Non voglio andare a scuola! Quel rifiuto che prima poi arriva

da | 19 Apr, 2023 | Lifestyle

Motivi e strategie per affrontare insieme il rifiuto verso la scuola e quella crisi che, soprattutto in primavera, prima o poi arriva

Sembrava andare tutto liscio, l’inizio della scuola, il periodo di ambientamento, l’immersione totale in un nuovo ambiente, con nuove figure di riferimento e la presenza costante di coetanei. Ma quando arriva la primavera – per alcuni anche un po’ prima – sono tanti i bambini che si trovano ad affrontare un momento di crisi o il rifiuto di andare scuola.

Un evento che travolge tutta la famiglia, che mette a dura prova noi genitori, in questo periodo anche noi stanchi e bisognosi di una lunga vacanza. Una situazione che ci vede a volte costretti a uscire di casa con bimbi urlanti e senza scarpe o che ripetono all’infinito il mantra “non voglio andare a scuola!”.

Benché molti minimizzino questo disagio e lo considerino un passaggio del tutto normale, in realtà è un grande disagio per i piccoli e una fonte di stress, stanchezza e impotenza per i genitori, condita da tanto senso di colpa. SI può prevenire? O che cosa si può fare per stare vicino ai bambini in questo momento di difficoltà senza impazzire?

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Patrizia Creazzo, psicologa e psicoterapeuta a sostegno della genitorialità.

Soli contro il mondo

Per tutti i bambini l’inizio dell’esperienza scolastica (generalmente quella dell’infanzia) rappresenta la prima grande sfida di crescita relazionale.

“A scuola i bambini sono chiamati a misurarsi, da soli, con gli altri e con loro stessi, senza il loro punto di riferimento principale, ovvero i genitori”, spiega la dottoressa Creazzo. 

“Si tratta davvero di uno sforzo importante, se teniamo presente che sono esseri umani con pochissima esperienza di vita e quindi pochi strumenti per affrontarla. 

La scuola è un contesto relazionale complesso, dove  i bambini devono soddisfare nuove richieste e interfacciarsi con regole e routine diverse da quelle di casa. Per i bimbi si tratta di un vero e proprio lavoro che li tiene molto attivi e richiede sforzo, sia sul piano cognitivo che su quello emotivo. Questo è il punto di partenza da cui dobbiamo partire per mettere in atto qualsiasi approccio o soluzione del problema”.

Reazioni diverse, età diverse

Il rifiuto o la stanchezza non si manifestano per tutti allo stesso modo e bisogna anche fare una distinzione per fasce di età, perché motivazioni e reazioni cambiano a seconda del periodo evolutivo e del grado scolastico.

Se i più piccoli fanno più fatica a verbalizzare e reagiscono con pianti e opposizione nella fase di vestizione, i più grandicelli possono manifestare stati d’ansia o forte rabbia – non necessariamente al mattino durante il tragitto verso scuola -, così come nervosismo e disturbi del sonno. 

“Le cause sono molteplici: dalla stanchezza (che è la più facile da superare), alla relazione con un’insegnante, alle prime incomprensioni, esclusioni o delusioni nella relazione con i compagni, alla fatica di affrontare da soli le situazioni e le richieste tipiche del contesto scolastico.

Sono difficoltà che affrontano tutti, ma le reazioni variano a seconda della sensibilità del bambino o della bambina”.

Educare alla vita

Come possiamo aiutare i nostri figli ad affrontare un momento di difficoltà di questo genere? Inutile dire che, davanti a un disagio o un conflitto con il compagno o l’insegnante, vorremmo seguire l’istinto di proteggere il nostro bambino.

“La scuola è un ambiente di crescita in cui i bambini si formano affrontando le proprie emozioni, positive o più complesse. Il nostro obiettivo è quello di educare, nel senso di ‘accompagnare’ alla vita; insegnare loro che purtroppo non possiamo sottrarci da alcune situazioni ma che dobbiamo e possiamo imparare a gestirle. 

E per fare un buon lavoro, il punto di partenza è accogliere il punto di vista del bambino: validare le sue emozioni, ascoltare e far capire al bambino che non c’è nulla di sbagliato in ciò che sente. 

In secondo luogo vale la pena provare ad educare al problem solving, chiedendosi insiemeIn una situazione come questa, cosa possiamo fare? Hai litigato con il compagno e non avete fatto pace, chissà come ci sei rimasto male, come possiamo risolvere la situazione? Cosa potresti fare la prossima volta?’

