Dopo gli anni delle pappe e dei pannolini, delle notti insonni e dei pianti a dirotto quando vengono “abbandonati” all’asilo e talvolta anche durante i primi anni delle elementari, un giorno, quasi all’improvviso, i figli rivendicano la propria autonomia, i propri spazi, la propria libertà. La vogliono, a ogni costo, più di ogni altra cosa, indifferenti al fatto che il genitore sia pronto o meno a concederla. Cominceranno delimitando i propri spazi. La porta della camera resterà sempre barricata, magari con un bel cartello con scritto, a caratteri cubitali, “vietato l’accesso”. Poi il desiderio di libertà si estenderà al tempo, alla ricerca e conquista di un momento per sé, lontani dalla famiglia, dai genitori, dalla casa. È una tappa fondamentale per la crescita di ogni ragazzo.
Sono libero, sono grande
La ricerca del distacco dalla famiglia è un modo per comunicare: “Sono grande, o almeno cerco di esserlo”. La maniera di esprimere questo desiderio varia da bambino a bambino o meglio, da ragazzo a ragazzo (come preferirebbero essere chiamati loro) e può arrivare a 15 o 16 anni ma anche già a 12 o 13. Tutto dipenderà dal ragazzino in questione, dai compagni, dagli amici, dagli interessi che ha, dall’educazione che ha ricevuto e anche dal suo grado di maturità. Ci sono ragazzi che fino a 16 o 17 anni escono poco e altri che, già a 11, vorrebbero stare fuori giorno e notte. Difficile stabilire cosa sia giusto o sbagliato. Quel che è certo però, è che questa tappa arriverà, prima o poi, per tutti.
Sbagliare aiuta a crescere
Tanti, diversi e sfaccettati i modi di esigere questo spazio di libertà. Ci sarà chi partirà da lontano “Sai mamma, il mese prossimo c’è una festa da Bea, ci posso andare, vero?”. Chi cercherà di aggirare l’ostacolo: “Sabato uscirei, nel pomeriggio, magari dopo il cinema mangiamo una pizza, così non devi cucinare”. Chi, più gagliardo e sfrontato, darà il fatto per acquisito: “Io esco, non aspettarmi a cena!”. Chi la metterà giù tragica “Se non mi fai uscire potrei morire, anzi scappo” e chi davvero lo farà. Cento modi diversi per porre la questione, un unico concetto: il tempo delle uscite i ragazzi vogliono gestirlo in totale libertà e non comprende in nessun modo i genitori. È un momento di crescita, di verifica della propria capacità e identità; è una occasione di esplorazione, di scoperta dei propri limiti e potrà portare anche a commettere sbagli.
Come rispondere
E noi, i genitori, come dobbiamo reagire di fronte a questo cambiamento repentino che essenzialmente significa mancanza di controllo sui propri “bambini”? Quasi tutti, sia quelli più severi e autoritari sia quelli che, fino al giorno prima si erano proclamati “giovani” e “moderni” sbandierando ai quattro venti la frase: “Mi sembra ieri che ero e mi sentivo come mio figlio ora” proveranno un tuffo al cuore. Perché il loro bambino (cresciuto, amato, coccolato, accudito, viziato e vezzeggiato) cercherà, poco per volta, di escluderli dalla sua vita. Anche in questo caso le reazioni potranno essere diverse, sfaccettate e, se analizzate dal di fuori, persino divertenti. Ci sarà chi non ammette discussioni, imponendo un categorico “Non se ne parla nemmeno, fino a che vivi in questa casa le regole le faccio io”. Chi farà mille domande: “Con chi esci? Quando torni? Dove vai? Mi raccomando tieni il cellulare acceso, devo poterti chiamare in qualunque momento (anche se sei dentro il cinema)”. Chi metterà mille paletti: “Va bene, però ti accompagno e ti vengo a prendere. Niente discoteche, niente bar, niente locali notturni equivoci. Solo a casa di amici, quelli che conosco io e solo dopo che abbiamo parlato con i genitori”. E chi accetterà, magari con un po’ d’ansia, le esigenze del figlio, cercando di stabilire delle regole. Perché si sa, i ragazzi sono imprevedibili, divertenti, complicati, faticosi e talvolta incomprensibili per un genitore, è certo però che hanno comunque e sempre bisogno di regole.
