non allattare
“Sembra debba essere la cosa più spontanea e naturale del mondo e se non ti riesce sei tu che non ti impegni abbastanza”, commenta la mamma di un bimbo di quasi due anni, che ha deciso subito dopo il parto di passare all’alimentazione artificiale. “Hanno cercato di farmi sentire in colpa tutti e in ogni modo, come se fossi io quella nell’errore o inadeguata”.
Perché non si allatta: il dolore
Ormai è riconosciuto a tutti i livelli: il latte materno fa bene alla mamma e al piccolo. Ci sono alcune mamme che comunque decidono di non allattare. E non per questo devono essere accusate o devono sentirsi “meno mamme”.
Perché le mamme smettono di allattare subito dopo il parto? Lo abbiamo chiesto a Nicoletta Boero, Consulente in allattamento materno IBCLC. “Ci sono neomamme che decidono di non allattare perché non sono sufficientemente informate o sostenute nel dopo parto. Allattare spesso può far male e sta agli operatori o alle consulenti accompagnare la mamma per prevenire questo dolore o aiutarla a superarlo”, prima che diventi un dolore senza ritorno.
L’esperienza di una mamma
“Dopo mezza giornata di tentativi – racconta una mamma – avevo i capezzoli doloranti e quel poco di latte che usciva era mischiato a sangue. Mettevo olio ma le ferite non avevano tempo di rimarginarsi. Mi faceva malissimo quando si attaccava e provavo un forte senso di disagio. Inoltre mio figlio è nato piccolo e continuava a perdere peso. Ho provato a usare il tiralatte ma senza successo. Così per essere dimessa e evitare questo strazio, ho deciso di prendere la pastiglia e farlo finalmente mangiare”.
Il retaggio del latte artificiale
“Le mamme di oggi vivono le loro scelte anche influenzate da una cultura che ha remato per anni contro l’allattamento”, continua Nicoletta Boero. Negli anni ’50 e ’70 la percentuale di bambini alimentati con latte artificiale ha superato di gran lunga quella dei bambini allattati al seno. Le mamme di oggi sono figlie o nipoti di donne che spesso non hanno allattato. Perchè si credeva che il latte artificiale facesse bene, meglio del latte di mamma. E perché rendeva le donne meno “schiave”. “Quando mi trovo davanti a una mamma che non vuole allattare o che dice di non riuscirci o di non volerci neanche provare, il mio primo pensiero non è il giudizio. Mi chiedo cosa abbiamo sbagliato noi nell’accompagnarla, soprattutto se la mamma non è stata tempestivamente aiutata a risolvere i problemi come il dolore e le ragadi, tra le cui cause c’è l’attacco inadeguato”, continua la consulente.
Scegliere con consapevolezza
“Fin dalla gravidanza, l’allattamento non mi ha mai convinta. Probabilmente avrei sopportato il dolore e avrei insistito se lo fossi stata. Ma se già prima avevo il dubbio, dopo aver provato ho capito immediatamente che non era cosa per me”. Le mamme che, anche se informate e assistite, scelgono in modo lucido e consapevole che l’allattamento non fa per loro, vanno lasciate libere nella loro scelta. Magari percepiscono come “eccessivo” quel contatto a cui non sono preparate. O trovano che essere sempre a disposizione le fa sentire troppo condizionate. “Queste mamme – continua Boero – andrebbero accompagnate fin dalla gravidanza in una scelta consapevole, assicurandosi che siano correttamente informate e offrendo loro un aiuto concreto ed efficace per risolvere eventuali problemi”.
“La pediatra del nido al momento delle dimissioni mi guardava quasi schifata. Il mio compagno mi ha sostenuto molto, ma tutti avevano da dire qualcosa. E’ successo anche al consultorio nelle settimane successive al parto. . Mi dicevano: ma ci potevi provare ancora, potevi venire qui, ci riescono tutti. E’ che io non volevo allattare, punto”.
Informare chi non allatta
Le mamme che non allattano possono stimolare la relazione e l’attaccamento con il neonato in modo alternativo. Con l’allattamento la relazione viene stimolata dal mix ormonale di ossitocina e prolattina. Chi non allatta può portare il bimbo in fascia, fare il massaggio neonatale, usare la voce o il co-sleeping. Tuttavia le mamme devono conoscere questi strumenti “alternativi” di contatto.
I genitori che alimentano i propri figli con latte artificiale hanno bisogno di informazioni e sostegno. Hanno bisogno che ci siano operatori esperti capaci di informarli sulla corretta ricostituzione del latte in polvere, sulla scelta dei latti artificiali, come somministrarlo al bambino in modo rispettoso dei suoi segnali di fame e sazietà, come organizzarsi in caso di viaggio o intolleranze.
Insomma, una volta appurata che la scelta del non allattamento è consapevole e lucida, la donna va sostenuta. E soprattutto rispettata. Sempre. “L’intervento va fatto a monte – conclude la consulente – in modo che più donne arrivino alla maternità motivate e consapevoli, libere di scegliere il proprio modo di essere madri.