazzi cosa si deve o non si deve fare. Persino i compiti ritornano in classe. Alcuni genitori ci chiedono di farli fare noi ai figli, perché in famiglia non hanno tempo o capacità. Ma così non va bene”.
Poche letture e uso eccessivo del telefonino: un problema che dovrebbe riguardare ogni genitore
Letture? Molto poche. Quotidiani non ne parliamo. “Su diciannove ragazzi – spiega Francesca – solo quattro hanno i genitori che li leggono in casa. La maggior parte dei genitori legge settimanali. Quasi tutti vanno a giocare al pallone o all’oratorio. E basta”. E la televisione? “Ce n’è tanta, troppa. Nella mia classe tutti conoscono i reality show. Non se ne perdono uno e il giorno dopo non si parla di altro”. Ma alle elementari c’è un problema in più: il telefonino. “Due su tre lo avevano già in quarta – racconta Francesca-. Da quest’anno ce l’hanno tutti. Noi abbiamo regole severe: non possono portarlo in classe, deve stare nello zaino, spento anche durante l’intervallo. A scuola non c’è spazio per il telefonino”.
Quando si arriva alla scuola media da bambini si diventa adulti in miniatura
Il passaggio dalla scuola elementare alla media è un cambiamento ormonale e sociale. A dodici anni si smette di essere bambini, a quattordici si è adulti in miniatura. Non c’è più bisogno di chi ti accudisce, ma di chi ti accompagna a “imparare” nel senso più maturo del termine. Per la realtà delle medie interviene Enrica Fassetta, 40 anni, insegnante in una scuola media di Torino. Qual è il tuo consiglio ai genitori? “Credete nella scuola e datele fiducia – risponde Enrica-. Rappresenta una grande opportunità di apprendimento e crescita, un luogo dove i ragazzi vivono collettivamente le contraddizioni della loro età, riuscendo ad allentare le loro tensioni emotive. Tutto ciò, però, solo se da parte della famiglia c’è rispetto nei confronti dell’istituzione scolastica e degli insegnanti, altrimenti i ragazzi e le ragazze manifestano un atteggiamento non costruttivo. Paradossalmente, i figli degli stranieri si comportano talvolta meglio, perché rispecchiano l’atteggiamento favorevole dei genitori. Chi emigra sa bene che la scuola è uno tra i pochi strumenti che rende permeabili le barriere sociali”.
Enciclopedia e internet sono strumenti indispensabili per i nostri figli
Ma c’è un altro problema: il basso livello culturale e gli strumenti a disposizione dei figli. “Che il livello culturale dei ragazzi e delle ragazze sia generalmente basso è una lamentela che qualsiasi insegnante di scuola media farà sempre – sorride Enrica. Però oggi c’è un’aggravante: nell’epoca della comunicazione globale chi non ha gli strumenti per studiare è tagliato fuori. Mi spiego con un esempio: quindici anni fa in ogni casa c’era un’enciclopedia. Oggi non più. Se in famiglia non c’è un computer, un collegamento a Internet e la capacità di usarlo, un ragazzo non ha materialmente gli strumenti per fare una ricerca, che è la più classica delle attività didattiche. Qual è dunque il consiglio? Investire in cultura: tenere libri in casa, acquistare un’enciclopedia, trovare un computer, collegarsi a Internet: sono strumenti indispensabili per i ragazzi di oggi. E la scuola dovrebbe fornire gli input per farli usare e apprezzare”.