Mamma ricomincia a studiare: storie di donne che hanno scelto di reagire

da | 10 Mar, 2021 | da non perdere, Lifestyle, Persone

In un momento di crisi che colpisce particolarmente l’occupazione femminile, un gruppo di donne coraggiose ha scelto di reagire 

Il 55,9% dei posti di lavoro perduti durante la pandemia è al femminile: 470 mila occupate in meno nel corso del 2020. Il 2021 non fa presagire dati migliori, perché molte donne hanno rinunciato al lavoro per gestire la famiglia nel momento di massima difficoltà, con i figli a casa e le scuole chiuse. 

Quando si tornerà a una vita pre-pandemia, cosa succederà? La risposta è difficile, ma c’è una certezza: bisogna ipotizzare un futuro, dotandosi dei mezzi per affrontarlo. Alcune mamme lungimiranti, guardando in prospettiva, hanno deciso di ricominciare a studiare. ecco le loro storie, una autentica fonte di ispirazione.

Mi sono iscritta a un corso di ortoterapia 

Un hobby che potrebbe trasformarsi in una professione innovativa

Ilaria ha 38 anni e un figlio, Niccolò, che frequenta la scuola materna. “Sono una free lance e collaboro con molte realtà professionali, ma quando mio figlio è cresciuto ho qualche ora in più a disposizione e ho pensato di seguire un corso di ortoterapia – racconta -.

Ho la fortuna di abitare in una casa con il giardino e so che stare a contatto con le piante mi fa stare bene. Cosa mi sono chiesta: perché non approfondire il tema e imparare a far stare bene anche gli altri attraverso il contatto con le piante? L’occasione che aspettavo è arrivata da sola: a marzo 2020 era previsto il primo corso di Ortoterapia con un progetto di Orti Metropolitani.

Poi è iniziato il lockdown e il corso è stato annullato. Nei mesi seguenti non sapevo se continuare e portare avanti l’idea di investire il mio tempo in questo corso, che è piuttosto lontano dalla vita che faccio. Ma ho capito che per me il contatto con la natura era ancora più importante di quel che credevo. E così a settembre, quando il corso è stato finalmente riproposto, mi sono iscritta.

Fare ortoterapia è una cosa diversa da orticultura e giardinaggio e non corrisponde neanche a un laboratorio didattico. È un vero approccio terapeutico che si svolge come affiancamento a un percorso psicologico. Non serve avere un giardino, basta un semplice balcone. L’ortoterapia è utile alle persone sole. Le piante aiutano ad affrontare le proprie fragilità e l’attività manuale fa comprendere meglio il proprio ciclo di vita.

Poi ci sono pratiche semplici, come per esempio strappare o tagliare l’erba, che riducono notevolmente lo stress. Non so se l’ortoterapia mi porterà opportunità lavorative, ma spero veramente di riuscire a mettere in pratica le conoscenze che ho acquisito per portare beneficio alle persone che ne hanno bisogno. Mi piacerebbe tantissimo portare l’ortoterapia nelle case di riposo e lavorare con le persone anziane”. 

ortoterapia

La formazione continua 

Un secondo master per raggiungere un livello di specializzazione ancora più elevato

Federica è la mamma di Lucio, un bimbo di 3 anni. Lavora a tempo pieno come Segretario generale di un’associazione no profit che si occupa di portare l’arte e la bellezza nelle scuole pubbliche. Ha un curriculum vitae di alto livello, con un dottorato e un master.

“Ho sempre pensato che la formazione continua sia parte della mia vita – racconta -. Non ho mai smesso di studiare, ma quando è nato Lucio mi sono presa una pausa. Quando lui ha cominciato a frequentare la scuola materna ho pensato di iscrivermi a un secondo master per specializzarmi ulteriormente su temi per me nuovi. Purtroppo il master si teneva in una città lontana e difficile da raggiungere, con frequenza obbligatoria e orari difficilmente conciliabili.

Avevo già in programma di cercare qualcos’altro, ma l’università ha deciso dipermettere la frequenza online, con anche il tirocinio a distanza. Davvero una fortuna! Mi sono iscritta assieme ad altri 20 studenti di tutte le età, supportata dal presidente dell’associazione dove lavoro che mi ha dato disponibilità e flessibilità di orario. Ovviamente il massimo supporto è arrivato anche da mio marito, con cui condivido una visione della vita impostata sulla parità al 100%.

Mi sono iscritta e seguo questo percorso di studi con passione. Ogni tanto mi chiedo se la mia sia una condizione di privilegio, ma non credo. Credo piuttosto che la formazione continua sia un elemento imprescindibile della mia vita e che sia necessario impostare il rapporto di coppia sulla parità, così che entrambi i genitori possano raggiungere i propri obiettivi professionali e umani”.

donne che studiano

Ho deciso di prendere la laurea 

Un vecchio sogno che potrebbe trasformarsi in un’avventura professionale nuova

Maura ha 46 anni e si definisce “un posto fisso”, con un impiego a tempo indeterminato in un’azienda sanitaria.

