Dalla matematica all’arte, un apprendimento multidisciplinare per natura: si chiama ortodidattica
Esiste un luogo multidisciplinare per natura. È un libro pieno zeppo di informazioni, esperienze, di nozioni e competenze. A disposizione di tutti; ideale per ogni età perché ognuno prende e recepisce quello di cui ha bisogno.
“Sono educatrice e da anni lavoro nelle scuole coi bambini, soprattutto con attività di educazione ambientale. Quando sono tornata in Sicilia, mia terra di origine, ho scoperto che esiste un posto che racchiude tutte le materie e tutti i temi che ho sempre dovuto affrontare in aula: è l’orto”, spiega Serena Bonura, esperta in educazione ambientale e autrice del libro “L’orto dei bimbi”, edito da Terra Nuova Edizioni.
“L’orto racchiude tutto: è vita, si parla di rifiuti, di acqua ed energia, ma anche di matematica, geografia, scienze, musica e tanto altro”.
Non solo terapia: è didattica
“C’è una distinzione da fare prima di tutto, tra ortoterapia e ortodidattica – spiega Serena- che si rivolgono a target di utenza un po’ diversa. È già stato dimostrato quanto il lavoro nell’orto sia terapeutico e incisivo in caso di malattia, disabilità o difficoltà del comportamento; ma nell’ortodidattica a questi grandissimi benefici per tutti si aggiunge la valenza didattica.
Attraverso l’orto è possibile veicolare insegnamenti relativi a differenti discipline: geografia, raccontando la provenienza dei prodotti e le caratteristiche; scienze, indagando i microrganismi, la vita vegetale e animale; matematica, contando i semi e misurando le distanze o il tempo di crescita; educazione alimentare con la stagionalità e effetti sulla salute; educazione fisica per tutto il movimento necessario; e l’arte perché semi e foglie sono ottimi strumenti per stimolare l’immaginazione”.
Ma oltre alle nozioni, l’orto è un ambiente ideale per la crescita di un bambino perché ne facilita lo sviluppo psicomotorio, favorendo la coordinazione dei movimenti, coinvolgendo anche il piano neurologico e sensoriale, e lo sviluppo emotivo e relazionale.
Un orto a misura di bambino
Perché un orto possa essere un luogo di insegnamento, esperienza e scuola, è necessario che sia stato pensato a misura di bambino. Nel suo libro “L’orto dei bimbi”, Serena Bonura fornisce tutte le indicazioni di base per la progettazione di un orto didattico, come avviarlo, quali sono gli elementi a cui pensare e quali gli accessori necessari.
Le dimensioni sono da valutare in base allo spazio a disposizione, ma anche al tempo che possiamo dedicare e al tipo di piante che si vogliono/possono mettere. “L’orto ha una finalità didattica, non produttiva, quindi non è importante che sia grande, ma piuttosto che sia rappresentativo e gestibile da tutti i partecipanti”.
Lo spazio va progettato in base all’esposizione, alla disponibilità d’acqua e può avere forme diverse. Per esempio ci sono i bancali sinergici che sono cumuli di terra di 80 cm di larghezza per 30 cm di altezza, lunghi anche 2 metri se c’è spazio. Oppure ci sono i garden bed, che sono cassoni pieni di terra, per cui la superficie da lavorare rimane rialzata, comoda e sicura anche per i bambini.
“L’orto del metro quadrato è il metodo che più mi sento di consigliare – continua l’educatrice. Un cassone di un metro quadro è perfetto, intuitivo, spazioso e vario quanto basta, facile da gestire anche per i bambini”.
Poi ci sono altri elementi, tutti utili alla creazione di un vero ambiente-orto, che possono essere lo stagno (anche in una vasca), l’area attrezzi e quella per la pulizia.
In poco spazio
Sbaglia però chi pensa che l’ortodidattica abbia bisogno necessariamente di tanto spazio.
“La natura ci può offrire lezioni e occasioni anche nei piccoli spazi”, continua Serena. “L’orto in vaso è una ottima soluzione per chi ha poco spazio; oppure, in un orto didattico più grande, può essere il modo per avvicinare i più piccoli alla cura della terra, creando una piccola area di vasi riservata a loro”.
Anche i vasi vanno sistemati a seconda della luce, e le colture più adatte sono pomodori, prezzemolo, rucola, basilico, peperoncino, menta, rosmarino o salvia.
Una bellissima alternativa sono gli orti in cassetta, con una cassetta del mercato in legno o plastica, foderata con un telo di plastica. Si stende uno strato di ghiaia e poi il terriccio, e la superficie può essere divisa in scompartimenti delimitati da sassolini per coltivare più piante, come rucola, basilico, songino e prezzemolo per esempio.
Per chi non ha neanche il balcone? L’orto diventa verticale! Basta prendere tre bottiglie di plastica, sdraiarle in orizzontale per ritagliare una finestrella quadrata sul lato di ciascuna. Con un cordino lungo si possono legare le bottiglie lasciandole parallele e distanziate tra di loro.
Le bottiglie vanno riempite di terra e semi, evitando di appesantirle troppo. I tre vasetti sospesi possono essere appesi a una finestra. Piante rampicanti come fagiolini e piselli sono l’ideale.
Cosa non deve mancare
Insomma un orto può nascere davvero ovunque, basta volerlo! Ma cosa non può proprio mancare? “La varietà delle piante che si coltivano. La diversità di ciò che cresce stimola un sacco di pensieri e riflessioni, da cui partire anche per far didattica oltre che per l’osservazione istintiva”. E poi l’orto deve essere accessibile, quindi agevole per i bambini.
“L’orto per i bambini deve essere un orto creato su misura per loro, di facile gestione e comprensione, ma comunque deve essere un vero e proprio orto. Non ha senso crearne uno e poi nasconderlo per la paura di danni con terra o acqua. È uno strumento anche per responsabilizzare i bambini a prendersi cura della vita senza farsi male”.
I risultati dell’ortodidattica
Senza parlare di terapia, i risultati sono emozionanti e sorprendenti. “Nel 2012 a Savoca, in provincia di Messina, abbiamo lanciato il progetto APE Aula Permanente di Ecologia, con un grande spazio aperto dedicato alla didattica in orto.
Per qualche anno abbiamo ospitato le classi delle scuole dei dintorni, dall’infanzia alle medie. Le ore di lezione nell’orto sono entrate di diritto nel POF (Piano dell’Offerta Formativa) come materia curriculare, ed è stata una grandissima soddisfazione per me e le colleghe”.
Bambini e ragazzi da anni curano l’orto e ci facevano lezione. Oggi il progetto APE non ha più uno spazio fisico dedicato, ma continua le attività con le scuole.
“I bambini reagiscono in modo diverso e ognuno prende un po’ quello che riesce a leggere e vedere in così tanta vita; anche a seconda dell’età. I bambini della scuola dell’infanzia hanno un canale ancora aperto con la natura, non hanno filtri e sono senza giudizio. Loro si immergono nell’esperienza e nella scoperta costante, immersiva, sensoriale.
Alle elementari hanno già più resistenze, vanno spronati. Alle medie bisogna lavorare su un altro piano, con un coinvolgimento più attivo e concreto, quindi costruiamo e progettiamo. Sempre ad ogni età, i benefici sono evidenti soprattutto sui bambini irrequieti, che nell ‘orto cambiano.
È grazie all’approccio collaborativo e alla pari: siamo in cerchio, ci guardiamo in faccia, siamo alla stessa altezza, e, tutti, impariamo ad autoregolarci”.