Stabilire regole chiare
Regole. Parola foriera di dubbi e angosce. Sarà giusto o sbagliato imporre ai figli un orario di rientro, dei paletti nella gestione del tempo libero, la sera o anche solo il pomeriggio, dare limiti all’espressione della loro libertà e chiederne il rispetto? Le domande spesso rimangono senza risposta o se vengono date, altrettanto spesso non sono accettate dal figlio/a adolescente o preadolescente, che non è disposto ad ascoltare e vuole raggiungere i propri obiettivi a ogni costo. Eppure le regole ci vogliono. Sempre. Perché l’adolescente è un navigante inesperto, a bordo di un’imbarcazione che non conosce, in balia di un mare infido e mutevole. Ogni tanto gli va tutto bene, progredisce sulla rotta giusta, raggiungendo quello che vuole. Ogni tanto gli va male, viene trascinato indietro dalla corrente, perde la bussola, l’orientamento, il coraggio e le forze. I genitori sono e devono essere sempre e comunque il porto sicuro.
Rispetto da ambo le parti
Sì dunque alle regole. Che non potranno essere universali. Dipenderanno da mille fattori: l’età del ragazzo, la sua maturità, il gruppo di amici che frequenta, l’apprensione dei genitori, la scuola e tante altre variabili che dovranno essere stabilite dal genitore stesso. Ciò che vale per uno non potrà certo valere per un altro. Anche se i ragazzi sono sempre pronti a paragonare la loro situazione con quella degli amici o dei compagni. Ci sarà sempre in un gruppo chi avrà maggior libertà. Se però un genitore riterrà che quello che ha deciso è giusto, dovrà tenere duro. E una volta stabilite, queste controverse, difficili e faticosissime regole come saranno gestite dai genitori? Ci sarà chi andrà a prendere i figli in giro per la città, chi li aspetterà a letto con la luce accesa, pronto a spegnerla appena i pargoli rientrano, chi resterà alzato, davanti all’ultimo film della serata o in cucina, con un’immensa tazza di caffè (che procurerà poi sicuramente insonnia tutta la notte). Chi controllerà l’orologio ogni cinque minuti, chiedendosi dove sono, con chi e cosa stanno facendo? Chi tirerà tardi, cinema e poi pizza con amici, in attesa dell’orario stabilito per il recupero dalla discoteca. Molti i modi, le tecniche, le strategie per fronteggiare l’ansia e l’attesa dei figli durante le uscite serali-notturne. Quel che più conta però è che se ci sono delle regole, queste andranno rispettate da entrambe le parti. Sì allora all’orario di rientro, ai divieti circa locali, motorini, automobili di amici non conosciuti, o a tutto ciò che i genitori reputano giusto ma, dall’altra parte, no a telefonate al cellulare dei figli ogni cinque minuti, per controllare dove sono, cosa fanno, se per caso stanno sgarrando e per sapere quando rientreranno. I genitori devono rispettare il tempo fuori casa dei propri figli e non lasciarli uscire con il solo scopo di coglierli in fallo.
L’abbigliamento
Un altro capitolo ostico, riguardo alle uscite, è quello dell’abbigliamento. Come comportarsi se quella che fino a ieri era una timida bambina con le treccine, la gonna al ginocchio e i calzettoni, si presenterà una sera con una minigonna vertiginosa, gli occhi bistrati e un rossetto rosa fucsia? O se il nostro dolce ragazzino non accetterà più di vestirsi come gli indichiamo noi, ma con dei jeans di tre taglie più grandi che lasciano scoperto mezzo sedere, una collana borchiata che pare più un collare da cane e gli anfibi, anche se è luglio e fuori ci sono 30 gradi? Difficile dirlo. Anche in questo caso deve essere il buon senso a prevalere, non dimenticando mai che ciò che può aver senso per un genitore magari non lo ha per un figlio. Gli adolescenti seguono il branco, si vestono come gli altri, per sentirsi parte del gruppo ed essere accettati. E l’abbigliamento è sicuramente il modo più immediato e diretto per compiere questo passo. Dunque, nel rapporto con un figlio adolescente, bisognerà armarsi di una pazienza infinita, imparare a dialogare, educare e ragionare, dimenticando il vecchio modello del premio e della punizione. Arrabbiandosi, quando ce ne sarà bisogno ed essendo comprensivi, quando sarà il momento, senza fissarsi su un unico ruolo, in una sorta di faticosa gimkana che obbligherà ogni genitore a reinventarsi e a mettersi in discussione giorno dopo giorno.