Siamo abituati a vedere le mamme scapicollarsi per accompagnare i figli a calcio, nuoto o pallavolo; fare il tifo dagli spalti; smacchiare le divise e preparare le “merende del campione”. Ma se, per una volta, fossero proprio loro, le mamme, le atlete per cui andare a fare la ola?
Undici anni fa in una scuola di Israele è stato inventato il Mamanet, sport di squadra in cui le donne over 30, con o senza figli, sono le vere protagoniste in campo. Oggi è praticato da oltre 10 mila giocatrici, diventando il terzo sport più popolare d’Israele. Il Mamanet trae le sue origini dal cachibol, un incrocio tra pallavolo e palla avvelenata, che si gioca sul campo da pallavolo con una palla un po’ più ruvida per agevolare la presa. Nel corso degli anni ha conquistato l’entusiasmo delle mamme-atlete anche in Austria, Italia, Grecia, Cipro e Stati Uniti; è diventato un vero e proprio movimento sociale, pacifista e interculturale, anche per questo riconosciuto e supportato da importanti enti sportivi come la Confederazione Internazionale dello Sport Amatoriale (CSIT) e il Comitato
Olimpico Internazionale (CIO).
“Il Mamanet è uno sport emergente, sociale e solidale, creato dalle mamme per le mamme” racconta Monica Zibellini, presidente del comitato romano dell’Associazione Italiana Cultura e Sport (AICS). A lei si deve il merito di aver portato in Italia la pratica del Mamanet. “Lo sport è stato presentato nel 2015 a Lignano durante i World Sports Games della CSIT (le “Olimpidi amatoriali”): in quella sede AICS fu scelto come ente deputato a divulgare questa disciplina in Italia. Da quel momento non ci siamo più fermati” racconta Monica. In Italia sono circa 200 le mamme-atlete che praticano il Mamanet: ci sono squadre a Forlì, Firenze, Roma, Asti, Cremona e Napoli ma AICS è al lavoro per ampliare la rete in tutta Italia: l’associazione ha infatti tradotto in italiano il regolamento per poterlo inviare ai comitati di tutta Italia e ha già organizzato il primo seminario formativo con l’intento di diffondere attraverso tecnici, comitati e atlete praticanti questo nuovo sport su tutto il territorio nazionale.
“L’ideale è che il gruppo di mamme si formi all’interno di una scuola, dove sono già presenti una palestra e una comunità di famiglie – spiega la Zibellini – Chi vuole creare una squadra è invitato a mettersi in contatto con l’AICS per ricevere tutte le informazioni su come praticare questo sport”. Sono tanti gli elementi che rendono il Mamanet uno sport dalla forte valenza sociale, con ricadute positive su tutta la famiglia. Tanto per cominciare, non c’è dubbio che avere una mamma-atleta rappresenti una marcia in più per abbracciare uno stile di vita sano e socievole e per sensibilizzare grandi e piccini alla pratica sportiva. Il Mamanet si fa inoltre portavoce di messaggi forti legati al fair play e al “tifo positivo”: la violenza fisica e verbale è bandita dal regolamento, che prevede sanzioni per la squadra la cui tifoseria si comporti in maniera offensiva; allo stesso modo, l’avversaria è sempre considerata una compagna e amica. “Anche all’interno delle Nazioni Unite è stato riconosciuto come sport sociale e di pace – racconta la Zibellini – ed è questa la ragione principale che ha spinto AICS a importarlo in Italia”.
Il Mamanet, dunque, si prende cura delle mamme, permettendo loro di ritagliarsi del tempo per sé – si esce, si gioca, ci si diverte – migliorando così umore, forma fisica e autostima. Non è uno sport faticoso: offre tutta la gamma di movimenti atletici che servono a mantenersi in forma ed è adatto a chiunque, alte o basse, magrissime o cicciottelle. Non a caso, Every mother can (Ogni mamma può) è il motto israeliano. Far parte di una squadra motiva a essere costanti nell’impegno, “ed è così che Mamanet finisce con il diventare un appuntamento imperdibile!”. Le agende serratissime di ogni genitore non sono un limite alla pratica di questo sport, pensato per conciliare tempo libero, impegni familiari e lavorativi: gli allenamenti sono uno o due a settimana e spesso prevedono un servizio di baysitting, le partite sono concentrate durante il weekend e si concludono sempre con una cena condivisa con le famiglie. Si tratta infine di uno sport intergenerazionale, perché mette insieme donne di età diverse (in Israele c’è addirittura la squadra “golden age” che raduna le over 60). È proprio il caso di dirlo, forza (mamma) Italia!