Il Tar del Lazio ha emesso una sentenza in cui consente il panino da casa da consumare a scuola perché costituzionale e contesta i principi della sentenza della Cassazione che lo aveva vietato.
Si discute di nuovo sul panino da casa da consumare a scuola ed ecco rimessi sul tavolo diritti e doveri e tutti i principi che ruotano attorno al pasto da casa. L’autorefezione è un diritto costituzionale: questo è quanto stabilito dalla sentenza del Tar del Lazio che ha emesso una sentenza in cui consente il pasto da casa nelle scuole. Si tratta di un tribunale di grado inferiore che non fa giurisprudenza come la Cassazione, ma la nuova sentenza riaccende le polemiche.
L’educazione alimentare non c’entra
I giudici amministrativi contestano le motivazioni della Cassazione che si rifacevano all’educazione alimentare e alla socialità come principi per vietare il pasto da casa nelle scuole. Secondo la nuova sentenza non si tratta di una modalità che porterebbe per natura all’isolamento e alla consumazione solitaria del pasto. Anche il panino infatti va consumato nei locali scolastici durante il tempo dedicato alla mensa quale segmento del complessivo progetto educativo; anche se si nutrono di cibo diverso da chi usufruisce del servizio mensa. Il pasto da casa è dunque un diritto costituzionale (artt. 2 e 32 Cost.) e il servizio mensa -ha insistito il Tar- un servizio locale a domanda individuale, facoltativo per l’Ente Locale e per l’utente, che senza consentire il panino da casa diventerebbe invece obbligatorio.
Panino da casa: le misure per le scuole
Sono le famiglie le dirette responsabili dei pasti domestici, ma anche le scuole devono attenersi e prepararsi alle giuste misure di sicurezza. Secondo la sentenza del Tar del Lazio, “compete all’Amministrazione scolastica ed a quella comunale adottare le corrette procedure per gestire i rischi da interferenze”. Si tratta di corsi di formazione per insegnanti e operatori per evitare e ridurre al minimo il rischio di contaminazione.
Nessuna discriminazione
Si parla di cibo e di sicurezza alimentare, anche di affari ed economie forse; ma si parla soprattutto di diritti ed educativa che vanno oltre il servizio della mensa. “Questa sentenza afferma i principi che difendiamo da anni – ha commentato l’avvocato Giorgio Vecchione, in prima linea per il diritto di consumare il panino a scuola- richiamando la Convenzione dei diritti per il fanciullo: che deve essere tutelato da ogni forma di discriminazione”, che stia mangiando un panino o un piatto della mensa.