“Separata, single e con figlie adolescenti, già mi immaginavo un futuro da sola a casa – racconta -. Pensavo a Lucia e Ilaria sempre pronte a uscire la sera, oppure decise a proseguire gli studi all’estero. Ma io? Come avrei riempito quel tempo libero così atteso quando erano piccole? Amicizie, cultura, vacanze, sport, shopping…

Ma probabilmente mi sarei trasformata in una di quelle mamme piene di rimorsi e nostalgie, incapace di lasciar volare i pulcini fuori dal nido. Proprio io, che ho sofferto la stessa situazione quando ero ragazza! Per evitare la metamorfosi verso la genitrice opprimente, ho deciso di intraprendere un cammino: finire di prendere la laurea.

Non è stato facile, neanche psicologicamente, perché ho abbandonato gli studi da più di 20 anni. L’opportunità di ricominciare si è materializzata durante la pandemia, quando ho cominciato a navigare e ho visto che l’offerta è amplissima, variegata e straordinariamente accessibile, anche online.

Così ho contattato la segreteria della mia alma mater, ho fatto fare una valutazione del mio percorso scolastico e con sorpresa ho scoperto che mi sarebbe bastato integrare pochi esami per accedere alla laurea magistrale. Un titolo estremamente utile nel caso volessi tentare un avanzamento di carriera. Ho familiarizzato con terminologie a me sconosciute (nulla sapevo di CFU, esoneri, piattaforme per gli esami online).

E poi via! Sono partita per l’avventura. Allo studio dedico un paio d’ore al giorno e non lo trovo difficile: adesso che sono cresciuta, studiare mi piace e mi appassiona.

Molto semplicemente, ho ridotto il tempo trascorso sui social e con Candy Crush. In più ho scoperto che posso detrarre dalle tasse i costi di iscrizione e la retta universitaria. Anche per le mie figlie è utile: mi avvicino per prima al mondo che dovranno affrontare e, quando mi vedono china sui libri, si sentono in colpa e si mettono a studiare. I famosi due piccioni con una fava”.

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Panettiera, finalmente!

Un corso serale professionalizzante che ha messo in moto nuove energie

Carmen ha 31 anni, fa la mamma a tempo pieno e ha una bimba piccina. Durante il lockdown ha sentito il richiamo di un lavoro nuovo.

“Mi è capitato sotto gli occhi mentre attraversavo la strada: un cartellone con su scritto ‘il pane dà lavoro’ – racconta -. Era la pubblicità di un corso professionale, proprio nel mezzo della pandemia, quando vivevamo tutti chiusi in casa. Uscivo solo per fare la spesa e mi stupiva la quantità di persone che andava nei negozi di quartiere. Sono sempre stata una consumatrice da ipermercato, ho persino lavorato in un centro commerciale, ma ho smesso quando sono rimasta incinta.

La pandemia mi ha messo in moto qualcosa. Mia figlia, durante il lockdown, ha compiuto due anni: sono stata benissimo con lei, ma ora sento di aver bisogno di un ruolo tutto mio, di qualcosa da fare che non riguardi solo la casa e i bambini. Così mi sono detta: perché non aprire un piccolo negozio di alimentari? Abito in una strada dove manca una panetteria.

Non sarebbe una buona idea? Il problema è che non sapevo nemmeno dove cominciare. Così ho telefonato all’ente che organizza i corsi di formazione e mi sono iscritta a quello di panificazione. Sono 600 ore di teoria e pratica, con un costo molto ridotto perché ci sono le sovvenzioni regionali.

L’impegno richiesto è di 9 mesi, incluso uno stage presso aziende già avviate. La frequenza è serale, dalle 18 alle 23. Affrontiamo i temi dell’autoimprenditorialità, della somministrazione, della cultura del cibo e delle bevande.

Oltre alla qualifica professionale di Panificatrice, al termine degli studi mi sarà data l’abilitazione obbligatoria per aprire una attività commerciale. Dal punto di vista organizzativo è perfetto: io sto con la bambina durante il giorno, mio marito torna dal lavoro, si riposa un po’, dà cena alla bambina e la mette a nanna. Alle 23.30, quando torno a casa, trovo tutti e due addormentati. So che può sembrare un sacrificio, ma non lo è, perché da quando ho ricominciato la scuola ci sono venute un sacco di idee.

La migliore? Quella che adesso è il mio sogno: un food track che mi darebbe la possibilità di lavorare con flessibilità. So già dove vorrei metterlo: vicino ai giardinetti per vendere merende sane ai bambini!”. 

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