Pensateci un attimo: quante volte vostro figlio vi ha detto “Lo faccio da solo” nell’ultima settimana? Se sono parecchie, buon segno: significa che rivendica la sua autonomia e ha fiducia in sé. Il desiderio di autonomia è naturale nei bambini. Molti genitori però danno ben poco valore allo sviluppo dell’intelligenza pratica. Sia per fretta e praticità, sia perché siamo convinti che amare sia accudire, sia perché, in qualche modo, desideriamo che i nostri figli restino piccoli (per mamma e papà significa continuare a essere indispensabili). Facendo le cose al posto loro ci illudiamo di guadagnare tempo; in realtà avere bambini poco autonomi ci costa, a conti fatti, un’infinità di tempo e fatica in più. Ma, soprattutto, inviamo ai figli un messaggio ambivalente: “A te ci penso io, sono qui per servirti”, ma anche “Tu non sei capace di fare da solo”, e infine “Crescere non è una cosa desiderabile”. Messaggio che in tanti casi viene rafforzato dall’atteggiamento degli adulti, spesso frettolosi, ansiosi, insoddisfatti. E poi ci meravigliamo che ci siano tanti bambini tirannici ed egocentrici, con scarsa autostima, “imbranati” e per nulla desiderosi di indipendenza, cosa che spesso suscita commenti svalutanti da parte dei genitori, che non si rendono conto di essere all’origine del problema. Che fare, dunque? Anzitutto essere consapevoli delle potenzialità dei bambini. Per imparare a camminare e a parlare occorrono tenacia, impegno e una quantità di prove, errori e frustrazioni. I bambini sono attrezzati per affrontare tutto questo: non togliamo loro gli strumenti. A un anno possono provare a mangiare da soli, a un paio d’anni a lavarsi e vestirsi, a tre o quattro anni a fare i nodi, a usare le forbici, a versarsi l’acqua, a tagliarsi il cibo, ad aiutare a cucinare. L’importante è non intervenire automaticamente appena vi chiedono aiuto (o prima ancora che lo facciano!), ma mettersi le mani dietro la schiena e invitarli a fare da soli. All’inizio può essere difficile, ma educare significa pazienza, osservazione e fiducia. Lasciateli provare per tutto il tempo che serve (ovviamente scegliete un momento in cui non siete di fretta). Se vostro figlio “tenta” per due secondi di mettersi le scarpe e poi chiede aiuto invitatelo a riprovare. Lasciate che sbagli e se ne renda conto da solo: è così che si impara. Non stategli addosso, fatevi un giro e date un’occhiata ogni tanto. Potete fargli vedere come può fare, ma non agite al posto suo e non pensate che il vostro modo di procedere sia l’unico possibile: magari lui ne troverà uno personale che raggiunge ugualmente bene l’obiettivo. Se succede un piccolo guaio (per esempio il pavimento del bagno si allaga o la brocca dell’acqua si rovescia) evitate commenti o sgridate e invitate l’autore a rimediare da solo, mostrandogli come fare. Un bambino di quattro anni è perfettamente in grado di asciugare un pavimento o un tavolo. E anche di riempire la brocca per tutta la famiglia o di aiutare a preparare la cena, rendendosi conto in questo modo che anche lui può prendersi cura degli altri. Molti genitori sono condizionati dall’avere in mente un risultato preciso, l’unico accettabile, e non tengono presente che quando si impara il processo è più importante dell’obiettivo. È chiaro che se il risultato dev’essere una cena mangiabile, occorre procedere per gradi e affidare ai bambini compiti inizialmente semplici, che possono portare a termine con risultati accettabili. Se invece l’obiettivo è, per esempio, costruire un gioco, è il bambino che deve valutare il risultato. Se alla fine non è soddisfatto, pazienza: pian piano imparerà a realizzare quello che ha in mente. È importante non esagerare né con i complimenti, né con i giudizi negativi. La cosa migliore è non commentare e invitare loro, invece, a dare un giudizio sui risultati ottenuti. I vantaggi a lungo termine? Per i genitori più tempo e meno fatica, per i figli più autostima, più autonomia, più competenze pratiche e manuali, più capacità di autovalutarsi, di impegnarsi per un risultato, di collaborare con gli altri, di mettersi alla prova e sperimentare (anche le piccole frustrazioni). Tutto questo è crescere.
[Sandra Cangemi – Educatrice, Cooperativa sociale Praticare il futuro]