Pannolini. Esiste forse una parola che meglio di questa sintetizzi l’essere genitore? Un vocabolo che unisce, un filo conduttore. Ma anche una scelta che divide: gusti, abitudini, preferenze, convinzioni e addirittura visioni della vita. Il vero bivio, però, sta nella loro natura: ci sono i pannolini usa e getta e quelli lavabili. Ecco, qui sì che la visione del mondo si spacca tra convinti sostenitori o fieri oppositori. Non esistono, quasi, le vie di mezzo.
Sì ai lavabili!
Alessandra, 32 anni, non ha dubbi. “Coi lavabili ci siamo trovati bene da subito, appena terminato lo svezzamento, un periodo in cui Sofia era meno prevedibile. Diciamo che abbiamo cominciato quando aveva 6 mesi e abbiamo smesso di usarli solo intorno ai 2 anni”. A dettare la scelta due argomenti. Uno di economia domestica e uno, per così dire, ambientale. “Già all’epoca eravamo molto attenti all’aspetto ecologico. E soprattutto avevo letto da più parti che i pannolini usa e getta non sempre garantiscono la stessa sicurezza, soprattutto nei materiali utilizzati che provocano irritazioni. Ci sentivamo più sicuri coi pannolini lavabili, insomma. Siamo andati avanti per la nostra strada in maniera convinta, anche se in famiglia e tra gli amici eravamo gli unici e spesso ci prendevano in giro”.
Nella scelta è entrata anche una considerazione economica. “All’epoca esisteva una sovvenzione del Comune per l’acquisto di pannolini lavabili, ma al di là della contingenza, si trattava di una spesa che avremmo dovuto affrontare una volta sola. Insomma, ci è sembrato un investimento ragionevole da fare”. Ma non solo. L’utilizzo dei pannolini lavabili ha avuto effetti, per così dire, collaterali. Ma positivi. “Ammetto che usavamo i lavabili solo di giorno, visto che Sofia dormiva bene e non resistevano sufficientemente asciutti tutta la notte. Il bello è che abbiamo notato che nostra figlia ha cominciato presto a sviluppare una certa autonomia nel comprendere quando era il momento di andare in bagno. È successo intorno all’anno e mezzo. Forse perché, rispetto agli usa e getta, i pannolini lavabili risultano meno comodi e dunque i bambini, sentendo di non essere puliti, sono più stimolati a prevenire il problema, se così lo vogliamo chiamare”. Insomma: promozione a pieni voti. “Una scelta che rifaremmo cento volte, dovessimo tornare indietro. E che consiglio a chiunque. Anche per il benessere dei bambini: Sofia, infatti, non ha sofferto praticamente mai di irritazioni”.
No ai lavabili!
Francesca, 31 anni, con i lavabili non si è trovata bene. “Poco dopo la nascita di Diana ci hanno regalato una confezione elegante e colorata di pannolini lavabili. Sembrava una cosa simpatica, utile e soprattutto economica. Da alcuni nostri amici, che già avevano avuto figli, sapevamo quanti pannolini servono anche nei primi mesi di vita del pupo. Poterli riutilizzare ci sembrava una buona soluzione per risparmiare qualcosa, oltre a creare meno rifiuti e, dunque, fare qualcosa per l’ambiente”.
E poi, cosa è successo? “Abbiamo cominciato a capire cosa vuol dire avere un bambino piccolo per casa, che deve essere cambiato anche parecchie volte al giorno. Un’operazione che spesso devi fare in fretta, magari di notte, nella penombra e mentre il piccolo piange. Diana era una che non si risparmiava: quando c’era da cambiare il pannolino, si trattava sempre di situazioni per così dire imponenti. E spessissimo il pannolino lavabile non riusciva a trattenere il tutto, quindi, oltre a Diana, dovevamo cambiare anche il lenzuolo e il coprimaterasso del suo lettino”. Un problema che anche i pannolini tradizionali, a dir la verità, manifestano.
Ma questo non ha cambiato il giudizio di Francesca e di suo marito. “È vero, succedeva lo stesso con i pannolini usa e getta, ma meno. Forse siamo stati sfortunati noi con la marca e sicuramente ce ne sono altre in commercio che funzionano meglio. Ma oltre alla tenuta, c’è da considerare anche la laboriosità che richiede un pannolino lavabile: c’è la mutandina, ma anche la parte intermedia assorbente e infine la veletta da inserire sotto il culetto del neonato per non irritarlo. Insomma, un meccanismo complesso per essere agevole, magari fuori casa, dove non c’è lo spazio e la comodità necessaria”. Infine c’è un problema, per così dire, ambientale. “Non mi riferisco al discorso della riduzione dei rifiuti, che condivido: siamo attenti agli sprechi e alla spazzatura in altri momenti della vita familiare. È che con i lavabili diventava invivibile l’ambiente di casa. Pur lavandoli con cura, un po’ di odore rimaneva impregnato nei pannolini.
Alla lunga, tutti questi aspetti hanno cominciato a sommarsi e sia io che mio marito, più paziente di me, ci siamo arresi tornando al pannolino usa e getta. Almeno, abbiamo smesso di pensare al pannolino fino al cambio successivo”.