“Io non c’ero e se c’ero dormivo” dovrebbe essere la regola d’oro dell’estate dei genitori: quella che garantisce una vacanza spensierata ai figli, fatta di tante avventure, giochi con i coetanei, ginocchia sbucciate. E invece no, il genitore di oggi, soprattutto italiano, è una presenza spesso ingombrante nella vita dei figli, specie d’estate, quando le ore di compresenza sono felicemente numerose.
C’è il genitore segugio, quello che non si stacca dal bambino neanche un secondo, che abbia 14 mesi o 12 anni: dal pedinarlo in spiaggia al fargli da ombra ai giardinetti. Funge da guardia del corpo in caso di scontro con altri bambini, da solerte dispenser di merendine ai primi morsi della fame, da attaccapanni in spiaggia e via di seguito. C’è il genitore competitivo, quello che ogni gara è mia, dal castello di sabbia più bello alle piste per biglie, al torneo di calcetto e quello di ping pong. Spesso sono più di un paio i genitori a partecipare a queste garette, snaturandole: i bimbi col tempo imparano a mollare i grandi ai loro giochi e organizzano gare parallele tutte per loro. C’è poi il genitore solerte, quello che è tutto una ramanzina, “ricordati che devi fare i compiti”, “non correre che sudi”, “quel gioco è pericoloso”, “dieci minuti in acqua ma poi devi andare a leggere un libro”.
E che gran noia! Se tutto l’inverno la libertà dei nostri figli è stata limitata da orari, regole e imposizioni, perché non lasciar loro campo libero nei mesi estivi, facendoli esplorare il mondo da soli, scoprire cose nuove, fare amicizia senza il costante monitoraggio di noi genitori? È vero che l’estate è la bella occasione di passare tempo insieme e ritrovare il piacere di stare tante ore appiccicati, ma questo non significa che si debba stare attaccati tutto il tempo, tutti i giorni. Qualità meglio di quantità, sempre. Prendiamo esempio dalla rilassatezza nordica: una passata di crema solare, un cappellino, un succo di frutta e byebye kids!