Essere matrigna fuori dalla routine: quando arrivano le vacanze, arrivano i veri problemi. L’organizzazione va oltre la propria famiglia, e tutti gli equilibri saltano
Tra tutte le sfide che Elisa si immaginava di dover affrontare stando con un uomo che aveva una figlia—dover trovare uno spazio in quella nuova famiglia, farsi accettare dalla bambina, essere presente senza essere inghiottita dalla nuova situazione, amare e farsi amare—certo non aveva immaginato che un enorme parte del problema sarebbe stata organizzare le vacanze estive. Proprio lei che ha fatto dell’organizzazione il suo lavoro e il suo stile di vita.
E se gestire i pargoli senza l’obbligo scolastico è un problema per i genitori che convivono, lo è anche, a maggior ragione, per quelli che vivono separati.
La storia della Matrigna di questo mese è, per sua natura, una storia estiva. Come tutte le storie estive, da un lato è diversa da tutto ciò che viviamo durante l’anno canonico ma, allo stesso tempo, racconta una porzione di noi stessi, e rispecchia equilibri precedenti svelandoci per chi siamo veramente.
La storia di Elisa
Elisa fa la wedding planner, un modo tutto anglosassone per raccontare chi di mestiere organizza feste di matrimonio. È abituata a gestire crisi di nervi, cambi dell’ultimo minuto, annullamenti, pioggia, tragedie momentanee, oppure perenni. È abituata a essere calma, ma anche ferma.
Ha incontrato Pietro cinque anni fa. Lui è diventato subito il suo fiorista di fiducia e, dopo pochissimo, il suo compagno. Pietro aveva una bimba di tre anni, Samanta, e un matrimonio naufragato qualche mese prima, dopo quindici anni insieme. Elisa non era preoccupata della presenza della piccola. Anzi, era felice di stare con un uomo che fosse in grado di prendersi cura delle piccole cose, di piccole creature, che fossero peonie o bambine. Un uomo che la mattina portasse la piccola a scuola, avesse da fare a weekend alterni, e gli altri lavorasse con lei, fianco a fianco.
Elisa ha conosciuto Samanta dopo un annetto, e sono andati a convivere tutti insieme. Elisa era pronta: aveva contattato una psicoterapeuta per affrontare al meglio questo passaggio, aveva letto dei libri, aveva provato a guardare tutti i film che trovava sulla figura della matrigna. “Sapevo che sarebbe stato qualcosa che non avevo mai affrontato, volevo farlo al meglio delle mie possibilità”.
Aveva deciso che la figura che avrebbe incarnato sarebbe stata quella della matrigna-amica. Non sostitutiva della madre, sempre qualche passo indietro nelle decisioni. Avrebbe ricoperto con grazia il ruolo di consulente emotiva, sia di Pietro, sia di Samanta quando fosse cresciuta.
Inutile dire che tutta questa pre-programmazione si è schiantata con la realtà. Ma Elisa era preparata anche a questo: da buona wedding planner, sapeva che per arrivare all’obbiettivo bisogna prendere le proprie aspettative, poi dimezzarle. Poi, prendere quella metà e dimezzarla ancora, e così si avrà l’esito finale.
Tra Samanta e Elisa le cose non sono andate sempre lisce come sperava, ci sono state alcune incomprensioni: mai veri e propri scontri, ma una malsopportazione alternata all’entusiasmo di stare insieme e starsi scoprendo. Il rapporto più faticoso è però con la madre della bambina, perlopiù assente, se non per rari interventi.
Tra le varie cose che Elisa ha scoperto in questi anni è che Pietro, abituato a gestire le piccole cose — dall’intreccio del nastro di organza intorno ai mughetti, alla preparazione metodica dei panini dolci per la merenda di metà mattina — era poco a contatto con quelle grandi. Le ‘grandi pianificazioni’ che invece stavano così a cuore a lei. Elisa ha scoperto che era così anche per la madre della bambina, abituata, al contrario di lei, a decidere quasi tutto all’ultimo momento. Elisa e Pietro e la madre hanno provato sempre a parlarsi in maniera trasparente, dicendosi cosa funzionava e cosa no. Hanno provato diverse strategie: alcune hanno funzionato. Dopo tre anni di convivenza, hanno trovato un equilibrio.
Ma su una cosa non c’è equilibrio che tenga: le vacanze estive.
Quando arrivano, portano tempesta. Se ne sente l’odore già da fine aprile. Un turbine di incertezza sul futuro, sull’organizzazione delle giornate.
“Ormai Pietro e io concordiamo che serve pianificarle con un po’ di anticipo — prenotare campi estivi, prevedere un periodo con i nonni paterni e materni, decidere se si andrà da qualche parte durante le ferie dei genitori —Serve per dare a tutti respiro, e trasmettere più sicurezza a Samanta”. Questo cozza con lo spirito libero della madre, che vorrebbe decidere in maniera più naturale come disporre del tempo della bambina e non ama che vengano prese decisioni con mesi di anticipo.
Quindi ogni anno si ritrovano in un limbo metafisico: Elisa con le sue settimane frenetiche, colme di matrimoni da organizzare e a cui presenziare, con una piccola fessure per le sue vacanze con Pietro in una settimana a luglio, impossibilitata a prenotare fino all’ultimo secondo perché non sa se la bambina sarà con loro, con la madre, o con i nonni.
C’è Samanta che vuole andare dai nonni, ma non vuole scontentare la madre, Pietro che non vuole scontentare i nonni, la madre che non vuole scontentare i suoi genitori. E poi c’è Elisa, che vorrebbe solo fare una settimana in montagna con il suo compagno, e magari, perché no, qualche giorno al mare tutti insieme.
“Far coincidere tante teste e tanti programmi è difficile, e non solo durante l’estate”. Ma è proprio in questo periodo che tutti i nodi vengono al pettine e quel precario equilibrio che si era riusciti a trovare durante l’anno scolastico dapprima traballa e poi, avvicinandosi all’ultimo giorno di scuola, rischia di frantumarsi. È proprio durante i mesi più dolci, quelli in cui ci si vorrebbe solo rilassare, che le incomprensioni di tutti quelli passati vanno a confluire creando un ingorgo di emotività irrisolte, e piani che vanno a rotoli.
Anche quest’anno Elisa non sa se riuscirà ad andare in vacanza con Pietro, ma ha deciso di prendere le decisioni con lo spirito della wedding planner, con calma ma fermezza, senza farsi travolgere dalle emozioni.
Deciderà per sé, e poi scoprirà se i suoi piani si intersecheranno con quelli degli altri. Per l’anno prossimo ha l’obbiettivo di parlare chiaramente fin da subito, esprimendo i suoi bisogni e inserendoli nella conversazione. Le sue necessità devono essere importanti come e quanto quelle di ogni membro della famiglia. “Io ho bisogno di un piano – dirà -. Dobbiamo fare più piani. I piani rassicurano”.
Ha detto che ci farà sapere.
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