È una gita bella, quella che porta al rifugio Duca degli Abruzzi: vale la pena svegliarsi presto, un sabato mattina o un altro giorno d’estate, e mettersi in auto alla volta di Cervinia e, da lì, a 2000 metri, sentirsi felici ai piedi del Monte Cervino che, con i suoi 4.478 metri di roccia, è la terza montagna più alta dell’intera catena alpina, dopo il Monte Bianco e il Monte Rosa. A differenza di questi due fratelli più alti, le cui punte si alzano di poche decine di metri sopra altre cime della stessa catena come a mitigare la propria altitudine, il Cervino conquista la vetta in solitaria, stagliandosi come una grossa piramide di roccia i cui lati si dividono tra Svizzera e Italia e mostra così tutta la sua imponenza in un modo che resta impresso nella memoria e nell’immaginario. Salendo in auto, subito dopo il paese di Antey Saint Andrè, eccolo comparire, di sbieco, immenso e magnetico, con la cima spesso innevata anche d’estate e un’aria maestosa e magica al tempo stesso. Se si ha la possibilità di trascorrere due giorni a Cervinia, un buon itinerario, una volta lasciata l’auto nel parcheggio alle porte del paese, vicino al campo da golf, e dopo un dolcino alla meravigliosa pasticceria Sweet Side Matterhorn, è quella di salire al rifugio Duca degli Abruzzi, detto anche rifugio Oriondè. Gli itinerari possibili sono due: salite con il sentiero numero 13 che da dietro i campi da tennis del paese (vicini al parcheggio) si inerpica in larghi tornanti per due ore e trenta minuti di cammino. Oppure prendete l’ovovia fino a Plain Maison e poi percorrete la traversata in quota con alcuni saliscendi, di circa un’ora e mezza fino al rifugio. Noi abbiamo optato per la prima opzione e imboccato il sentiero 13.
L’emozione dell’avventura
La prima parte del sentiero numero 13 permette di arrivare, in una ventina di minuti, alla Chiesetta dedicata agli Alpini caduti durante la seconda guerra mondiale e, subito dopo, a una bellissima baita, bar ristorante, il Royaume du Cervin, dove si deve resistere al richiamo delle sdraio, della musica piacevole e delle buone torte, se si vuole proseguire fino al rifugio Oriondè. Continuando, dunque, e magari permettendo ai bambini di spezzare la metodica salita a larghi tornanti con fulminee scorciatoie che tagliano le curve, si arriva alla prima meraviglia: una splendida cascata, circondata da fiori di montagna dai colori intensi per attirare gli insetti e spesso dai fischi delle marmotte. Oltre la cascata e il ponticello di legno il cammino prosegue fino al rifugio, che rappresenta la porta d’ingresso per coloro che vogliono scalare il Cervino fino a raggiungerne la vetta italiana. L’ascesa del monte è destinata ad alpinisti esperti e accompagnati da guide alpine, ma al rifugio, dove spesso fanno tappa gli scalatori prima di iniziare la salita, si può respirare, nei racconti e negli sguardi, nelle lucide attrezzature tecniche dai bei colori vivaci, lo spirito e l’emozione dell’avventura, appena vissuta o in procinto di esserlo. Il rifugio, che all’esterno appare austero, dello stesso colore della montagna, all’interno è accogliente, ristrutturato con gusto e con alcune opere d’arte alle pareti. Polenta, salsiccia, pasta, spezzatini, salumi e formaggi ma anche buonissimi dolci accolgono e rifocillano dalla faticosa salita. Il rifugio ha otto camere (per questo motivo è fondamentale prenotare), due quadruple, cinque doppie e una matrimoniale, e il costo della mezza pensione è di 70 euro, con un 20% di sconto per i bambini sotto i 12 anni.
Stambecchi all’imbrunire
Restare a dormire al rifugio, la sera, è un’emozione bellissima: è come trovare una famiglia più grande, calorosa, che avvolge chi c’è in un abbraccio, protetti dal nonno Cervino. Inoltre, restando fino all’imbrunire, è più probabile vedersi avvicinare, a una distanza osservabile anche a occhio nudo, gli stambecchi. Infine, se la notte è serena, il rifugio è visitato di un milione di stelle che sembrano molto vicine: sarà perché ci si trova a 2802 metri di altezza?
La mattina seguente, si possono scegliere due vie di ritorno: o proseguire nella traversata verso Plain Maison, passando dal laghetto accanto al rifugio e proseguendo per pietraie (ma su sentieri sempre segnalati) fino all’ovovia, che volendo si può prendere per tornare in paese. Oppure, dando le spalle al rifugio e al Cervino, prendere il sentiero 65, a destra, e proseguire fino a poco prima dei paravalanghe. Questa seconda opzione permette di costeggiare alcune piccole pozze d’acqua, microlaghetti, dove si trovano un’infinità di girini e rane, per la gioia dei bambini. Suggeriamo di scendere in paese prima dei paravalanghe, perché poi il sentiero si fa più impervio e difficile. Il percorso, almeno fino ai laghetti, è davvero a portata di tutti, con scarponcini da montagna, cappellino, occhiali da sole, k-way, acqua e crema da sole, ovviamente. E un piumino caldo per perdersi, la notte, tra le stelle. Per informazioni e prenotazioni: www.rifugiorionde.it.