In occasione del 5 febbraio, riflettiamo su cosa possiamo fare per ridurre lo spreco alimentare in casa nostra
Il 5 febbraio si celebra la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Credo sia una delle piaghe peggiori dei nostri anni. Secondo la Fao si spreca un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo: il 33% cioè 1,3 milioni di tonnellate (sufficienti a sfamare più di 2 miliardi di persone) pari a 1 trilione di dollari (stime del portale Earth.org).
Ma non è tutto. Sempre secondo la Fao gli sprechi alimentari legati alla sola agricoltura sono responsabili della dispersione di circa 253 Km3 di acqua potabile (la capienza del lago di Garda è di 51 Km3). A questo si aggiunga l’energia necessaria alla produzione e al trasporto. Per produrre di più, poi, sono necessari più terreni (secondo il Wwf il 90% delle deforestazioni è causato dall’espansione dei terreni agricoli) e più chimica (fertilizzanti, pesticidi, …) che vengono dispersi nell’ambiente e che noi respiriamo e assumiamo. Ma non finisce qui.
Questa produzione di cibo che sprechiamo causa il 10% delle emissioni di gas serra (Fao) contribuendo ad aggravare la crisi climatica: «Se la perdita e lo spreco di cibo fossero un Paese – afferma Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’United Nations Environment Programme – sarebbe la terza maggiore fonte di emissioni di gas serra». C’è poi un’altra grande problematica: lo smaltimento. Ebbene sì, questo cibo mandato in discarica influisce sulla già delicata situazione della raccolta ed eliminazione della spazzatura. Smettiamola qui, lo scenario mi sembra già abbastanza catastrofico.
Cosa possiamo fare
Ma è tutta colpa nostra? No, ma in buona parte sì. Se è vero che una fetta del cibo viene perso durante la prima fase, e spesso (in particolar modo, nei Paese poveri) per mancanza di strutture per conservarlo, gran parte viene sprecato nella fase della distribuzione e nel nostro frigorifero. Non entro nel merito della perversione della grande distribuzione che deve avere tantissimi prodotti e banchi e scaffali (in particolare di frutta e verdura) sempre pieni a qualsiasi ora, ma mi soffermerei su quello che possiamo fare noi. Il nostro comportamento virtuoso, o semplicemente guidato dal buon senso, può contribuire in modo essenziale a colmare questo orrore etico e ambientale.
Uno yogurt scaduto, una testa di insalata che non sappiamo far risorgere, vasetti con uno strato di muffa, la farina con piccole e vivaci farfalline, le ultime due fette di prosciutto che fanno arricciare il pelo persino al gatto: tutto questo in Italia significa 35 kg (Osservatorio Waste Watcher) o 67 kg (Coldiretti) di cibo pro capite che annualmente buttiamo nella spazzatura.
Più ingredienti, meno cibi pronti
E non siamo i peggiori! Quindi? Quando andiamo a fare la spesa non corriamo con il carrello tra le corsie del supermercato alla ricerca spasmodica del 3×2 (di cui poi immancabilmente ne buttiamo via due) o simili, ma facciamo un’accurata lista della spesa in base a quello che ci serve veramente e a cosa pensiamo di consumare. Molti credono che fare la lista della spesa sia una cosa da fessacchiotti. Ma non è così, se ben fatta è un utile strumento per mantenere sotto controllo quello che acquistiamo. Cerchiamo di andare un po’ più spesso a fare la spesa.
Compriamo “più ingredienti che cibi pronti, o molto trasformati e lavorati, (ndr oltre a guadagnarci in salute) avremo la possibilità non solo di decidere fino in fondo che cosa mangeremo, ma anche di tenere in casa tutto il necessario per il nostro pasto molto più a lungo di quanto non terremmo il prodotto finito preparato dall’industria” (Il nostro spreco quotidiano – Slow Food). E se poi impariamo a cucinare anche gli avanzi il gioco è fatto.
Infine il tempio dello spreco: il frigorifero. Ogni cibo ha il suo posto: non mettiamo la spesa come capita. “Conoscendo meglio il frigorifero e tenendolo in ordine e pulito, infatti, diventa facile salvaguardare il cibo e allungarne la vita” (da Cucina svuotafrigo – Slow Food Editore in collaborazione con Cuki: 200 ricette, 60 prodotti e consigli per conservare al meglio il cibo). Tutti insieme impegniamoci sempre un po’ di più per fermare questa piaga: basta poco.
Valter Musso