Dobbiamo far capire loro che c’è sempre un modo per risolvere le situazioni, a volte anche con più alternative e che le emozioni arrivano, possono essere accolte, e poi passano”.

Dare una cornice positiva

Accompagnare, accogliere, dare prospettive: è il ruolo importante di noi genitori. 

Prendere tutto ciò che il bimbo ci porta a casa, dalla fatica di andare a scuola alla tristezza per ciò che accade, e accogliere ciò che sente. “Ai genitori propongo di provare a ridare una cornice positiva alla giornata appena trascorsa a scuola”, suggerisce Patrizia Creazzo.

“Hai litigato con la compagna, ma poi la rabbia è passata? Ci sono state delle attività che ti hanno aiutato a stare meglio? Un punto di vista diverso che aiuta i bambini a ridurre gli episodi spiacevoli come piccoli momenti in un contesto in cui tutti lavorano per farlo stare bene”. E’ importante che l’ambiente scolastico sia appunto descritto e vissuto come un posto sicuro in cui altri adulti possono svolgere un ruolo di figure di riferimento.

Il ruolo del genitore guida

In un mondo ideale si dovrebbe far stare i bambini a casa quando sono in crisi ma non sempre si può. Cosa può fare un genitore quando il proprio bimbo o bimba manifesta un disagio evidente nel frequentare la scuola? Sappiamo benissimo che indagare all’uscita da scuola con una serie di domande a raffica può portare a un’altrettanta serie di frustranti non risposte.

“Prima di tutto dobbiamo osservare i bambini, vedere come reagiscono rispetto a eventuali cambiamenti che possono verificarsi a volte anche all’interno della famiglia, e mettersi in ascolto rispetto a come vivono la giornata scolastica. 

‘Tirare fuori’ nei momenti di crisi non è facile, meglio farlo nei momenti di quiete. 

In un momento successivo al ritiro da scuola possiamo cercare di costruire un’oasi di tranquillità e ascolto: un momento felice e di relax permette di creare una narrazione intorno alla giornata appena conclusa, magari iniziando, noi per primi, a raccontare come abbiamo trascorso la nostra giornata”.

E la mattina, quando abbiamo fretta e le crisi di rifiuto verso la scuola si aggiungono a ritardi e imprevisti? 

“Anche cambiare la routine mattutina può essere utile: una colazione divertente, un rituale di risveglio, una canzone intonata mentre ci laviamo o ci vestiamo, sono piccoli suggerimenti che aiutano ad affrontare la giornata in modo diverso. 

Infine, un’attività utile da fare, al pomeriggio o alla sera, è la lettura condivisa: prediligiamo i libri in cui ci si può immedesimare con il protagonista, che svolge le nostre stesse attività quotidiane e prova le nostre stesse emozioni: la tristezza dopo un litigio, o la rabbia. Aiuta a normalizzare ciò che viviamo e ad accettarlo”.

E se l’ascolto, la buona volontà e le lettura non fossero sufficienti?

“Rivolgersi senza problemi a uno specialista è fondamentale quando i genitori sentono di non avere più risorse a disposizione e quando notano paure o atteggiamenti che non riescono a esplorare in nessuno modo. 

Infine, durante tutto il percorso, c’è un accorgimento ancora più importante: quello di cercare di evitare il più possibile incomprensioni nella coppia genitoriale, adottare strategie simili e agire nella stessa direzione, anche quando si hanno opinioni differenti”.

Consigli di letture

Per i piccolini che affrontano la prima esperienza alla scuola materna, “Non voglio andare a scuola” di Stephanie Blake è l’ultima avventura del coniglio Simone, che si rifiuta di andare a scuola nonostante mamma e papà cerchino di rassicurarlo.

Per i bimbi un pochino più grandi, “Non voglio andare a scuola!” di Alberto Pellai è un libro illustrato ma anche un manuale, per vincere le sfide evolutive e trovare un punto di incontro tra il pensiero del bambino e quello dell’adulto. 

Le mie Storie di Lupo. Amico Lupo”, edizioni Gribaudo, sono storie per condividere le proprie esperienze ed esprimere le proprie emozioni, immaginare e  amare la lettura.

E per i bambini della scuola primaria invece, il breve romanzo di Eleonora Fornasari “Non mi piace andare a scuola” affronta, attraverso la storia di Filippo, grandi temi come il futuro e l’amicizia. 

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