Evoluzioni fisiche ai confini con l’acrobazia, salti da gazzella su muretti, gimkane tra ringhiere e panchine: è un’attività affascinante il parkour, che consiste nel compiere un percorso in uno spazio pubblico, superando tutti gli ostacoli che si incontrano sul cammino in modo efficiente e veloce. Temuto dai genitori come uno sport ad alto rischio di contusioni, il parkour è amatissimo da ragazze e ragazzi, perché è un’attività fisica ganza, che migliora la propria atleticità, in modo originale, libero, fantasioso.
Praticare parkour non significa semplicemente saltare da una panchina all’altra, ma vuol dire educare la mente a pronosticare e allinearsi alle proprie capacità fisiche per studiare il modo di trasformare un ostacolo in un’opportunità. Sebbene alcuni passaggi vengano svolti lentamente, il parkour prevede lo sfruttamento massimo della propria velocità motoria: la corsa ne è un elemento costante, in quanto l’attività è strettamente legata all’idea di fuga da qualcuno. Nel parkour l’allenamento è fine a se stesso, per questo si discosta dagli sport tradizionali, in cui le competenze raggiunte hanno senso in vista di una gara. Tra le attività cui il parkour è più affine c’è sicuramente il graffito, entrambi infatti riscrivono lo spazio urbano aggiungendo le tracce della propria creatività, ma anche la danza, perché si disegna nell’aria col corpo una scrittura nuova.
Creatività nei labirinti urbani
Il parkour nasce sul finire degli anni ‘80 in Francia, a Evry, una cittadina dell’Île de France, dall’idea di due ragazzi – David Belle e Sebastien Foucan – che abitano in un quartiere di periferia malsicuro. Qui gli edifici ricordano montagne artificiali e il progetto originale degli architetti (concentrare un numero elevato di abitanti in superfici minime) favorisce il nascere di questo fenomeno culturale. Il labirinto disorganico del quartiere e il tessuto sociale fatto di famiglie che per lavoro si spostano in orario diurno a Parigi, lasciano ai due adolescenti un senso di isolamento e tempi vuoti da riempire. Il parkour nasce dunque da una ricerca di nuovi svaghi, utilizzando parapetti di balconi, dissuasori mobili, muretti di medie altezze, cornici di finestre e passerelle e trasformando la corsa tra questi ostacoli in un nuovo modo di intrattenimento urbano.
Un grande contributo nel creare un repertorio di figure e modalità di spostamento lo dà sin da subito il padre di David: impiegato nel corpo militare dell’esercito francese unisce le proprie competenze ginnico-sportive all’idea originale del figlio. La fuga dal nemico, caratteristica delle situazioni belliche, è caratteristica anche della pratica del parkour. Per un’analogia con un gioco conosciuto, in questa attività si ritrovano gli elementi principali di guardie e ladri, con la differenza sostanziale che qui la figura della guardia è astratta, così come quella del ladro: nello spostamento ci si può infatti immaginare inseguitori o inseguiti. L’elemento portante non è il ruolo ma l’azione, il fuggire.
L’orgoglio dei traceurs
La lingua francese utilizza i termini “traceuses” e “traceurs” per definire chi pratica il parkour, termini che ben restituiscono il senso di un’attività che si prefigge l’intento di far dialogare artisticamente il corpo in movimento e lo spazio urbano. Originato dal senso di soffocamento che porta i giovani a trovare nuovi spazi naturali e creativi di movimento, il parkour è anche una forma di protesta contro la bruttezza di certe aree mal progettate: proprio da questo discorso di protesta nasce l’orgoglio dei traceurs che paragonano i loro movimenti a quelli delle scimmie. Sono molti i gruppi, anche in Italia, che utilizzano la parola Monkey per definirsi ed esprimere il desiderio di muoversi liberamente negli spazi urbani. Chi è veramente libero e chi in gabbia oggi? E se da un lato i traceurs rivendicano il giusto orgoglio di essere parte e promotori del cambiamento di aree di periferia mal progettate, dall’altro temono un’eccessiva spettacolarizzazione e commercializzazione del parkour, che ne svuoti il significato originario.
In bilico tra sicurezza e fantasia
Indubbiamente, anche in Italia negli ultimi tempi il parkour sta guadagnando popolarità mainstream, si sta trasformando in un fenomeno di tendenza che coinvolge i media e il marketing. Essendo un’ attività di spostamento ha bisogno dell’industria dell’immagine in movimento e gli artisti più famosi hanno oggi videomaker di fiducia abili a metter su Internet video fatti con montaggi efficaci.
Il rischio che deriva per i nostri adolescenti dal successo del parkour è che, nei tentativi di riprodurlo, si possano generare situazioni di pericolo. Per questo è importante far convogliare il loro desiderio di praticare parkour all’interno di palestre riconosciute e abilitate dove per prima cosa viene spiegato ai ragazzi che molti dei movimenti pazzeschi che si vedono nei video sono costruiti o spettacolarizzati con l’aiuto del computer e non vanno dunque emulati con leggerezza. La sicurezza prima di tutto e poi via libera alla fantasia!