Come possiamo crescere una generazione affrancata dagli stereotipi di genere e libera di seguire i propri sogni? Intervista a Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue, autrici di “Missione parità”
Da un lato il bambino, vivace e sempre in movimento, dall’altro la bambina, tranquilla, carina e disciplinata: sono alcuni degli stereotipi del maschile e femminile con cui siamo cresciuti e con cui speriamo, e cerchiamo, di non guardare i nostri figli. Ma in che modo possiamo uscire da una gabbia di cui noi stessi ci sentiamo prigionieri?
Da anni ormai galoppa veloce la riflessione sugli stereotipi legati ai ruoli di genere, con un faro puntato sulla nostra storia e cultura. Come genitori ci chiediamo in che modo affrontare questo tema con i bambini, la cui mente sta costruendo un’idea di futuro, piena di domande che frullano velocissime e che prevedono risposte molto complesse. Ne abbiamo parlato con Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue, che hanno affrontato l’argomento nel libro “Missione parità”, edito da Garzanti, con una narrazione vicina alla quotidianità di tutti: la storia di una bambina e di un bambino che affrontano la grande sfida verso il cambiamento, ovvero il diritto di seguire i propri sogni.
Gli stereotipi più radicati
Il sogno di Sofia, protagonista del romanzo, è quello di diventare allenatrice di una squadra di calcio: lo sport è un campo in cui gli stereotipi sono vecchi come il mondo, ben radicati nella nostra cultura, in grado di influire sulla nostra idea di mascolinità e femminilità e sulla capacità di perseguire le proprie passioni.
“Abbiamo scelto il tema dello sport perché particolarmente emblematico – spiega Maria Scoglio -. Nello sport si scontrano i corpi, è un ambito marchiato dagli stereotipi e il gender gap è davvero evidente perché tutto è sbilanciato, dalle retribuzioni alla rappresentanza. Il ruolo a cui ambisce Sofia, quello dell’allenatrice, lo è ancora di più, in particolare quando lo sport in questione è il calcio, dove si verifica un disequilibrio macroscopico a livello di paga e carriera tra maschi e femmine”.
Prima di ambire a diventare allenatrice, Sofia si propone come “il vice” o “la vice”. Ecco che entra in gioco il ruolo del linguaggio, per spiegare quanto la nostra lingua in qualche modo sia terreno fertile per il mantenimento di determinati stereotipi.
Nel racconto vengono inseriti box di approfondimento, che includono nozioni relative al recente dibattito sulla lingua spiegato ai bambini, come quello sulla schwa e l’asterisco.
“Non possiamo ancora definire quale sia la soluzione ideale, ma per noi era importante porre l’attenzione su questo tema e spiegarlo ai bambini attraverso un linguaggio a loro comprensibile”, aggiunge Cristina Sivieri Tagliabue.
“Alcune parole declinate al femminile possono sembrare errori grammaticali, ma è così solo perché non le abbiamo mai sentite. L’obiettivo è quello di ragionare insieme ai bambini e sollevare il velo sugli stereotipi nascosti. A volte quando sembra di inventare una parola che non esiste in realtà stiamo raggiungendo una piccola missione di parità. Partendo dal focus sul linguaggio possiamo andare avanti e indietro nella storia, e credo sia importante per l’identità delle bambine e dei bambini. Mentre dibattiamo sull’uso della schwa, continuiamo a dire che l’uomo – e non il genere umano! – è andato sulla luna. E questo ha il suo impatto”.
La bisnonna Elsa che voleva essere uomo
Sofia chiede consigli alla nonna Miriam, che le racconta la storia della bisnonna Elsa, nata nel 1922 in un’Italia molto diversa. La condizione delle donne nel passato anche recente e il modo in cui le donne hanno, lentamente, conquistato pari diritti è un pezzo di storia che dovrebbe essere trattato a scuola in maniera più approfondita.
“Trattare di questi temi è importante ma non è semplice e in alcuni casi prematuro per i giovani lettori della scuola primaria”, sostiene Maria Scoglio. “Affrontare il percorso delle conquiste femminili, dal matrimonio paritario ai diritti delle lavoratrici, attraverso il racconto di una persona reale o di un personaggio ben costruito e a cui dopo decine di pagine siamo già affezionati, può essere un metodo efficace.
È vero che oggi si parla della storia a ostacoli della parità di genere raccontando la lotta di donne che si sono distinte nei secoli, ma credo che questo si possa fare anche narrando la vita e le difficoltà delle donne comuni, che sono le nostre nonne”.
