La pilota italiana Manuela Gostner racconta le emozioni di gara, la sua passione per i motori e il grande amore per le figlie
L’abbiamo ammirata la scorsa estate quando gareggiava alla 24 Ore di Le Mans, la leggendaria quanto dura gara automobilistica di endurance. Manuela Gostner ha preso parte all’unico team femminile, insieme alla danese Michelle Gatting e alla svizzera Rahel Frey: per la prima volta nella storia, tre ragazze a bordo di una Ferrari hanno portato a termine la competizione più ambita dai piloti di tutto il mondo. Manuela Gostner, classe 1984, nata e cresciuta a Caldaro, in Alto Adige, mamma di Maja e Laura, si racconta a GG.
Come nasce la passione per i motori
“Prima di iniziare a correre, ho giocato tutta la vita a pallavolo. Era mio fratello David il vero appassionato e portato per le corse. Mio padre Thomas lo accompagnava e correva insieme a lui nel campionato Ferrari Challenge Europe. Nel 2013, sono andata a vedere David per la prima volta alle Finali Mondiali dove si giocava la vittoria in campionato. Vederli correre insieme è stata una sensazione bellissima, mi sono davvero emozionata. Sull’onda di questo entusiasmo, accolto e intuito da mio padre e mio fratello, mi hanno chiesto di provare la loro macchina da corsa in un test di fine anno. Mi sono divertita come una matta a fare i primi giri al Circuito di Cremona. Ed è così che è nata la mia passione, quando ho avuto la possibilità di sedermi di fianco a mio fratello, nella sua macchina da corsa. Quello che ho visto era molto più complesso di come me lo immaginavo: riusciva a gestire 600 cavalli con tecnica, forza, sensibilità, coraggio, concentrazione, delicatezza e determinazione, in un modo così naturale che mi ha impressionato. È stato in quel preciso momento che ho pensato, ‘Voglio impararlo anche io!’. Mi sembrava una vera sfida, provare uno sport così lontano dal mio essere molto femminile.”
Conciliare sport e maternità
A proposito di femminilità, come sei riuscita a conciliare la pratica dello sport con la maternità? “Prima ho avuto le figlie e poi sono diventata pilota. Però nel mio percorso di mamma ho notato che per me è sempre stato indispensabile prendermi dello spazio senza le piccole. Potevo essere una mamma motivata ed equilibrata solo se riuscivo a ricaricare le batterie facendo uno sport, coltivando una passione o anche, molto semplicemente, lavorando. Per fortuna ho dei suoceri fantastici che mi aiutano molto. E anche con mia sorella e gli amici proviamo ad alternarci e darci una mano. Certo, se fossi un pilota uomo nessuno mi farebbe pesare il fatto che spesso devo viaggiare e assentarmi per diverse settimane. Invece sono una donna, una mamma, una pilota. Essere mamma è per me, sempre, in ogni momento, il primo pensiero e tutta la vita si regola di conseguenza. Le mie figlie sono sempre al primo posto”.
Bimbe amanti dello sport
Le tue figlie amano lo sport? “Sì! Maja, che ha 12 anni, e Laura, di 8, adorano muoversi e fare sport. Per il momento hanno sperimentato tante discipline diverse. Quest’anno hanno iniziato con la pallavolo, dove spero proseguiranno. Non c’è niente al mondo che possa dare così tante lezioni di vita ai bambini come lo sport. Rispettare le regole, gli avversari, un arbitro, un coach e i propri compagni di squadra è una lezione fondamentale. Lo sport ti insegna a perdere e vincere e ti fa capire chi sei veramente. Secondo me è importantissimo iniziare da subito un’attività sportiva, senza esagerare o far diventare per forza i figli degli atleti professionisti. Diventare un atleta professionista richiede grandi sacrifici per i bambini e le famiglie. All’inizio è meglio fare sport e basta.”
La gara di Le Mans, un’esperienza unica
La 24 Ore di Le Mans è una gara leggendaria per due motivi. Uno: è veramente difficile avere la possibilità di partecipare. Due: la gara è complessa, tortuosa, infinita e pericolosa come poche altre al mondo. Mentre sei in macchina corri contro gli altri piloti, ma il tuo avversario più grande sei te stesso. È una continua lotta a convincerti di spingere a dare il massimo e non mollare. Sei stanco, hai male in ogni muscolo del corpo e ti chiedi continuamente per quale motivo al mondo hai voluto partecipare in questo incubo. Poi però quando la mia compagna di squadra ha passato il traguardo dopo 24 infinite ore mi sono sentita così orgogliosa, per il nostro favoloso team. Un’esperienza difficile da spiegare, unica.
Manu racing with love
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? “Spero di poter partecipare a un’altra 24 Ore di Le Mans!”
Il tuo payoff è “Manu racing with love: alla base di tutto c’è un grande amore? “Assolutamente sì. L’amore e la passione sono i motori più forti per affrontare qualsiasi cosa”.