Come un uragano, una circolare si è abbattuta sulle vite dei genitori (e ha fatto esplodere le chat di classe): non si torna più a casa da scuola da soli. La circolare, diffusa dal Ministero dell’istruzione (Miur) è rivolta ai dirigenti scolastici e li invita a sorvegliare sugli alunni, fino a 14 anni, perché non tornino a casa da scuola da soli.
Per far uscire ragazze e ragazzi da scuola diventerebbe necessaria la presenza di un adulto responsabile. Nemmeno le delibere firmate dai genitori per esonerare i figli da questo obbligo pare possano avere validità. Insomma, ce n’è abbastanza per giustificare crisi familiari e notti insonni.
La preadolescenza: un esercizio di autonomia
È consuetudine della scuola primaria (ma non è legge) richiedere la presenza di un adulto all’uscita da scuola. Alle medie, però, i ragazzi sono liberi di uscire e tornare a casa da scuola da soli. Un gesto semplice di autonomia che sgrava i genitori dall’obbligo giornaliero, non solo oneroso ma anche controproducente, di “andarli a prendere”. Una piccola concessione all’autonomia che fa parte di un percorso di crescita fondamentale verso un’adolescenza piena e vitale.
Per quale motivo si vuole togliere questa piccola, ma preziosa, libertà?
Tutto è cominciato con una condanna, a maggio scorso, per un fatto avvenuto quindici anni fa. Il Ministero dell’istruzione, il preside e gli insegnanti di un istituto scolastico sono stati giudicati corresponsabili per la tragica morte di un ragazzo investito da uno scuolabus all’uscita da scuola. La sentenza della Corte di cassazione (numero 21593/17) ha evidenziato l’obbligo del personale scolastico di far salire e scendere dai mezzi di trasporto gli alunni (compresi quelli che frequentano le medie) “Tale attività di vigilanza – dice la sentenza – si protrae fino a quando gli alunni non vengono presi in consegna da altri soggetti e dunque sottoposti ad altra vigilanza”.
Dopo la condanna, il Ministero dell’istruzione ha emesso la circolare (22 settembre 2017) nel quale invita i dirigenti scolastici a programmare un aumento di vigilanza. La materia è complessa, oscilla tra il diritto civile e il diritto penale. Se la scuola adotta una linea di condotta rigida, i genitori che desiderano lasciare ai figli la libertà di uscire non possono opporsi.
I bambini hanno bisogno di autonomia
Ne abbiamo parlato con Paolo Mottana, professore ordinario di Filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano Bicocca e autore di numerosi testi pedagogici, tra cui “il Piccolo Manuale della Controeducazione” e “La Città Educante, manifesto per l’educazione diffusa”, quest’ultimo scritto insieme a Giuseppe Campagnoli. Mottana scrive anche un blog dissacrante, Controeducazione, nel quale si riflette su temi che scottano, soprattutto in campo adolescenza e preadolescenza.
È giusto che i ragazzi non possano percorrere da soli il tragitto casa-scuola prima dei 14 anni? “I bambini e i ragazzi hanno bisogno di andare e tornare da casa da soli – risponde Paolo Mottana -. Abbiamo creato un mondo inospitale, ma non per questo deve essere impossibile viverlo. Io per raggiungere la scuola, a partire dalla terza elementare, percorrevo piazza Firenze a Milano, con gli amici, ogni giorno. Bisogna creare le condizioni per muoversi in sicurezza d’accordo con le amministrazioni locali. Con l’educazione diffusa chiediamo che i ragazzi possano apprendere autonomamente fuori dalla scuola, un passo fondamentale per la costituzione di una cittadinanza attiva. Di cui tutti parlano, senza porne le basi.”
Come dovrebbero comportarsi i dirigenti rispetto alla circolare che gli dà maggiori responsabilità? “Non dovrebbero accoglierla se hanno a cuore la sorte dei ragazzi, ma i dirigenti sono anche un anello debole della catena, devono mettere la propria faccia davanti a un’opinione pubblica retrogada che si accanisce contro chi sbaglia. Siamo perciò tutti chiamati a rispondere a queste questioni e a organizzarci se non vogliamo una società di polli. Che i genitori creino un movimento compatto che faccia pressione sul Miur perché questa circolare venga ritirata”.