Educare alla parità: da dove iniziare?
La letteratura dell’infanzia può cambiare il mondo, ma sappiamo benissimo che i bambini imitano gli adulti; un bel libro non può da solo sradicare quegli stereotipi che perpetuano gli adulti attraverso i ruoli di genere, a scuola e soprattutto a casa.
“Sono convinta che, se vogliamo fare davvero passi avanti, oltre a coinvolgere maestre e maestri dobbiamo condividere con gli uomini un percorso educativo basato sul modello paritario”, sostiene Cristina Sivieri Tagliabue.
“Sappiamo bene che le maggiori disparità nella coppia compaiono proprio quando nascono i figli. È lì che si celano le cristallizzazioni di comportamenti stereotipati che ci portiamo dentro. Lottare e fare attivismo funziona, anche per un processo di crescita, ma oggi credo che dovremmo cercare la collaborazione e la conciliazione.
Non possiamo essere esempio di parità per le nostre figlie e i nostri figli finché il lavoro di cura resta così sproporzionato: dove i genitori sono entrambi lavoratori si parla di 4/6 ore quotidiane per le donne e un’ora per gli uomini. Gli uomini devono essere protagonisti come le donne in questo percorso, è assolutamente indispensabile”.
Secondo Maria Scoglio un grande passo deve essere fatto anche dalle donne che diventano mamme, come uno dei personaggi di Missione parità: “Nella storia di Leone e Sofia, la mamma ha dovuto temporaneamente lasciare la sua professione per la famiglia e dopo qualche anno torna al lavoro. Deve quindi delegare agli altri il lavoro domestico e quando torna è la prima a dire ‘questo lo facevo meglio io’.
Raggiungere un buon equilibrio e una distribuzione dei compiti più paritaria all’interno della famiglia non è facile né immediato. Dobbiamo vederci come all’interno di un cammino, un processo che, nonostante tutto, va avanti”.
Lettura condivisa, dimensione collettiva
Missione parità è stato ideato anche come strumento utile per gli insegnanti che vogliono affrontare questo percorso con i propri studenti. Far entrare il libro nella scuola, infatti, è l’unico modo per raggiungere quel pubblico che difficilmente ti viene a cercare. E sono stati numerosi gli insegnanti che hanno scelto di adottare il libro o leggerlo insieme agli alunni per affrontare il tema della parità in senso ampio, all’interno del percorso di educazione civica o di alternativa al IRC.
“Per me questo libro ha e dovrebbe avere una dimensione collettiva”, spiega Maria Scoglio. “La lettura in gruppo permette di condividere i dubbi e le risposte che genera, e ogni bambino o bambina può portare la propria esperienza che è fonte di ricchezza per gli altri. Sin dall’inizio ho immaginato questa storia in mano a un genitore che lo legge insieme al proprio figlio o figlia, ma anche e soprattutto in una biblioteca scolastica, che per me è il luogo più democratico in assoluto. Oggi le biblioteche, oltre a custodire i classici, dovrebbero essere poli che producono cultura e dove affrontare, attraverso i libri, temi di attualità vicini a tutti noi”.
Due amici, una sfida
Il progetto editoriale di Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue, iniziato con un primo romanzo per bambini “Missione democrazia”, è molto più ampio e unisce letteratura ed educazione civica per bambini, scuole e genitori.
“Dopo la Costituzione e tutti i valori a essa legati, il tema della parità in generale, non solo di genere, è stato sin dall’inizio un argomento al quale volevamo dedicarci”, spiega Maria Scoglio.
“Missione parità” è pensato per lettori dagli 8 anni, ma con l’aiuto di un adulto è possibile leggerlo insieme anche prima. Sappiamo benissimo che si tratta di un argomento che dovrebbe essere trattato già alla scuola dell’infanzia, perché alla primaria alcuni stereotipi sono già ben radicati. Focalizzarci su questo target di lettori ci ha permesso però di affrontare l’argomento in maniera più complessa, per far riflettere anche gli adulti e rendere la sfida dei due protagonisti più difficile e avvincente”.
Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue incontreranno adulti e bambini al Salone Internazionale del Libro di Torino il 18 maggio alle 11, in collaborazione con CO.RE.COM., e alle 12 i bambini della scuola primaria.
L’immagine delle autrici è di Claudio Porcarelli